Made in Italy, i giovani di tutto il mondo vengono in Italia a studiare moda. Ma poi?

Spazi Inclusi

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Scritto il 24 Ago 2014 in Approfondimenti

Arrivano dai cinque continenti gli studenti che scelgono l’Italia per compiere i loro studi nel campo della moda. Attratti dalla grande tradizione delle firme e del made in Italy, cercano nelle nostre scuole una formazione di qualità. In totale sono più di 100 i Paesi da cui provengono gli aspiranti stilisti: oltre agli studenti europei, sono numerosi quelli in arrivo da Brasile, Russia, Giappone, Cina, Africa. Secondo la banca dati del Miur sono circa 11.700 giovani, oltre ai quali si devono considerare le migliaia di iscritti a master e corsi, e cio' rende il numero difficile da definire con esattezza.

stage lavoro«Dall’estero arrivano moltissimi studenti» conferma a Repubblica degli stagisti Roberto Portinari, segretario generale della Piattaforma sistema formativo moda: «La nostra associazione riunisce 13 scuole di eccellenza nel settore moda con 10mila studenti, di questi oltre il 50% arriva dall’estero
. Ci sono scuole in cui la presenza di studenti stranieri sfiora addirittura il 90% del totale».

Nella maggior parte dei casi arrivano già con le idee chiare sul loro futuro. «Certo il sogno di molti è fare il fashion designer» continua Portinari «entrare a far parte dello staff di un grande brand oppure aprire una propria attività. Ma sono molti gli studenti stranieri che conoscono la realtà del mondo della moda e sanno che le figure tecniche preparate sono quelle che hanno le maggiori opportunità di lavoro e sono ben retribuite. Così, in tanti scelgono, per esempio, la professione del modellista di cui c’è una grandissima richiesta da parte delle aziende, anche all’estero per esempio in Asia».

Una decisione che può rivelarsi carica di soddisfazioni, non solo dal punto di vista economico. «I giovani che arrivano con l’intento di diventare grandi stilisti» aggiunge Portinari «possono anche rimanere delusi, perché spesso devono ripiegare su altri lavori nel campo della moda, dal momento che non tutti hanno il talento sufficiente per sfondare». A voler diventare fashion designer sono soprattutto gli statunitensi, gli europei, i brasiliani e i ragazzi in arrivo dalla Russia, Paese in cui è fortissima l’ammirazione per le grandi firme italiane. Asiatici e africani, invece, spesso scelgono la professione di modellista o figurinista.

A competere con le scuole di moda italiane sono soprattutto città come Parigi e Londra con i loro istituti (nella capitale britannica la prestigiosa Saint Martin attira studenti da tutto il mondo). Ma il primato spetta comunque all’Italia: «La location ha un grande peso nella scelta della scuola» sottolinea Portinari «il nostro Paese rimane il preferito dagli stranieri, in particolare Milano. Parigi e Londra offrono sicuramente grandi stimoli, ma nella scelta degli studenti conta anche la vicinanza alle industrie di moda e quindi la possibilità di stage e lavoro».

Secondo Antonio Franceschini, responsabile nazionale di Cna Federmoda gli studenti stranieri «sono attirati dall’alto valore della offerta formativa italiana. Molti studiano in Italia per poi far ritorno nei loro Paesi d’origine e coniugare le competenze tecniche e organizzative acquisite con le proprie tradizioni. C’è un grande movimento, in questo senso, della moda africana. Giovani che creano i loro prodotti utilizzando il sapere trasmesso dalle nostre scuole con i tessuti e i colori dei loro Paesi. Altro è esempio è costituito dagli studenti provenienti dalla Mongolia che realizzano poi capi in cachemire». È il caso di Belgutei Badral, giovane stilista mongola che sta completando il suo percorso di studi all’Accademia di Belle Arti di Roma e che Cna ha portato a Riccione Moda Italia, il XXIV concorso nazionale professione moda giovani stilisti.

Non preoccupa gli addetti ai lavori, però, il ritorno in patria degli studenti stranieri, dal momento che il legame con l’Italia si è ampiamente consolidato negli anni di studio. «I cinesi, i coreani e in generale gli studenti provenienti dai Paesi emergenti» afferma Portinari della Piattaforma sistema formativo moda «arrivano con l’obiettivo preciso di acquisire quelle competenze che non trovano nei loro luoghi d’origine. Poi ritornano nei loro Paesi con un bagaglio di conoscenze del tessuto economico italiano molto importante. Ed è comunque positivo per il nostro Made in Italy che questi studenti siano passati dal nostro Paese, abbiano conosciuto le nostre aziende e tutta la filiera. Sicuramente ci sarà un ritorno economico per l’Italia». 

Una cosa, però, è certa: per gli allievi più dotati, le possibilità di lavoro anche ad altissimi livelli ci sono, perché le maison di moda scelgono il talento indipendentemente dalla provenienza. La vita non è semplice, però, per gli studenti stranieri in arrivo in Italia: «Le procedure per ottenere i permessi di soggiorno per studio e per gli stage sono estremamente complesse e farraginose» spiega Portinari «capita a volte che il ragazzo debba rientrare nel proprio Paese per un periodo di tempo prima di poter tornare in Italia. Non è così in altre parti del mondo: negli Stati Uniti, per esempio, cercano di tenersi stretti gli stranieri che hanno talento. In Italia manca un rapporto stretto tra scuole e industria. Il settore moda e design attrae tantissimi stranieri che arrivano da noi per fare un percorso formativo, spesso sono ragazzi molto dotati che dovremmo cercare di trattenere. La legge, invece, non distingue queste persone dai lavoratori degli altri settori». 

Chiara Ferrero


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