Nel mondo delle start-up la questione meridionale non esiste

Riccardo Saporiti

Riccardo Saporiti

Scritto il 07 Mag 2013 in Approfondimenti

Da Cagliari a Catania passando per Salerno: Startupper viaggia verso Sud per raccontare la storia di tre acceleratori d'impresa.Stagisti E spiegare come l'ecosistema sembri non conoscere alcuna questione meridionale. Anzi, ci sono aziende che dal Nord sono scese nel Mezzogiorno per essere incubate.
È successo in Sardegna dove la milanese Eximia, start-up che si occupa di prodotti legati alle radio frequenze, ha scelto di crescere all'interno di The Net Value [a destra il logo]. Per non parlare di Daniele Calabrese che, dopo aver lavorato alla Banca mondiale, si è trasferito a Cagliari per dare vita a Soundtracker. E del resto per le tecnologie legate al digitale il capoluogo sardo rappresenta un terreno molto fertile: qui all'inizio degli anni Novanta nacque CRS4, centro di ricerca voluto dalla regione e coordinato dal premio Nobel Carlo Rubbia. Una realtà che ha favorito nel 1994 la nascita di Video on line, uno dei primi provider italiani e di Tiscali nel gennaio del 1998.
Ed è stato proprio uno dei cofondatori di questa azienda, Mario Mariani, a dare vita nel 2009 a The Net Value. «Potrà apparire singolare, ma in questo territorio ci sono bravi sviluppatori, competenze diffuse e anche l'opportunità di avere dei finanziamenti», spiega Roberto Massa, membro del team di TNV. «Per quanto ci riguarda», aggiunge, «noi accompagniamo le start-up lungo il percorso di crescita». I servizi offerti, in cambio di un ingresso come soci di minoranza nel capitale sociale, vanno dall'aiuto nella selezione del personale alla consulenza sotto il profilo commerciale. Oltre al mentorato offerto da alcuni imprenditori italiani e stranieri. «Noi vogliamo dare una dimensione internazionale alle nostre aziende e anche per questo abbiamo scelto di avere un sito esclusivamente in lingua inglese».Stagisti Sono circa una trentina i progetti passati attraverso questo acceleratore, che attualmente incuba 17 aziende.
Sono invece tre quelle che hanno trovato spazio all'interno di 56Cube [nella foto sopra il logo], progetto lanciato alla fine di ottobre dello scorso anno a Fisciano (Salerno) da Digital Magics, incubatore milanese che ha scelto la Campania per espandere la propria attività. E lo ha fatto stringendo un accordo di collaborazione con l'università di Salerno, che mette le proprie competenze a disposizione degli startupper. Nato per contribuire allo sviluppo di imprese innovative nel settore Internet, 56Cube svolge un doppio ruolo: da un lato è venture capitalist, garantisce cioè un primo finanziamento alle start-up, dall'altro è incubatore, nel senso che offre una serie di servizi alle aziende che ospita e le accompagna nella ricerca di capitali ed investitori privati. «Ci rivolgiamo a tutti i creatori del Sud Italia che abbiano un'idea innovativa e vogliano fare impresa nell'economia digitale», spiega il fondatore e amministratore delegato Gennaro Tesone, «grazie alle competenze condivise con l'Università di Salerno e Digital Magics saremo in grado di sviluppare modelli di business di successo».
Partirà invece tra aprile e maggio l'incubatore lanciato da StartupCT, la realtà voluta dai giovani della Confindustria catanese per favorire lo sviluppo di nuove imprese. Nato come realtà informale la scorsa estate, grazie ad una collaborazione con Indigeni digitali e l'incubatore universitario Youth Hub, «si è occupato di attività di animazione del territorio. Ora però ci prepariamo ad un passo importante», spiega Antonio Perdichizzi, presidente dei giovani imprenditori etnei.Stagisti Il riferimento alla nascita del vero e proprio acceleratore d'impresa, che nascerà in collaborazione con il progetto Working Capital di Telecom Italia. Una sinergia che cresce in un territorio che si dimostra molto fertile: due delle aziende che saranno incubate hanno infatti già trovato un finanziamento. La prima è Flazio, che ha ricevuto 280mila euro da un fondo privato e 120mila da alcuni imprenditori catanesi, la seconda è AppsBuilder, fondata da startupper di Torino e Milano che in Sicilia hanno però trovato un investimento pari a 1,5 milioni di euro.
«Crediamo fortemente che sul tema della creazione d'impresa, nei settori giusti, la nostra regione possa giocarsi le sue carte alla pari di altri territori», spiega Perdichizzi. Convinto che l'ecosistema sia in grado di superare tutti gli ostacoli che un'azienda possa incontrare da queste parti. «Noi andiamo nelle scuole a parlare ai ragazzi e ci sentiamo dire che la burocrazia e la legalità sono dei vincoli. Ma le start-up li superano tutti: sul digitale la burocrazia non è così perigliosa e oggi la mafia non colpisce i social network. E per quanto riguarda il credito, come insegnano tante storie di successo, si può partire da zero ma i fondi per sostenere le buone idee si trovano». Indipendentemente dal fatto che un'azienda nasca nella Silicon Valley, in val padana o alle pendici dell'Etna.

Riccardo Saporiti

startupper@repubblicadeglistagisti.it

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