Piattaforme per trovare opportunità di formazione e lavoro, tre startup aiutano i giovani (e non solo)

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 18 Dic 2020 in Notizie

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Trovare la propria strada, formarsi e intercettare opportunità di lavoro: per conto proprio non è semplice, così a venire in aiuto sono alcune piattaforme web, che fanno da intermediazione verso chi è alla ricerca di un primo impiego o di una ricollocazione professionale. Startup nate da poco, il cui target sono i giovani, e che sono a loro volta fondate da ragazzi. Una di queste si chiama start2impact, un sito creato a febbraio del 2017 da due trentenni, Gherardo Liguori e Virginia Tosti, e che offre corsi di specializzazione a pagamento nei mestieri del web più richiesti – digital marketing, data science, sviluppatori –  mettendo alla prova i candidati con progetti da sottoporre a coach del settore. A loro volta le aziende che cercano profili specialistici nel digitale si rivolgono alla startup per individuarli.

Liguori [nella foto a destra], una laurea in Giurisprudenza alla Bocconi finita nel cassetto, aveva iniziato una carriera nel personal branding digitale, firmando progetti importanti tra cui la campagna del comitato per il NO al referendum costituzionale del 2016. «Un lavoro che mi piaceva, in cui ero bravo e per cui ero ben retribuito (120mila euro in tre anni)» scrive su LinkedIn. «Ma non mi bastava». Con Virginia, sua moglie, laureata in Ingegneria, decide di mettere su «una piattaforma di formazione online che permetta di fare carriera nei lavori del futuro».

Una accademia da cui si esce già pronti per il mercato del lavoro, e che – dati alla mano – ha già all'attivo la creazione di 150 posti di lavoro grazie alla collaborazione con Binario F, il centro italiano di Facebook dedicato alla formazione e allo sviluppo delle competenze digitali, con sede a Roma. Il programma di job placement messo in piedi prevedeva l'iscrizione gratuita, solo per il primo mese, alla piattaforma di start2impact e ai corsi, grazie alle coperture offerte da Facebook.

Dietro la startup si muovono circa duecento aziende – tra cui Bending Spoons (la società che ha sviluppato l’app Immuni), Microsoft, Intesa San Paolo per citarne alcune – che finora hanno pubblicato le proprie offerte di lavoro sul sito. «Ma non sono nostre clienti» puntualizza Liguori: il servizio di ricerca dei candidati per loro è gratuito. Nelle testimonianze disponibili sul sito c'è chi, come Nicky Silvestri, trent'anni, faceva il broker assicurativo ed è diventato un digital marketing specialist con contratto a tempo indeterminato. Damiano Casula, invece, ha trovato lavoro come programmatore. Nel frattempo i due founder sono stati selezionati come membri della Coalizione Competenze Digitali e Lavoro promossa dalla Commissione Europea e Liguori è stato indicato dalla rivista Millionaire come un
o dei migliori quindici giovani imprenditori in Italia. Sul fatturato però riserbo assoluto: «Stiamo crescendo molto, stiamo preparando un nuovo round e vorremmo evitare di far uscire un dato vecchio» afferma Liguori. 

Più focalizzata sull'orientamento scolastico e i tirocini è invece StageAir, la startup con sede a Padova fondata nel 2018 da Anita Da Ros, 32enne di Vittorio Veneto, all'estero da quando aveva 18 anni. L'idea nasce dalla volontà «di offrire ai giovani italiani opportunità di fare esperienze all'estero e diventare competitivi sul mercato internazionale» spiega la ceo alla Repubblica degli Stagisti. La piattaforma «è a metà tra LinkedIn e Airnbn». Si cercano per i candidati «offerte di formazione e lavoro in giro per il mondo, ma anche in Italia».

Loro pagano per i servizi ottenuti, come per esempio l'alloggio e l'organizzazione del viaggio, «e noi tratteniamo una fee» continua Da Ros. Lo stesso per le aziende che vogliono pubblicare le loro offerte, a cui è richiesta previamente una quota da versare. «Ma non si tratta di matching tra domanda e offerta di lavoro, è l'utente che sceglie l'offerta di suo interesse» chiarisce Da Ros, «come accade per altri siti di offerte di lavoro». Dopodiché «noi gestiamo la parte organizzativa».

Chi si iscrive può contare poi quasi sempre – nell'80 per cento dei casi, specifica Da Ros – su percorsi associati a rimborsi spese. Anche se le regole da applicare «sono quelle delle aziende straniere, quindi la normativa cambia da paese a paese». 
Se in Thailandia, per capirsi, il rimborso medio per un tirocinio si aggira sui 300 euro, in Giappone è sui 900.

Il focus è dunque l'estero, con progetti in Asia, Sudafrica, Australia, ma anche l'Europa «con la Spagna e la Scozia». Con quest'ultima in particolare, prosegue la fondatrice, «prima che scoppiasse il Covid abbiamo lavorato su progetti di alternanza scuola lavoro - un filone che seguiamo molto – mandando sedicenni di istituti tecnici presso aziende di lavorazione del legno». Un successo, tanto che «siamo stati ricontattati per organizzare nuovi viaggi quando sarà possibile». E abbiamo avuto rassicurazioni sul fatto che questa volta sarà previsto un rimborso benché non obbligatorio per l'alternanza. Sono duecentocinquanta i tirocini che StageAir ha organizzato finora. Senza fermarsi neppure con il Covid perché «sono stati attivati anche percorsi a distanza». I premi per questa startup sono fioccati: da quello Digital Magic come incubatore più importante, a quello della Luciano Miotto della Camera di commercio di Padova e Treviso. Troppo presto però per parlare di fatturati: «Siamo attivi da pochi mesi, ma l'obiettivo è quello di arrivare a 500mila euro per quest'anno».


Infine SkillsJobs, piattaforma ideata nel 2017 dal 42enne Paolo Cerra [nella foto a destra]. «Venivo da un passato come consulente aziendale» spiega alla Repubblica degli Stagisti «e a un certo punto ho deciso di cambiare vita». Alla base del progetto un concetto diverso di piattaforma di ricerca di opportunità di lavoro: «Abbiamo ribaltato il paradigma e messo al centro le soft skills, quelle competenze che tutti hanno e che rivestono una grande importanza nel mercato del lavoro» commenta Cerra. In questo caso poi «non è il candidato a offrirsi, ma l'azienda che chiede se quella determinata offerta può risultare interessante al candidato». Il sistema genera la ricerca cercando il match tra candidati e azienda, e una volta trovato «è l'azienda a inviare il messaggio all'utente».


La caratteristica è inoltre «che non si inseriscono dati sensibili come età o sesso del candidato, ma è solo richiesta una autovalutazione delle proprie soft skills». L'utente non paga, mentre le aziende versano un abbonamento. Le cose andavano bene prima di marzo, «eravamo arrivati a circa 15 iscrizioni al giorno» fa sapere il founder. Poi più nulla a seguito del lockdown, «con aziende ferme nelle assunzioni per la cassa integrazione e in più il blocco dei licenziamenti». E il fatturato non è purtroppo decollato, «attestandosi sotto i 100mila euro». Per il futuro la scommessa sta in nuove linee di business, usando «la piattaforma per ricevere o erogare formazione». In attesa di tempi più rosei.

Ilaria Mariotti

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