Ancora qualche speranza, per gli operatori socio sanitari della Campania, di riuscire a frequentare dei tirocini d’inserimento lavorativo: la Regione ha infatti prorogato al 30 giugno 2013 il termine che consente alle strutture sanitarie, in possesso dei requisiti richiesti dal bando scaduto a dicembre 2012, di chiedere e ottenere i finanziamenti per attivare i tirocini. Il motivo della proroga è presto detto: nonostante le agevolazioni previste per le aziende, la richiesta è stata molto bassa e risultano ancora da investire circa 2 milioni di euro degli oltre 5 milioni del Fondo sociale europeo che dovevano essere impiegati in questo campo.
Il provvedimento in questione è il bando Primimpresa Oss e rientra nel piano di azione strategico Campania al Lavoro! che prevede specifici provvedimenti per contrastare la crisi economica e rilanciare l’occupazione. In questo caso i tirocini erano destinati a disoccupati e inoccupati da almeno sei mesi residenti in Campania già in possesso della qualifica di operatore socio sanitario e che avevano precedentemente espresso «una manifestazione di interesse attraverso la sottoscrizione sul sito Osscampania.org». L’elenco costituito ha quindi formato una long list gestita dall’Agenzia regionale per il lavoro e l’istruzione (Arlas) dalla quale dovevano essere selezionati gli operatori.
L’obiettivo, come scritto nel decreto dirigenziale 260 del 2010, «è facilitare l’inserimento di disoccupati qualificati e formati nel mondo del lavoro». Tirocinanti cui andrà una borsa mensile di 500 euro per sei mesi mentre alle imprese il rimborso delle spese e degli oneri previdenziali e assicurativi per ciascun allievo. Il bando, dunque, trattandosi di tirocini d’inserimento e reinserimento lavorativo, dovrebbe essere finalizzato all’assunzione, tanto che anche nel decreto dirigenziale n. 7 del 2011 - in cui si rettificano alcuni punti del primo decreto - si specifica all’articolo 1 che «i destinatari avranno l’opportunità di un contatto diretto con una realtà lavorativa che è finalizzata a un eventuale inserimento lavorativo» e all’articolo due che pur non essendo vincolanti per le imprese in termini di possibili assunzioni, questi tirocini dovrebbero favorire «l’inserimento o il reinserimento lavorativo di soggetti in difficoltà rispetto al mercato del lavoro».
Negli ultimi anni si sono moltiplicati i corsi per operatori socio sanitari autorizzati dalla Regione, ma le tante figure professionali formate non hanno trovato uno sbocco occupazionale. Tanto che gli Oss più o meno giovani - il bando non prevedeva limiti di età - hanno risposto in massa all’avviso. E all’agenzia regionale per il lavoro e l’istruzione si sono ritrovati con «una platea di circa 4mila iscritti» alla long list dei tirocinanti, come dichiara alla Repubblica degli Stagisti Arturo Bisceglie, Arlas Campania al Lavoro, contro una richiesta delle aziende che può soddisfare al massimo 500 giovani. Per questo motivo la Regione ha deciso di prorogare il bando, «perché sono arrivate meno domande rispetto alle risorse stanziate» e ha scelto di non riaprire la selezione per i tirocinanti perché visto l’esiguo numero di richieste da parte delle aziende «anche con la proroga arriveremo a un massimo di mille unità impegnate e già c’è una situazione di divario tra le richieste e la platea potenziale». Ai tirocini potranno quindi partecipare gli oss che si erano iscritti in banca dati subito dopo la pubblicazione del primo bando e non sono ancora stati selezionati nella prima tornata di stage, ma dovranno aspettare ancora diversi mesi prima di cominciare. Una volta scaduto il termine del 30 giugno, infatti, «i progetti presentati dalle aziende vanno in approvazione e, in seguito, quelli che sono in regola con il decreto vengono ammessi a finanziamento» dichiara Bisceglie: «da allora ci sono sei mesi di tempo per dare inizio alle attività». In quel periodo saranno direttamente le aziende a fare la selezione degli stagisti desiderati, secondo alcuni requisiti già indicati dall’assessorato al lavoro nel 2011. «Accedono alla banca dati, vedono le schede degli iscritti e possono fare l’estrazione delle persone che desiderano, ad esempio in base all’anzianità anagrafica». Il bando, sulla carta, tutela i tirocinanti rispetto a un futuro inserimento lavorativo anche dal punto di vista delle proporzioni numeriche: il numero massimo di borsisti non deve superare un determinato rapporto con quello dei dipendenti assunti con contratto a tempo indeterminato. E già nel novembre 2011 l’assessorato al lavoro della regione Campania con una nota sottolineava il carattere professionalizzante del tirocinio, scrivendo che «con il bando sosteniamo il percorso di inserimento lavorativo nelle aziende pubbliche e private del comparto socio-sanitario della regione» e a scanso di equivoci sulle possibili opportunità di assunzione continuava dicendo che «il comparto della sanità in Campania sarà interessato nei prossimi anni da un cospicuo turn-over soprattutto nell’ambito del personale para-subordinato».
Quindi sia nel testo del primo bando, sia nel decreto dirigenziale, sia nella proroga della scadenza dei termini per le aziende sanitarie e nel decreto dirigenziale 260/2010 si parla sempre di «tirocini di inserimento e re-inserimento lavorativo», ma i veri sbocchi in Campania non sono assicurati nemmeno considerando il turn-over. Il vero problema, infatti, è il blocco delle assunzioni imposto dal patto di stabilità e Bisceglie è chiaro su questo punto: «Nelle aziende pubbliche si accede solo per concorso: quindi è un tirocinio, togliamo l’idea che dal tirocinio si passi poi all’assunzione. L’azienda privata, invece, a fine tirocinio può decidere se stipulare con i tirocinanti una qualche forma di contratto. Potrebbe, nel senso che non c’è l’obbligo. È un tirocinio, punto».
Un tirocinio che da bando avrebbe però l’obiettivo operativo e specifico di «rafforzare l’inserimento/reinserimento lavorativo dei lavoratori adulti attraverso percorsi integrati e incentivi» e che sembra invece approfittare della disperazione dei tantissimi operatori socio sanitari abilitati in Campania che non hanno possibilità di lavorare e del forte tasso di disoccupazione totale della regione che nel quarto trimestre 2012 è arrivato, secondo dati Istat, a oltre il 21%. Invece di pensare a un provvedimento di lungo periodo che miri alla reale soluzione per queste figure lavorative, la Regione preferisce investire in programmi di breve termine - che danno ossigeno momentaneo ma lasciano intatto il problema iniziale.
Marianna Lepore
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