Tra giornalismo ed economia, Francesca quadra il cerchio nel marketing Ferrero

Annalisa Di Palo

Annalisa Di Palo

Scritto il 15 Mar 2015 in Storie

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito all'RdS network. Di seguito quella di Francesca Bernardini, oggi assunta con contratto di apprendistato nel marketing Ferrero, a Pino Torinese. 

Ho 26 anni e sono toscana, come tutti notano non appena sentono
il mio accento: sono arrivata a Torino per lavoro quasi due anni e mezzo fa, da una città di mare, Viareggio. Fin da piccola mi ha sempre contraddistinto una grande autonomia e voglia di indipendenza, che mi ha spinto a cercare mille interessi e cose da fare. La prova più concreta di questa indole ha trovato espressione nel giornalismo, mia prima e grande passione.

Interessata ad approcciarmi al settore, terminata la maturità al liceo classico – un percorso sperimentale con potenziamento delle materie scientifiche - nell’estate 2007 mi sono presentata alla redazione locale del quotidiano La Nazione, chiedendo di poter andare lì per imparare. Ho cominciato così a collaborare con la testata, seguendo la cronaca locale e ottenendo dopo pochi mesi un contratto di collaborazione che mi ha poi portato nel giro di due anni a prendere il tesserino di giornalista pubblicista. Ero di fatto una freelance precarissima con partita iva, pagata ad articolo e in base alla lunghezza.

Nello stesso periodo ho cominciato l’università: mi sono iscritta a Economia e commercio all’università di Pisa, in modo da avere – come tutti più o meno ironicamente mi consigliavano – una sorta di piano B: insomma, ho messo in valigia un mix di conoscenze e competenze che, col senno di poi, credo mi sia servita. In parallelo, sempre decisa a essere quanto più possibile indipendente, affiancavo all’università e al giornalismo anche piccoli lavoretti occasionali, come ripetizioni, hostess e cameriera a chiamata.

Nella primavera 2010 ho aggiunto al curriculum una prima esperienza di stage: non sapevo bene cosa fare dopo la laurea triennale, che sarebbe arrivata di lì a poco, e per essere sicura della scelta che mi solleticava, cioè la specializzazione in marketing, avevo mandato diversi cv in zona chiedendo di poter fare uno stage formativo, anche gratuito, in quell’ambito. Sono quindi approdata in una giovane società di comunicazione, Stops, dove per un paio di mesi mi sono occupata dell’organizzazione di un evento dedicato agli amanti di surf e skate, ricevendo anche a fine stage -
considerando però che non era un’attività a tempo pieno - un compenso complessivo di circa 600 euro.

Poco dopo, a ottobre 2010, è arrivata la laurea e l’iscrizione al corso magistrale in Marketing e ricerche di mercato sempre a Pisa. Pur continuando le mie attività collaterali, mi sono appassionata sempre più alla materia, e soprattutto alla prospettiva del lavoro che avrei potuto fare dopo. Sapevo che per cercare invece un futuro nel giornalismo avrei dovuto trasferirmi a Milano o Roma, ma avevo ancora l’università da finire: mi sono quindi concentrata al massimo su questa, e poi le cose hanno preso una piega diversa.

All’ultimo tuffo, ho deciso di fare domanda per il bando Erasmus, ed ho vinto la borsa per Parigi. A gennaio 2012, ultimo semestre della specialistica, mi sono quindi allontanata per la prima volta da casa ed ho vissuto un’avventura incredibile e bellissima, in cui ho imparato davvero cosa significa cavarsela da soli. Sicuramente senza il sostegno economico dei miei genitori non sarei potuta andare, perché la borsa copriva ben poco dell’elevato costo della vita parigina, ma ho cercato di dare il mio contributo sfruttando a pieno l’occasione formativa e lavorando saltuariamente come baby sitter, ricevendo veramente tanto – a livello umano e culturale – dai bimbi di cui mi sono occupata.

