La ricerca sugli stage del Comune di Milano, finalmente “possiamo sapere chi sono e cosa fanno gli stagisti” dice Maurizio Del Conte

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 03 Lug 2019 in Approfondimenti

comune di Milano dati su stage percorsi formativi

Come va lo stage a Milano? A distanza della prima mappatura fatta sette anni fa «il quadro oggi è fatto di molti aspetti di luce, oltre alle ombre» dice Cristina Tajani [nella foto], assessore alle politiche del Lavoro del capoluogo lombardo alla tavola rotonda Best stage 2019, moderata da Rita Querzè del Corriere della Sera, in cui sono stati presentati i dati della nuova mappatura commissionata dal Comune alla giornalista fondatrice della Repubblica degli Stagisti Eleonora Voltolina: «Questa ricerca ha uno scopo conoscitivo» continua Tajani «ma anche di determinazione degli indirizzi di policy da prendere per far sì che le aziende utilizzino correttamente lo strumento dello stage e si dimostri l'utilità del meccanismo di incontro tra formazione e lavoro, che solo se ben congegnato può avere successo». È in questo modo che può partire «un dialogo con sindacati e imprese per l'avvio di buone pratiche».

Le leggi approvate nel corso degli anni (l'ultimo in ordine di tempo l'aggiornamento, nel maggio 2017, delle Linee guida sui tirocini, cui ha fatto seguito l'emanazione di nuove norme regionali sul tema), hanno creato un diverso quadro normativo che deve aver in qualche modo funzionato «se per esempio il dato sull'inclusione dei tirocinanti in azienda dopo la fine del percorso si rivela positivo in base ai dati, pur dovendosi insistere ancora sulle trasformazioni degli stage in rapporti di lavoro».

Sono ben 73mila i tirocini attivati nel 2017 censiti dalla ricerca [in questo articolo i risultati principali], che si rivela «un mezzo per la costruzione di politiche pubbliche e per l'osservazione della realtà» secondo Tajani. «Una scelta utilissima» conferma Maurizio Del Conte, giuslavorista e già presidente dell'Anpal, «perché così si riesce a seguire passo passo e a conoscere un mondo su cui si chiacchiera ma su cui si hanno pochi elementi». Con questo studio «possiamo sapere chi sono e cosa fanno gli stagisti» dice ancora. E se il passaggio fondamentale su cui indagare dovrebbe essere quello «della trasformazione e il passaggio dalla parte formativa al lavoro» – dai risultati della mappatura purtroppo emerge che la maggior parte dei soggetti promotori di stage non monitora l'esito occupazionale – l'obiettivo per una prossima edizione «potrebbe essere quello di seguire la persona nel tempo, cioè la carriera dello stagista» una volta chiuso lo stage. Scoprire insomma a cosa porti un percorso di questo tipo, e quali vantaggi occupazionali possa apportare.

Uno degli aspetti meno brillanti emersi dall'indagine è poi che non sempre le piccole aziende, ovvero la gran parte del tessuto imprenditoriale italiano, sono consapevoli del valore del tirocinio, «che spesso non è facile da far comprendere» sottolinea Wally Sinigaglia, Employability People Advisor di Adecco. «Per questo siamo molto attenti su questo punto e cerchiamo di far sì che il tirocinante sia seguito». Il gruppo dedicato al recruiting fornisce alle aziende «tutta una serie di reminder mentre svolgono la formazione, e una volta terminato il percorso chiediamo allo stagista che tipo di esperienza ha vissuto e quali competenze sente di aver acquisito».

C'è anche da segnalare una differenza di approccio da parte delle imprese rispetto al passato, sottolinea Luca Paone, vicepresidente della Fondazione Lavoro: «Fino a qualche tempo fa, quando le aziende trovavano un candidato e chiedevano un suggerimento sullo strumento da usare per inserirlo in azienda» spiega, «avevano come unico fine quello di spendere il meno possibile». Adesso «invece vogliono il mezzo più adeguato a raggiungere l'obiettivo, che è quello di avere risorse efficienti in azienda».

Si rileva insomma un miglioramento: «Dieci o quindici anni fa un monitoraggio analogo avrebbe dato esiti differenti, questo vuol dire che gli interventi normativi hanno contato e migliorato lo stumento» prosegue Tajani. A guardare i dati si direbbe che lo stage «è oggi incanalato in una direzione molto più prossima alla sua finalità». E benché l'uso dello stagista come sostituzione di personale regolarmente assunto ancora esista, «si tratta per lo più eccezioni». Se in qualcosa sono insomma riuscite le nuove norme «è infatti forse nell'aver innalzato il livello di attenzione verso il suo uso».

Di sicuro su più un aspetto si dovrebbe ancora lavorare. L'emolumento da versare mensilmente allo stagista, per esempio: i risultati della mappatura hanno fatto emergere una situazione critica, con indennità rare nel caso dei tirocini curricolari, e mediamente molto basse nel caso di quelli extracurricolari. A livello di normativa per la Regione Lombardia l minimo è fissato in 500 euro (300 per la pubblica amministrazione), «un importo con cui a Milano non si può sopravvivere, e che consente solo a chi ha una famiglia alle spalle che può aiutarlo a trasferirsi in questa città per un'opportunità» obietta uno stagista fuorisede dal pubblico. «Non si può fare nulla in merito?». Sì, anche se la questione «non è nelle mani del Comune, che non ha competenza su questi temi che sono invece demandati a regione e città metropolitana» fa presente Tajani. «Pur comprendendo e sposando nello spirito l'istanza» dice, «quello che possiamo fare è solo sollevarla presso chi di dovere».

Ilaria Mariotti 

 

Community