Aspiranti professionisti, con le liberalizzazioni si riduce la durata del praticantato. Ma scompare l'equo compenso

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 01 Feb 2012 in Notizie

Di nuovo i tirocini entrano nel raggio d'azione del governo. Stavolta però, a differenza dello scorso agosto, si tratta solo dei tirocini previsti per l'accesso alle professioni regolamentate: quelli che nel linguaggio comune quasi sempre  si definiscono "praticantati".
stageSono circa 150 le professioni regolamentate: l'elenco è lungo, dalla «A» di accompagnatore turistico alla «V» di veterinario passando non solo per i classici avvocati e commercialisti, giornalisti e notai, ingegneri e geometri, architetti e farmacisti, medici e infermieri, ma anche a sorpresa per controllori del traffico aereo, estetiste, maestri di sci e di snowboard, paesaggisti e restauratori, podologi e fisioterapisti - l'elenco completo è allegato alla direttiva 2005/36/CE recepita con il decreto legislativo 206/2007.
Il decreto sulle liberalizzazioni voluto dal premier Monti e dal ministro Passera ha introdotto un tetto alla durata dei tirocini che talvolta sono richiesti per poter accedere all'esame di stato o alle altre procedure di iscrizione ad albi e registri: d'ora in poi potranno durare al massimo 18 mesi. Una bella notizia sopratutto per le migliaia di aspiranti avvocati, per i quali finora la pratica forense è durata 24 mesi, e ancor di più per gli aspiranti commercialisti, per i quali il percorso oggi è addirittura di 36 mesi. Inoltre nel decreto é previsto che la pratica possa essere cominciata già durante l'università, con un ulteriore risparmio di tempo. In questo modo i giovani potranno finire il percorso formativo più velocemente, accedere all'esame di Stato (o alle altre procedure di accesso alla professione), e dunque - si spera - entrare prima nel mondo del lavoro.
stageTutti contenti allora? Non proprio. Leggendo con attenzione il testo definitivo del decreto sulle liberalizzazioni, ai giovani della Cgil è saltato all'occhio un dettaglio. O meglio, una mancanza. «È misteriosamente scomparsa quella  norma, che era stata peraltro introdotta solo  recentissimamente, che prevedeva l'equo compenso per i praticanti» dice Ilaria Lani [nella foto], 33 anni, responsabile del dipartimento politiche giovanili della Cgil nazionale. Senza nascondere la delusione e la preoccupazione: «Per una cosa buona che il governo ha fatto, la riduzione delle durate dei tirocini professionali, eccone una pessima».
In realtà il riferimento all'equo compenso, introdotto nell'ultima manovra anticrisi del governo Berlusconi - quella di Ferragosto - all'articolo 3, era poco più di un suggerimento: la somma da erogare infatti non era in alcun modo quantificata, e pertanto la frase
«Al tirocinante dovrà essere corrisposto un equo compenso di natura indennitaria, commisurato al suo concreto apporto» rimaneva un'indicazione vaga e ben poco prescrittiva. Ma era comunque molto importante che un testo di legge, per la prima volta, ne avesse sancito l'obbligatorietà: «L'equo compenso torna ad essere un optional» denuncia la Lani: in effetti, benché previsto addirittura esplicitamente in alcuni codici deontologici - come quello degli avvocati e quello dei commercialisti - l'emolumento a favore dei praticanti troppo spesso è un dovere "dimenticato" dai professionisti, che si trincerano dietro l'ipocrisia del ma-guarda-quanto-ti-insegno. «Anche se in un percorso di formazione, i praticanti apportano un contributo in termini di lavoro che deve essere loro riconosciuto» chiude la sindacalista: «L'accesso dei giovani alle professioni non può trasformarsi in sfruttamento e assenza di diritti». Che la soppressione del riferimento all'equo compenso sia un contentino agli Ordini professionali,  dopo la mazzata (dal punto di vista dei professionisti senior) dell'accorciamento del periodo di formazione?  La Cgil promette che battaglierà per far reintrodurre la norma nel corso dell'iter parlamentare.

Eleonora Voltolina

Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:
- Sulla gravità della violazione del codice deontologico forense da parte degli enti pubblici
- Il neopresidente del consiglio Mario Monti in Senato: «Risolvere il problema dei giovani è il fine di questo governo»
- Praticanti Inps non pagati, il caso sollevato dalla Repubblica degli Stagisti diventa un'interrogazione parlamentare
- Pasquale Carrozzo, animatore del blog dei praticanti commercialisti: «Per evitare lo sfruttamento servono più controlli»

E anche:
- Anche gli stage finiscono nella manovra del Governo: da oggi solo per neodiplomati e neolaureati, e per un massimo di sei mesi

- «Stagisti sfruttati, ribellatevi: anche il sindacato sarà al vostro fianco»: la promessa di Ilaria Lani, responsabile Politiche giovanili della Cgil

Community