Da bruco a farfalla, da una startup il kit per salvare la biodiversità

Maura Bertanzon

Maura Bertanzon

Scritto il 13 Apr 2015 in Notizie

Un battito colorato, moltiplicato per duecento. Una nuvola di ali di farfalla ad avvolgere invitati e sposi nel loro giorno più bello. startupperEffetti speciali, ma non artificiali: negli Stati Uniti i rilasci di farfalle per matrimoni ed eventi sono una moda. In Italia lo stanno diventando. C’è chi è riuscito a farne un business.

Basta essere biologi, avere la passione per gli insetti. E la percezione di qualcosa che ancora mancava sul mercato: così Emanuele Rigato e Pier Paolo Poli si sono inventati Smart Bugs. Ufficialmente, una società semplice agricola a Ponzano Veneto, poco fuori Treviso; di fatto una start up per l’allevamento di insetti. Farfalle, certo, ma anche bachi da seta e larve di mosche, ottime esche per l’alimentazione di rettili e altri animali.

La passione per gli insetti nasce da Emanuele, 26 anni, biologo evoluzionista e neolaureato. È stato lui a convincere Pier Paolo, amico d’infanzia e biologo marino, a lasciare un impiego a tempo indeterminato - ottenuto a nemmeno trent'anni! - nel controllo qualità della filiera ittica, per un’avventura da pionieri: oltre alle farfalle, allevano bachi da seta, non con il classico gelso ma con un mangime innovativo e autoprodotto. «Non c’è mai la certezza che quanto in commercio sia sicuro per gli insetti: viviamo in una società che non li ama. Gli insetticidi sono dappertutto, per la nostra salute, a scapito della loro. Per questo coltiviamo da noi le piante che diventano mangime. Ci vuole più tempo. È un processo più artigianale. Ma siamo sicuri del risultato», spiega Poli. 

Un anno fa, a marzo 2014, la nascita della società: «Prima di arrivarci, c’è stato un anno e mezzo di studi e tentativi, spesso andati male». Che fosse un salto nel buio, Poli e Rigato lo avevano capito vedendo l'estrema difficoltà nel trovare altri soci disponibili a crederci. Tutti volevano già prospettive concrete, proiezioni sui risultati. Difficile però tracciare un quadro a priori.

Con i propri risparmi e i prestiti di qualche conoscente, i due biologi sono arrivati al capitale iniziale: 50mila euro, per una società semplice agricola, «anche se l’Inps, dopo un anno, non sa ancora come inquadrarci». Dalla Regione del Veneto, un contributo di 30mila euro come primo insediamento agricolo, tramite l’Agenzia per i pagamenti in agricoltura Avepa, usati per ristrutturare un laboratorio di 300 metri quadri e approntare gli impianti di riscaldamento e ricircolo d’aria necessari per allevare gli insetti.

Molto se ne va nell’affitto del laboratorio stesso, 850 euro al mese, nonché in bollette, variabili tra i 500 e i mille euro a bimestre, a seconda della stagione, e in spese fisse (cancelleria, internet, commercialista) intorno ai duemila euro mensili. «Nel prevedere le spese per affitto e corrente siamo stati precisi. Ci hanno sorpreso gli alti costi fissi:  soprattutto per il commercialista ci siamo accorti di avere esigenze maggiori. Come costi totali, siamo intorno ai tremila euro al mese. Il primo bilancio non ce l’abbiamo ancora. Però siamo in pari con le spese. Ma ancora niente stipendio per noi due: il poco che ricaviamo lo reinvestiamo nell’attività», spiega Poli. «È già un buon risultato, considerato il budget limitato di partenza». 

Il marketing è una terra ancora da esplorare. Un primo esperimento, però, lo hanno già fatto. Da poco è in vendita il Macakit, un kit per allevare a casa, da soli, la farfalla Macaone. Tre bruchi, una gabbietta e l’attrezzatura minima necessaria. Quanto basta per vederne almeno uno trasformarsi giorno dopo giorno in una delle farfalle europee più belle. Tra le più comuni. Ma anche tra le più fragili. Non a rischio estinzione, ma comunque una specie minacciata. Il segreto sta nel mangime. Quello che Poli e Rigato hanno messo a punto dentro Smart Bugs. «L’idea di allevarla in casa ci è venuta per sensibilizzare le persone sulla fragilità di questa specie. È molto bella e vederla crescere in tutte le sue fasi dà molta soddisfazione. Speriamo porti la gente a essere più consapevole sulla conservazione della biodiversità. A pensare, una volta in più, a quanti insetticidi usiamo nella vita di ogni giorno», spiega Pier Paolo Poli. Il kit è in vendita a 23 euro. «Niente male, per un’idea che non abbiamo pubblicizzato se non attraverso il crowdfunding». Un’operazione pubblicitaria sul sito produzionidalbasso.com, più che un vero e proprio finanziamento. Il ricavato non ha sfiorato neanche i mille euro sui 15mila investiti per sviluppare il progetto. Ma la voce si è sparsa. I due soci hanno potuto testare l’interesse della gente prima di iniziare le vendite. In pochi giorni hanno ricevuto già 50 ordini sul loro sito. Ora sperano di arrivare anche sugli scaffali dei negozi. 

I bachi, poi, non servono però per ricavarne filato prezioso, ma come cibo vivo per rettili. Stesso destino per le larve di mosche soldato, insetti molto proteici e con ottimi valori nutrizionali: «Possono benissimo sostituire le farine di pesce prodotte magari con sardine pescate in modo intensivo in Cile, oggi alla base di molti mangimi», spiega Poli. Una filiera più corta e forse anche più sostenibile. La visione dei due biologi sarà pure all’insegna del rispetto per l’ambiente, ma non senza dimenticare un certo disincanto: «Nessuno o quasi in Italia aveva mai pensato a come valorizzare gli insetti in modo multi sfaccettato, a livello industriale», riflette Poli. L’idea sembra funzionare. Tanto che è partita anche una collaborazione con il Cra-api e con le università di Padova e di Milano per studiare l’utilizzo delle larve per lo smaltimento dei rifiuti organici.

Il Comune di Treviso li ha chiamati nelle scuole, per un progetto di educazione ambientale: costruire insieme agli allievi aiuole dove far crescere le farfalle. I clienti sono in tutta Italia (fotografi, ristoranti, negozi di animali), qualcuno pure in Svizzera e Germania, oltre ai contatti di wedding planner stranieri, ben più consapevoli delle tendenze internazionali.  «Negli Stati Uniti il rilascio di farfalle è un’usanza diffusa per eventi molto diversi, dai matrimoni fino ai funerali. Ecco, forse l’Italia non è ancora pronta per quest’ultima proposta. Ma il nostro obiettivo è arrivare a fornire farfalle per dieci eventi a settimana, nei sei mesi di stagionalità di questi animali, dalla primavera all’autunno. Al momento abbiamo molte richieste soprattutto per il mese di settembre».

L’allevamento conta oggi milioni di larve, mezzo milione di bachi da seta e una produzione di circa tremila farfalle al mese
, a seconda delle richieste di mercato: «Veder crescere le cose mi è sempre piaciuto un sacco», conclude Pier Paolo Poli. «Ma per allevare pesci ci vorrebbe un capitale stratosferico. Gli insetti, in fondo, sono molto più abbordabili».

Maura Bertanzon

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