Festeggiato l’ultimo esame universitario con baguette e vin rouge, ho ricominciato a mandare in giro il cv, presa dall’entusiasmo, per trovare uno stage sul quale fare la tesi di laurea magistrale. Ho cercato anche annunci su Repubblica degli Stagisti, e proprio grazie ad una candidatura inviata tramite questo sito mi hanno convocato quasi subito da Ferrero per i primi test di ragionamento scritto, logico e matematico, e poi per un colloquio individuale: con il TGV ho fatto andata e ritorno due volte da Parigi a Torino! Era giugno, e non ho più avuto notizie dall’azienda praticamente per tutto il periodo estivo, però poi a inizio settembre mi hanno richiamato, dicendo che le selezioni erano andate bene e che cercavano uno stagista curriculare per la funzione New Media, quella che si occupa della presenza online di tutte le marche dell’azienda.

Per me, un sogno: potevo unire il marketing alla passione per la comunicazione. Lo stage, di tre mesi, prevedeva un rimborso di 250 euro mensili, più alloggio, mensa e palestra gratuite. Al termine di questi tre mesi e raccolto anche il materiale per la tesi, sono tornata a casa - era la vigilia di Natale 2012 - senza sapere cosa avrei fatto di lì a breve: se dedicarmi solo alla stesura della tesi, se cercare lavoro a Parigi, di cui mi ero innamorata, se provare in altre realtà aziendali…

Invece, il feedback positivo del mio tutor aveva sortito il suo effetto, e sono stata convocata di nuovo in Ferrero per un altro colloquio. Si trattava sempre di uno stage, ma questa volta semestrale e finalizzato all’assunzione, all’interno della divisione che si occupa di testare sul punto vendita i nuovi prodotti, in modo da valutarne il potenziale per futuri lanci industriali. Avrei pressoché messo da parte il mondo della comunicazione a vantaggio di un’esperienza più in linea con i miei studi. Mille euro netti di rimborso spese, palestra gratuita e residence per le prime tre settimane - il tempo di trovare una casa in affitto - completavano l’offerta.  

A febbraio 2013
ho cominciato quindi l’ultimo stage della mia vita, che a settembre dello stesso anno si è trasformato in un contratto di apprendistato triennale, con una Ral di 29mila euro annui, suddivisi in 14 mensilità. Dopo essermi occupata per breve tempo di progetti sperimentali per le praline e i pastigliaggi, da ormai più di un anno e mezzo seguo le sperimentazioni Kinder: il nostro compito è quello di accogliere i nuovi prodotti che si affacciano sul mercato, studiandone il contesto di riferimento ed escogitando i necessari test su punto vendita, così da misurarne le performance. In sostanza, siamo una piccola azienda nell’azienda, in quanto gestiamo a 360° i prodotti e progetti che ci vengono affidati: dalle analisi di mercato e della concorrenza, alla definizione dei criteri di scelta dei panel test, dai rapporti con la forza vendita e i fornitori, al monitoraggio dei dati di sell-in e sell-out.

La sede di lavoro è a Pino Torinese, fuori Torino, e i benefit non mancano: con un’offerta che va dalla palestra interna gratuita alla mensa, passando per assicurazione sanitaria e convenzioni esterne, credo che Ferrero sia davvero un’azienda illuminata e che tiene alle sue risorse. Per non parlare dell’esperienza formativa che offre a chi lavora in un contesto di simili dimensioni. Dopo un primo periodo in cui ho abitato in centro a Torino, mi sono trasferita poco più di un anno fa con il mio ragazzo in un posto più tranquillo e comodo per andare a lavoro: il fatto di lavorare entrambi ci permette di mantenerci da soli, di avere tutto sommato un buon tenore di vita, e di fare anche qualche sogno ad occhi aperti e progetti per il futuro. Naturalmente sento la mancanza della mia famiglia, degli amici e del mare; ma so che per me questa è stata la scelta giusta.

Il momento è difficile, ma sono convinta che intraprendenza, determinazione e disponibilità sono le doti fondamentali per riuscire ad ottenere qualcosa di buono nel mondo del lavoro. Mettiamoci in gioco, dobbiamo avere il coraggio di accettare le sfide e di fare qualche sacrificio. Dalla loro, anche le aziende possono fare molto: iniziative come quelle dell'RdS network sono ormai indispensabili eppure ancora poco diffuse. È importante invece che le imprese qualifichino il lavoro svolto da studenti e giovani laureati, dando loro un po’ di fiducia verso il futuro. Nessuno lavora volentieri gratis, e nemmeno se non ha speranze di rimanere nell’azienda per la quale si sta impegnando.

Testimonianza raccolta da Annalisa Di Palo

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