Master post-laurea, un giro d'affari da 100 milioni di euro. E se la "bolla" stesse per sgonfiarsi?

Ilaria Costantini

Ilaria Costantini

Scritto il 28 Mag 2012 in Approfondimenti

In tempi di recessione, si sa, le opportunità di lavoro si fanno più rare: anche per chi ha titoli di studio elevati. In attesa del fatidico colloquio, quale momento migliore per iscriversi allora ad un master post laurea? stage lavoroGli interessati hanno soltanto l'imbarazzo della scelta tra le centinaia di corsi attivati da università, enti e società di formazione pubblici e privati. Che sotto la voce "master" immettono ogni giorno sul mercato prodotti tra loro molto diversi: dai prestigiosi e costosissimi Mba (master of business administration), ai pacchetti di poche ore svolti per via telematica. Completamente lasciato alle leggi della domanda e dell'offerta, il mercato italiano del post laurea ha così generato non poche storture. Basti pensare alle decine di proposte rintracciabili in ambito giornalistico, settore che - nonostante le note difficoltà di assorbimento - continua ad esercitare un forte appeal sugli utenti.
Nessuno è in grado di quantificare con certezza il numero complessivo di offerte oggi in circolazione, ma per avere un'idea basti pensare che per l'anno accademico 2011-2012 il consorzio Almalaurea riporta sul proprio sito ben 965 offerte, tra master di primo e di secondo livello. E si parla solo di quelli organizzati dalle università. Sempre da questa banca dati si apprende che tra i laureati del 2010 - intervistati ad un anno dal conseguimento del titolo - il 7,9% aveva frequentato o stava frequentando un master. Considerato che nello stesso anno i neodottori sono stati in totale 185.700, se ne deduce che prendendo in considerazione esclusivamente l'utenza universitaria in quell'anno ci sono stati oltre 14.600 "masterizzati". Senza contare i frequentanti dei corsi di formazione professionale (5,7%) e quelli delle scuole di specializzazione (3,9%).
stage lavoroConsiderata nel suo complesso, la formazione post laurea ha coinvolto nel 2010 quasi il 42% dei neodottori (inclusi tirocinanti, stagisti e borsisti). Una percentuale altissima, che aiuta a spiegare il motivo per cui l'età di ingresso nel mondo del lavoro dei giovani italiani è sensibilmente più elevata rispetto a quella di molti colleghi europei.
Restando al solo settore dei master, in una delle pochissime indagini disponibili sull'argomento il
Censis aveva calcolato per il 2008 una spesa media di 5.800 euro per frequentante. Soltanto i neolaureati del 2010 che hanno scelto un master universitario avrebbero così generato un giro d'affari superiore a 85 milioni di euro. Ma non mancano stime decisamente superiori:  in un'indagine svolta per il Sole 24 Ore  lo scorso settembre, Andrea Curiat censiva in tutto circa 2mila master attivati da università pubbliche, private e telematiche, per un costo medio nel frattempo lievitato a 9.600 euro. Impossibile calcolare poi il business dei privati che operano nel settore: i maggiori siti specializzati riportano un numero complessivo di offerte (universitarie ed extrauniveristarie) che si aggira intorno alle 2.500.
In termini di occupabilità, l'efficacia di ciascuna di queste proposte dipende molto dall'impegno e dalla serietà con cui i soggetti erogatori - ma anche fruitori - approcciano il percorso; e ovviamente da fattori congiunturali, legati alle esigenze del mercato o di un determinato settore produttivo. Ma il fatto che un numero così elevato di giovani freschi di laurea avverta immediatamente la necessità di una formazione aggiuntiva desta obiettivamente qualche perplessità sul funzionamento generale del sistema italiano. Dove anziché uno stimolo e un'opportunità di crescita professionale, la formazione post finisce in troppi casi per configurarsi come un eterno (e costoso) limbo. Nel capitolo dedicato ai master di Se potessi avere mille euro al mese l'autrice Eleonora Voltolina paragona il fenomeno a quello tipico della "bolla economica": ad un mercato che per anni si espande cioè a dismisura oltre i bisogni reali degli attori coinvolti, facendo lievitare i prezzi ben al di là del valore del bene commercializzato: «Non è irragionevole ipotizzare che una delle prossime bolle a scoppiare sia proprio quella della formazione post».
stage lavoro
Dopo anni di crescita impetuosa - che ha toccato il picco tra il 2004 e il 2006 - negli ultimi tempi anche il fiorente mercato del post laurea sembra in effetti lanciare alcuni segnali di rallentamento. «Dal nostro osservatorio rileviamo una crisi abbastanza evidente della domanda. Diversi corsi non riescono a raggiungere il numero minimo di iscritti, e tra questi anche esperienze che seguivamo da anni» rivela Roberto Ciampicacigli [nella foto], direttore di Censis Servizi, che per l'istituto di studi economici e sociali si occupa da oltre dieci anni di alta formazione collaborando tra l'altro alla redazione di Lavoro e Master, una delle guide di riferimento per il settore. Complice la minore disponibilità di spesa delle famiglie, sembra dunque che i laureati italiani stiano diventando più selettivi nella scelta del master. Il vero problema è che gli strumenti a disposizione per orientarsi in questo mare di offerte restano ancora pochi, anzi pochissimi. Tra questi, dallo scorso giugno, c'è il portale Censis Guida, un buon punto di riferimento per chi voglia capire più a fondo le caratteristiche di un corso o confrontare due o più opzioni apparentemente simili. «I corsi vengono presentati a partire da 12 indicatori, quali i requisiti di ammissione, il tipo di impegno richiesto, ma anche le ore di stage, il livello di internazionalizzazione e i servizi di placement offerti agli studenti», spiega il direttore di Censis Servizi. Che alla fatidica domanda su come vengono selezionati i corsi presenti sul portale sottolinea tuttavia che «non viene fatta una vera e propria selezione (sinora sono stati esclusi solo due corsi ndr). Ma la scheda che noi chiediamo di compilare è abbastanza complessa», tanto da introdurre già un primo sbarramento per le organizzazioni meno serie.
L'unico ente il grado di certificare oggi la qualità di un master è al momento l'Asfor (associazione italiana per la formazione manageriale), attivo però nell'ambito del solo management aziendale. I 33 corsi certificati Asfor vengono sottoposti infatti ad un processo di accreditamento che offre all'utente precise garanzie,  in termini
tanto formativi quanto di chance occupazionali successive. Accreditarsi ha ovviamente un costo - variabile dai 5 ai 7mila euro annuali - che non tutte le organizzazioni possono permettersi di sostenere. Ma certo stupisce che iniziative simili non siano state finora imitate per altri settori professionali ad alto tasso di master.

Ilaria Costantini


Per saperne di più su questo argomento:
- Giornalisti a tutti i costi, il business dei mille corsi
- Università come agenzie per il lavoro a costo zero: una deriva da scongiurare
- Università, i corsi iper-professionalizzanti non sempre pagano

Community