Voglia di diventare grande: e Marco lascia l'università per uno stage col Bollino

Annalisa Di Palo

Annalisa Di Palo

Scritto il 27 Ott 2013 in Storie

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Marco Ciacchini, 27 anni, assunto a tempo inderminato in Everis a Milano        

Vengo da Fornacette, una frazione di un comune pisano; una volta diplomato a pieni voti all'istituto tecnico, nel 2005 mi sono iscritto ad
Ingegneria delle telecomunicazioni all'università di Pisa e, influenzato da una miriade di interessi - innanzitutto la passione per auto e moto d'epoca, ereditata da mio padre, e poi quella per i viaggi - sono andato un po' a rilento: ho terminato la triennale nel 2010, proseguendo poi con la magistrale. Anni corredati peraltro anche da vari lavoretti per tirare su un gruzzoletto a fine mese, dalle ripetizioni alla compravendita di pezzi di auto e moto d'epoca.
Seguiti tutti i corsi della magistrale e dopo aver sostenuto la metà degli esami necessari a ottenere la laurea, un colpo di testa mi ha fatto iniziare a mandare curricula qua e là, ma sempre in Toscana, per sondare le possibilità lavorative nella mia regione. A 25 anni, trovare lavoro e acquisire dipendenza era diventato un pallino e il completamento del corso di laurea è passato in secondo piano, rimanendoci. Dopo alcuni colloqui andati a vuoto, ho iniziato a ricevere chiamate con prefisso 02: il mio curriculum, caricato su un sito specializzato in job search, iniziava a essere visionato da alcune società di consulenza milanesi. E il telefono squillava. Pur non volendo spostarmi dalla Toscana, alla fine l'idea del trasferimento nella capitale del lavoro ha acquisito forma, e anche un nome: Everis, una società giovane e vivace che mi ha fatto sentire a casa fin dal primo giorno delle selezioni.
Ci sono state diverse tappe: una pro
va di gruppo - un caso aziendale da discutere - una prova di inglese e colloquio individuale; poi altri colloqui individuali e tecnici, fino alla scelta finale, che è ricaduta su di me e su un altra ragazza, a partire da una decina di candidati. Dal primo contatto all'inserimento in team sono passati circa venti giorni. Mi sono trasferito a Milano - ricordo la data esatta - il 17 marzo dell'anno scorso e dopo due giorni ho iniziato la mia avventura in Everis: uno stage di sei mesi rimborsato 730 euro netti e venti buoni pasto da a 5,30 al mese. Con i tempi che correvano e corrono tutt'ora, un'opportunità da non lasciarsi sfuggire. Certo, non essendo di Milano buona parte del rimborso andava via in affitto - bisogna mettere in conto almeno 400 euro al mese - nonché in viaggi Intercity da e per la Toscana.
Dal primo giorno di stage ho collaborato ad un progetto di consulenza IT per la gestione della parte CRM e di una porzione infrastrutturale di una piattaforma televisiva, acquisendo giorno dopo giorno maggiori conoscenze e competenze: una scuola pratica
per entrare a pieno nel giro, senza che per questo mi fossero affidati compiti irrilevanti solo perché ero stagista. Alla fine dello stage mi è stato proposto subito un tempo indeterminato del terzo livello del ccn del commercio, retribuito con circa 1600euro lordi mensili e buoni pasto da 8.50 euro e sempre all'interno del settore IT. Proposta accettata con gioia naturalmente. La qualità del lavoro e della vita aziendale, anche facendo paragoni con amici che hanno occupazioni uguali o simili, è molto alta: si sta bene, non ci sono rigidi formalismi, l’atmosfera è quasi sempre piacevole e rilassata. E con i tanti progetti avviati dall'azienda, si ha modo di vagliare alternative eterogenee, e di capire quale settore può piacere e quale no.
Al momento sinceramente non so se questa è la carriera giusta per me: ci sono sono così tante sfaccettature e stimoli che mi circondano che il dubbio bussa sempre alla porta, ma mi sento molto fortunato ad avere un lavoro come questo. Per il momento non mi pento di non aver terminato la specialistica: sono ariuscito ad arrivare dove sono già con una buona triennale e l'elasticità mentale che l'università non ti può insegnare. Il settore e il progetto nel quale sono inserito sono di per sè attraenti e il rapporto con i colleghi è ottimo, quindi per il momento direi che va più che bene così. Con uno stipendio pieno riesco a mantenermi autonomamente e vivo in affitto con un mio amico, delle mie parti, trasferitosi anche lui per lavoro. Dire che sono soddisfatto del mio tenore di vita forse è eccessivo, ma sono ciò che più mi gratifica è riuscire a fare tutto con le mie forze, senza chiedere supporto alla mia famiglia. A seconda dei mesi, riesco anche a mettere qualcosa da parte.  Insomma, a 26 anni mi sento grande.

Testimonianza raccolta da Annalisa Di Palo

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