La proposta della Repubblica degli Stagisti al ministro Sacconi: imporre a chi sfrutta gli stagisti di fare un contratto di apprendistato

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 18 Dic 2009 in Editoriali

La situazione che emerge dalla nostra inchiesta è grave e non va presa sottogamba. Sopratutto in questo periodo di crisi, il rischio che le aziende meno corrette facciano ricorso agli stagisti per rimpiazzare personale "vero", ed evitare così di pagare stipendi e contributi, appare ben verosimile e concreto.
C'è bisogno di una stretta decisa nella tutela degli stagisti e nella vigilanza sull'utilizzo di questo strumento. Troppo spesso nella cosiddetta "formazione on the job", cioè lo stage, la parte di "formazione" si perde per strada e resta solo la parte di "job": con evidenti e ingiusti vantaggi per chi formalmente ospita uno stagista, e invece in pratica dispone di un dipendente in più.  La Repubblica degli Stagisti avanza una proposta al ministro del Lavoro Maurizio Sacconi [nella foto qui a fianco]: emettere un provvedimento che preveda che ogni irregolarità rispetto agli stage sia sanzionata con l'obbligo per l'azienda ospitante di assumere lo stagista - o gli stagisti - con un contratto di apprendistato.
Se infatti, come ha affermato in una circolare uno dei predecessori di Sacconi - l'attuale ministro dell'Interno Roberto Maroni - l'apprendistato andrebbe considerato l’unico «strumento idoneo a costruire un reale percorso di alternanza tra formazione e lavoro», allora la sanzione più equilibrata e giusta per chi abusa dello strumento dello stage è proprio quella di far inquadrare i falsi stagisti come veri apprendisti.In particolare, sarebbe fondamentale prevedere espressamente questa sanzione per i quattro tipi di irregolarità più frequenti nell'utilizzo dello strumento dello stage: impiegare gli stagisti alla stregua di lavoratori dipendenti; prenderne un numero superiore al lecito; far durare gli stage più a lungo del consentito; "tradire" il progetto formativo, facendo svolgere al tirocinante mansioni completamente diverse da quelle concordate. (Poichè l'apprendistato vale solo per chi ha meno di 29 anni, per tutti gli over 30 la sanzione potrebbe essere trasformata in quella di assumere l'ex stagista con un contratto di inserimento, che ha vincoli meno rigidi per quanto riguarda i soggetti che possono usufruirne).
Un provvedimento del genere avrebbe certamente un effetto positivo sul lavoro di tutte quelle DPL che lavorano anche per smascherare gli stage farlocchi, dando agli ispettori un'indicazione chiara e univoca su come comportarsi quando riscontrano irregolarità e abusi. D'altro canto, la misura non sarebbe nemmeno eccessivamente vessatoria dal punto di vista delle imprese, dato che l'apprendistato non solo è un contratto molto vantaggioso dal punto di vista retributivo e contributivo, ma prevede anche una durata (massimo quattro anni): non è quindi quel contratto "eterno" che tanto spaventa oggi gli imprenditori.
Accanto a questo provvedimento, che potrebbe avere un impatto davvero significativo sulla situazione, ve ne è certamente un altro che già è stato adottato da alcune regioni e da singole università: vietare di prendere stagisti alle aziende in mobilità, in ristrutturazione, in cassa integrazione.
Troppo alto infatti, in questi casi, é il rischio che qualcuna voglia fare la furba e mettere lo stagista a svolgere il lavoro dell'operaio, del magazziniere, della segretaria, dell'ufficio stampa, della venditrice lasciati a casa.
Il cappello del "ma io ti offro una preziosa formazione!" era già largo di suo, e lo sta diventando sempre di più. Evitare che con la scusa della crisi si deformi completamente è un preciso dovere per tutti coloro che sono tenuti a vigilare sul corretto comportamento delle aziende nei confronti dei lavoratori, a cominciare dal ministero fino ad arrivare alle associazioni di categoria. Perché non bisogna scordare che vittime di questo sistema non sono solo i giovani, ma anche le imprese che usano correttamente gli stagisti e ai lavoratori fanno contratti seri e danno retribuzioni adeguate. Queste imprese virtuose - o semplicemente oneste - subiscono una concorrenza sleale da parte di quelle che, impiegando gli stagisti al posto dei dipendenti, risparmiano in maniera truffaldina sui costi del personale.
Ministro, gli stagisti sfruttati e la Repubblica degli Stagisti e gli ispettori delle DPL sono nelle sue mani. Li aiuti - ci aiuti - a limitare il più possibile i casi di abuso di questo strumento che, se usato correttamente, è tanto prezioso per traghettare i giovani dalla formazione al lavoro.

Eleonora Voltolina

Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:
- I controlli degli ispettori del lavoro sull’utilizzo dello stage nelle imprese – i risultati dell'inchiesta
- Tanti stage impropri, nessuna segnalazione agli ispettori. Perché? Due testimonianze
- Vademecum per gli stagisti: ecco i campanelli d'allarme degli stage impropri - se suonano, bisogna tirare fuori la voce

- Intervista a Paolo Weber: «Gli ispettori a Milano vigilano anche sugli stage, ma quanto è difficile»
- Stagisti sfruttati, i casi finiti in tribunale
- Le (poche ma buone) DPL che si occupano (anche) di stage
- Controlli sugli stage, tutti i numeri dell'inchiesta della Repubblica degli Stagisti

Community