Laurea abilitante, 10mila neo medici in arrivo: e la misura non è “di emergenza”, ma definitiva

Rossella Nocca

Rossella Nocca

Scritto il 23 Mar 2020 in Approfondimenti

Coronavirus Medicina università e lavoro

Un squadra di circa 10mila neo laureati in Medicina si prepara a un ingresso anticipato nel Sistema sanitario nazionale. Questo, per effetto del decreto Cura-Italia del 17 marzo scorso, che ha stabilito che «il conseguimento della laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia – Classe LM/41 abilita all’esercizio della professione di medico-chirurgo, previa acquisizione del giudizio di idoneità».

A poter esercitare automaticamente la professione saranno i neo laureati che il 28 febbraio scorso avrebbero dovuto sostenere l’esame di abilitazione professionale, poi rinviato per l'emergenza Coronavirus. I nuovi medici, non essendo in possesso di specializzazione, non saranno impiegati negli ospedali, ma in servizi territoriali, sostituzioni della medicina generale, case di riposo etc. Tuttavia, in questo modo, libereranno a loro volta altri 10mila medici, che potranno essere trasferiti nei reparti e contribuire alla lotta al Covid-19. 

La laurea abilitante, già da tempo in discussione, non rappresenta una misura di emergenza, ma una misura definitiva. Ciò vuol dire che d’ora in poi, per diventare medici a tutti gli effetti, basterà conseguire la laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia (classe LM/41) e ottenere il giudizio di idoneità nel corso del tirocinio pratico-valutativo, consistente in tre periodi da quattro settimane (anche non consecutivi) da svolgere in area chirurgica, medica e della medicina di base. Non occorrerà più invece l’esame di abilitazione, consistente in una prova teorica a quiz. 

«Il procedimento va bene, perché risolve una serie una serie di problemi di carattere burocratico» commenta Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri «e consente ai ragazzi di non star fermi mesi tra la laurea e l’esame di abilitazione». 

Ma non basta. La misura, così com’è stata concepita, dà respiro alla sanità pubblica in questo difficile momento, ma non risolve il problema dell’insufficienza di specialisti. «Non si può fare un palazzo a metà» aggiunge: «L’anno scorso per 8mila borse si sono presentati 18mila laureati. È irrazionale negare ai ragazzi la possibilità di concludere il percorso».

Da qui la proposta della Federazione: «Chiediamo lo stanziamento aggiuntivo di 10mila borse, per la medicina generale e le specializzazioni, contro l’imbuto formativo e la fuga dei medici all’estero e per seguire la strada della qualità della sanità, che si ottiene solo con la formazione». 

«Siamo soddisfatti della decisione, in quanto riteniamo che lo studente laureato abbia tutte le carte in tavola per fare il medico» commenta Federico Lavagno, coordinatore nazionale del Dipartimento post-lauream del Segretariato italiano giovani medici: «Tuttavia la nostra soddisfazione è nettamente cancellata dal mancato inserimento di 5mila nuovi contratti di formazione specialistica, come inizialmente contenuto nella bozza». 

Se il Segretariato reclama le 5mila borse "promesse" per le specializzazioni, la Federazione propone lo stanziamento di 10mila nuove borse fra scuole di specializzazione e corsi di medicina generale, chiedendo di non dimenticare quelli che dovrebbero essere chiamati "specialisti in medicina generale".

«Constatiamo che neanche in un’emergenza che mette alla luce le carenze del Servizio sanitario nazionale lo Stato capisce che è ora di formare nuovi specialisti», aggiunge Lavagno. A tal proposito, il Segretariato italiano giovani medici ha inviato una lettera ai parlamentari, in cui denuncia che «in Italia si ha una carenza urgente di specialisti, non di medici».

Il documento ricorda la «mal programmazione che va avanti da decenni» e spiega che, come conseguenza, «il prossimo concorso per le specializzazione mediche vedrà una partecipazione di più di 20mila candidati, a fronte di 8mila contratti di formazione (40 per cento sul totale dei medici generici) tale da non garantire il futuro previsto turn-over». Ciò vuol dire che il 60 per cento dei neo abilitati resterà fuori almeno per un anno dal percorso di specializzazione e che i nuovi medici non basteranno per far fronte al turn-over. 

Oggi, infatti, il sistema sanitario vive un’emergenza nell’emergenza: prima ancora che il pericolo dell'epidemia si affacciasse in Italia, con il decreto Milleproroghe si era tentato di arginare la carenza di medici introducendo la possibilità di assumere medici non ancora specializzati (già dal terzo anno di scuola di specializzazione) e trattenendo in servizio gli over 70. 

«Secondo i dati dell'Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, nei prossimi quindici anni perderemo per 
pensionamento circa 56mila medici e il sistema universitario sarà in grado di rimpiazzarne solo circa il 75 per cento se non si correrà ai ripari aumentando, adeguatamente, il numero di posti per le facoltà di Medicina e chirurgia e per le scuole di specializzazione messi a bando», spiega Lavagno.

Del mancato finanziamento delle borse abbiamo chiesto conto, in un'intervista, al ministro dell'Università Gaetano Manfredi, che ha chiarito che «non è stato possibile inserirlo per motivi di tipo contabile: quello delle borse di specializzazione, infatti, è un investimento pluriennale, mentre il provvedimento emergenziale prevede una copertura solo per il 2020» e che tuttavia il Ministero sta «lavorando sulla possibilità di ampliare gli stanziamenti nel prossimo bando».

«In questo momento si capisce ancora di più l’importanza degli specialisti: più competenze hai, più hai possibilità di avere successo nelle terapie», conclude Filippo Anelli. Le esperienze quotidiane dei medici in prima linea contro il Covid-19 stanno infatti mettendo in luce quello che avrebbe dovuto essere chiaro da sempre, ovvero quanto sia fondamentale poter accedere a cure pubbliche e ricevere un’assistenza di qualità, sia da un punto di vista professionale che umano. 

Rossella Nocca

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