I Love Mum e gli altri: i coworking a misura di genitore

Chiara Del Priore

Chiara Del Priore

Scritto il 08 Mag 2016 in Notizie

coworking maternità e lavoro

Eva Barrera ha 37 anni, «vent'anni di esperienza nella gestione di progetti culturali e tre di gavetta come mamma», come lei racconta per presentarsi. Ma il curriculum non termina qui: «da cinque mesi sono in attesa di un nuovo cucciolo». E da qualche mese è anche è founder e project manager di I Love Mum, spazio di coworking nato a Roma, quartiere Trastevere. Non uno spazio qualsiasi: accanto alle 10 postazioni di lavoro, WiFi e stampante trovano spazio bollitori, forno a microonde, area giochi e relax ed è anche disponibile un servizio di babysitting. Non è difficile intuire che I Love Mum è nato per chi, oltre a lavorare, ha un impiego ancora più impegnativo: quello di genitore.

«I Love Mum nasce da un’esigenza concreta. Una mamma che lavora inizia a capire quanto sia importante ottimizzare il tempo da dedicare al proprio bambino senza sacrificare quello per il lavoro e la realizzazione in ambito sociale. Ne ho parlato con altre donne e amiche con la stessa esigenza e siamo partite».

Il supporto iniziale è arrivato da un bando della Regione Lazio, «Innovazione: sostantivo femminile», dedicato allo sviluppo di idee e progetti creativi da parte delle donne. Dalla nascita, pochi mesi fa, sono stati già fatti passi in avanti: «a oggi abbiamo raggiunto il nostro obiettivo, ovvero coprire tutte le 10 postazioni di lavoro del nostro spazio con abbonamenti mensili. Intanto abbiamo anche ricevuto molte richieste di collaborazione per l’apertura di I Love Mum anche in altre città italiane, vedremo…». Gli abbonamenti sono di differenti tipologie: si va dall’ingresso giornaliero a 20 euro fino ad abbonamenti settimanali al costo di 80 (comprensivi di accesso illimitato dal lunedì al venerdì, postazioni, accesso WiFi, due ore di sale riunioni, armadietto) e mensili a 200 euro.

Il cammino di I Love Mum non si ferma qui: «Dopo questi primi mesi di avviamento del progetto, stiamo lavorando all’individuazione di uno spazio più grande che ci consenta di crescere sia numericamente che a livello di offerta di servizi. Per farci conoscere abbiamo lavorato molto sui social, avvalendoci però anche della comunicazione offline e del passaparola». I bimbi ospitati da I Love Mum sono al momento sette, di età compresa tra i tre mesi e i tre anni, seguiti da due educatrici. «Le porte sono aperte ai genitori quindi i papà possono usufruire del nostro spazio come le mamme, considerato però che la nostra fascia di età riguarda bimbi che spesso vengono ancora allattati al seno è più facile che vengano accompagnati dalle mamme», racconta la Barrera.

Il modello «I Love Mum» sembra quindi riscuotere successo anche perché risponde a una necessità fortemente diffusa tra le lavoratrici, ossia la conciliazione tra rientro a lavoro post maternità e la ricerca di un luogo in cui lasciare i propri bimbi durante la propria attività lavorativa
: «Ammesso che la donna abbia un impiego, potrà accedere ai cinque mesi di maternità obbligatoria, al termine dei quali si troverà a dover scegliere tra il tornare sul posto di lavoro e trovare un asilo nido per il bimbo e qualcuno disponibile a tenerlo fino al rientro dal lavoro. Uno degli elementi principali che emerge da molte ricerche e analisi sui servizi per l’infanzia è la scarsità e difficoltà di accesso per alcune tipologie di persone a questi servizi per la fascia d’età 0-3 anni: un segno di come l’offerta pubblica, anche se affiancata da proposte private e dall’associazionismo, non si sia ancora adattata al cambiamento dei tempi, alla maggiore flessibilità e alla conseguente precarietà che caratterizza oggi il mondo del lavoro».

Una realtà simile a I Love Mum è Piano C, spazio di coworking nato a Milano nel 2012 e al quale il progetto di Roma si ispira. 30 abbonamenti all'attivo, 250 metri quadri tra open space, uffici (quattro su sei sono attualmente occupati), sale multifunzione e aree per i bambini. Quelli che frequentano il Cobaby, seguiti dall'educatrice Francesca Boriosi, hanno un'età compresa tra zero e tre anni. Il Cobaby può ospitare fino a un massimo di otto bimbi. Se si conta anche la community online sono 5mila persone circa quelle che gravitano intorno a Piano C. Porte aperte ovviamente anche agli uomini, papà e non. Un modello di successo che ha dato vita a una vera e propria rete di partner in tutta Italia legati dagli stessi principi e che si è concretizzato anche in attività di consulenza aziendale legate al tema della conciliazione vita-lavoro, su tutte maam U, che punta a valorizzare il ruolo della donna durante e dopo la maternità.

Un altro spazio di coworking a misura di genitore è l’Alveare, nato nel 2014 e primo coworking di Roma con spazio dedicato ai bambini. 25 postazioni, 13 bimbi, 130 persone che vi gravitano mediamente ogni settimana. Al suo interno è possibile anche usufruire fino alle 16 di un servizio di educatrici professioniste. Nei 200 metri quadri dello spazio di Centocelle  sono disponibili uffici e postazioni, ma anche una cucina e due giardini. Nel pomeriggio e durante i fine settimana lo spazio ospita attività di varia natura, come teatro, inglese, psicomotricità. «L'alveare non è solo uno spazio per mamme, ma per entrambi i genitori» precisa Serena Baldari, tra le promotrici de L'Alveare: «Inoltre si tratta di un esempio di rivitalizzazione di spazi pubblici inutilizzati. Lo spazio che ospita il coworking è stato dato in concessione da Roma Capitale e e dal V municipio».

A Bologna c'è Kilowatt, nato nel 2012, caratterizzato dalla presenza di Kw-Baby, servizio educativo sperimentale per i più piccoli, che possono giocare e imparare attraverso una formula che prevede un forte legame con la natura e l’aria aperta, nello scenario delle Serre dei Giardini Margherita.

Il Melo
è infine una realtà presente a Napoli, che propone servizi di cobaby e salvatempo (tintoria, take away, spesa a domicilio) e nella quale sono organizzati presentazioni di libri, feste e riunioni di associazioni. Anche in questo caso vengono proposte diverse formule di abbonamento, dal costo per singolo servizio ad abbonamenti mensili e annuali.

Per Eva Barrera quello del coworking è un modello di lavoro vincente, che «rappresenta una realtà produttiva sempre più significativa in termini di occupazione e creazione di ricchezza». Tuttavia a fronte del numero complessivo di spazi di coworking in Italia quelli dedicati alle mamma sembrano al momento un po’ pochini: secondo i dati pubblicati su mycowo.com, uno degli spazi più noti di coworking presenti in Italia, sono 280 quelli presenti nel nostro Paese, la maggior parte al nord (190), seguito da centro (55) e sud (40). La Lombardia è la regione con il maggior numero di spazi.

Fare qualcosa per ampliare il numero di spazi destinati alle mamme risulta sempre più fondamentale: «In questo contesto, il tema della conciliazione vita-lavoro resta nodale. Un argomento complesso e contraddittorio che investe il processo di modernizzazione delle politiche relative a donna e famiglia e che in Italia registra un sostanziale ritardo rispetto ad altri paesi europei», conclude la Barrera.

Chiara Del Priore

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