Youth Guarantee ai blocchi di partenza. Giovannini: «Operativi da marzo 2014»

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 24 Dic 2013 in Notizie

Comincia a prendere forma il piano di attuazione della Youth Guarantee formulato dal ministero del  Lavoro, il programma per l'inserimento dei giovani in percorsi di formazione o lavoro a quattro mesi dall'uscita dalla scuola o da un'occupazione. Rimasta ancora al livello di bozza fino al mese scorso, qualche giorno fa la versione aggiornata del progetto è stata presentata alle associazioni di categoria, convocate - c'era anche la Repubblica degli Stagisti - per un nuovo tavolo di confronto.
E finalmente si è intravisto lo scheletro del progetto. Primo passo, la definizione dei beneficiari: i 15-24enni. Un aspetto un po' deludente ma forse inevitabile visti i numeri: se la platea di ragazzi di questo primo gruppo è composta da 1 milione e 274mila persone tra disoccupati e Neet, tra i 15-29enni la cifra sale a 2 milioni 254mila, tra cui non solo ragazzi che non hanno finito le scuole o neodiplomati, ma anche giovani freschi di laurea e alle prese con i primi scogli della disoccupazione.
Per loro ci sarà da aspettare, anche se il ministro è stato rincuorante: «L'intenzione è di estendere anche a loro la Garanzia giovani», precisando che l'allargamento - come riportato anche nel documento inviato a Bruxelles - avverrà entro sei mesi dall'inizio del programma: quindi settembre 2014, considerato che la partenza dell'iniziativa è prevista per l'inizio dell'anno prossimo, con tutta probabilità nel mese di marzo.
In compenso però sale la quota di finanziamenti rispetto a quanto annunciato in un primo tempo. Le risorse che arriveranno dall'Europa saranno «pari a 567 milioni di euro», più gli altrettanti erogati dal Fondo Sociale Europeo, a cui si aggiunge il cofinanziamento nazionale «stimato per il momento al 40%» si legge nel testo («mentre prima era al 20%, spiega alla Repubblica degli Stagisti Elisa Gambardella della Segreteria tecnica del ministero, aggiungendo che l'importo potrebbe essere «accresciuto dai contributi a livello locale, per esempio da parte delle Regioni»). Risultato: i fondi per la Youth Guarantee lievitano a 1 miliardo e 513 milioni di euro (la cifra precedente era di un miliardo e duecentomila euro).
Più chiaro anche il quadro delle misure prese a favore del giovane, che si troverà di fronte sostanzialmente a due strade: riprendere a studiare oppure essere inserito in un contesto lavorativo. Una seconda opzione a sua volta ramificata: le offerte spaziano da «un contratto di lavoro dipendente, un contratto di apprendistato o di una esperienza di tirocinio, l’impegno nel servizio civile, la formazione specifica e l’accompagnamento nell’avvio di una iniziativa imprenditoriale o di lavoro autonomo» è scritto nel documento. L'offerta di lavoro potrà essere accompagnata da un bonus di incentivo per le imprese, in linea con il recente stanziamento di fondi su decisione del ministero per incentivare le assunzioni di under 30. Per l'apprendistato si punterà invece sulla formula di primo livello, con l'intento di rafforzare la distinzione tra «la componente lavoristica da quella formativa».
Quanto ai tirocini le notizie non sono buone, niente lascia presagire che saranno garantite condizioni di qualità, a cominciare da un congruo rimborso spese: «potranno essere finanziate borse di tirocinio destinate a contribuire alle spese dei giovani che hanno necessità di maturare un’esperienza professionale». Nessuna certezza dunque. Borse di formazione e voucher formativi saranno invece assicurati a chi viene reinserito in un percorso di formazione, specie se più svantaggiato economicamente.
Il soggetto che si avvicina alla Garanzia Giovani sottoscriverà un Patto di servizio che servirà a elaborare un percorso personalizzato, attraverso un «meccanismo che ci consente di valutare passo dopo passo i candidati  e creare la storia di una persona», afferma Giovannini, e l'affiancamento di una serie di «infrastrutture tecnologiche» che mettano in collegamento i giovani con il progetto.
Un'idea lanciata (sul tema il testo è ancora nebuloso) è quella degli 'Youth Corner', degli sportelli da istituire presso i centri dell'impiego a cui i giovani disoccupati possano rivolgersi. Ma forse per far decollare l'iniziativa andrebbero prima riformati gli stessi cpi, il cui funzionamento – come noto – lascia molto desiderare.
Per la comunicazione il ministero richiede anche il coinvolgimento di altre istituzioni (Camere di commercio, associazioni di rappresentanza, Terzo settore, associazioni giovanili, scuole), chiamate a svolgere un ruolo di primo piano nella diffusione delle informazioni attraverso «eventi di orientamento», come li ha definiti il ministro.
Il piano è stato accolto con favore ma non è piaciuto a tutti, e tra le voci critiche più forti ci sono i movimenti studenteschi. I rappresentanti dell'Unione degli studenti hanno ad esempio parlato del rischio che la Garanzia giovani possa «dequalificare la posizione dei giovani all'interno del mercato del lavoro» soprattutto per quelli presi in giovanissima età. E in questo senso la richiesta è stata per un innalzamento «della soglia dell'obbligo scolastico a 18 anni». Molti, tra cui gli esponenti di Agriblog, hanno rilanciato sulle difficoltà del coinvolgimento delle associazioni in eventi informativi («senza rimborsi non abbiamo questa capacità» hanno detto), o sui problemi dell'accesso a internet, «soprattutto al Sud» come ha ricordato la Federazione degli Studenti.
Parole di preoccupazione poi per la questione stage: è di nuovo l'Unione degli studenti a proporre che «i tirocini si facciano solo durante il periodo di studio e che il diritto al rimborso scatti subito dopo la laurea o il diploma, pena la creazione di dumping generazionale e salariale». Anche dai rappresentanti di Legacoop arriva un messaggio deciso: «Dovrebbe essere istituto l'obbligo per le imprese di motivare il perché lo stagista viene allontanato dall'azienda dopo la fine del tirocinio, e a lui stesso andrebbe fatto sottoscrivere un parere sulla sua esperienza».
Giovannini ha riconosciuto che «la Youth Guarantee non è un piano complessivo, né che risolve il problema della disoccupazione giovanile». Ma che fa dei passi in avanti. Insomma, per sbloccare la politica italiana ci è voluta la mano dell'Europa, che ha chiesto agli stati membri di intervenire contro il fenomeno dei Neet con una raccomandazione emanata ad aprile di quest'anno. E sarà di nuovo Bruxelles a dare al nostro Paese il via libera - e i finanziamenti - per partire con la Youth Guarantee. La spedizione della proposta avverrà entro fine dicembre, e poi «se tutto va bene saremo operativi da marzo» ha assicurato Giovannini. Qualche mese ancora di attesa.


Ilaria Mariotti


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