Crollo degli stage causa Covid: meno opportunità per tutte le età, in particolare per le donne

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 26 Set 2020 in Notizie

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Nei primi sei mesi di quest’anno il numero degli stage è crollato: si è passati dai  185.152 del 2019 ai 96.376 dello stesso periodo del 2020. Naturalmente la drastica diminuzione è dovuta al Covid: prima il lockdown che ha costretto molte imprese, enti pubblici e associazioni non profit a sospendere le attività, e/o riorganizzarsi per far lavorare dipendenti e collaboratori (e in alcuni casi anche stagisti) da casa; poi il contraccolpo economico, con cali di fatturato anche importanti, e preoccupazione rispetto a come fare per non dover licenziare il personale che ha avuto come conseguenza, in molti casi, la decisione di “congelare” gli ingressi di nuovi stagisti; infine le disposizioni della maggior parte delle Regioni che hanno bloccato tout-court, tra fine marzo e fine maggio, le attivazioni di nuovi tirocini.

Ma chi è stato maggiormente impattato da questo crollo? A livello anagrafico non ci sono “vincitori e vinti”. Il calo di opportunità riguarda omogeneamente tutte le classi di età, e dunque le proporzioni restano le stesse, in epoca Covid, rispetto al passato. Come è ormai tipico in Italia gli stage riguardano solo in due casi su cinque persone veramente giovani, cioè al di sotto dei 25 anni. Una parte altrettanto larga di stagisti proviene dalla classe di età successiva, e cioè in altri due casi su cinque le persone avviate in stage hanno tra i 25 e i 34 anni: sono quelli che noi della Repubblica degli Stagisti chiamiamo gli stagisti “anzianotti”. Il restante quinto è rappresentato da persone over 35, con una ulteriore differenziazione tra chi sta sotto i 55 anni e chi invece ha superato anche quella soglia.

Il Covid ha ridotto le opportunità per tutte le classi di età in maniera “democratica”. Dei circa 96mila tirocini attivati nel primo semestre 2020, poco pù di 38mila hanno riguardato persone molto giovani: gli stagisti al di sotto dei 25 anni hanno rappresentato, per la precisione, il 39,7%. Un numero pressoché identico alla classe anagrafica successiva: gli stagisti tra i 25 e i 34 anni sono stati 38.539, pari a poco meno del 40% del totale. 15.542 stage hanno poi riguardato, nei primi sei mesi del 2020, persone tra i 35 e i 54 anni, vale a dire il 16% del totale. Gli stagisti over 55, poco più di 4mila, hanno “pesato” per il 4% del totale.

Il confronto con i dati dello stesso periodo del 2019 racconta una situazione pressoché identica, con un’unica differenza – tre punti percentuali in più – per la classe degli stagisti giovanissimi. Dei circa 185mila tirocini attivati nei primi sei mesi del 2019, un po' più di 79mila avevano infatti riguardato soggetti under 25: quasi il 43%. La quota di 25-34enni si era fermata al 39%, e gli stagisti tra i 35 e i 54 anni erano stati poco meno del 15% del totale. Gli stagisti over 55, poco meno di 6mila, avevano superato di poco il 3% del totale.

Per quanto riguarda il genere non vi sono al momento “allarmi”, ma la situazione va monitorata, nei prossimi mesi, con grande attenzione. Il fenomeno dello stage non ha mai patito, in questi anni, delle discriminazioni di genere che troppo spesso affliggono invece il mercato del lavoro italiano: non sono state rilevate, negli anni, più o meno probabilità di ottenere uno stage in base al fatto di essere maschi oppure femmine.

Ma in epoca Covid questa verità sembra cominciare a vacillare.
Potrebbe essere un caso, una incongruenza momentanea. Ma va comunque segnalata: scorporando i  96.376 tirocini attivati nei primi sei mesi del 2020 nelle due tranche, grazie ai dati del Sistema Informativo Statistico delle Comunicazioni Obbligatorie del ministero del Lavoro, si scopre che dei 69.352 attivati nel primo trimestre il 50,9% aveva riguardato donne, e il 49,1% uomini. Dunque fino a quel momento – il primo trimestre è largamente “pulito” dalle conseguenze del Covid, comprendendo i mesi di gennaio e febbraio in cui la pandemia non era ancora scoppiata – la situazione era ancora “standard” e vigeva una situazione di gender equality.

Ma prendendo in considerazione invece i numeri del secondo trimestre, le attivazioni in favore di stagiste si fermano al 46,4%, e quelle in favore di stagisti salgono a 53,6%:  dei poco più di 27mila stage attivati tra aprile e giugno del 2020, 14.479 hanno infatti riguardato stagisti maschi e solo 12.545 stagiste femmine.

Un confronto con l’anno scorso conferma che è la prima volta che si verifica una differenziazione così marcata – anche se sostanzialmente piccola – tra opportunità per i maschi e opportunità per le femmine: dei tirocini attivati nel primo trimestre 2019, poco meno di 85mila, esattamente il 51% aveva riguardato donne e il 49% uomini; per quanto riguarda i 100.433 del secondo trimestre 2019 la percentuale era praticamente perfetta a 50–50.

In particolare, nel secondo trimestre 2020 le opportunità di stage sono aumentate in favore dei maschi per quanto riguarda i tirocini per persone under 25: qui il 56,7% delle attivazioni ha riguardato stagisti maschi. Anche nei primi due trimestri del 2019, nonché nel primo trimestre del 2020, i giovani maschi avevano avuto un leggero “vantaggio”, che si era però fermato a sempre poco sopra il 53%.

Un altro calo, per le donne, sta nella fascia di età successiva, quella degli stagisti tra i 25 e i 34 anni. Qui le donne sono sempre state un po’ più numerose degli uomini. Basti pensare che nel primo trimestre del 2019 esse rappresentavano ben il 54,9% degli stage avviati, relegando i coetanei maschi al 45,1%. Idem per il secondo trimestre di quell’anno: il 54,3% dei 25-34enni erano donne, il 45,7% uomini. E ancora idem per il primo trimestre di quest’anno: stessa fascia di età, 45% maschi e 55% femmine. Eppure all’improvviso questo trend si inverte, proprio nel secondo trimestre del 2020: i 25-34enni avviati in stage balzano ad essere il 48% del totale di quella fascia di età, le 25-34enni scendono al 52%.

Stesso discorso per la fascia di età 34-55 anni: donne “storicamente” più numerose, e uomini che si attestano sul 45,6% nel primo trimestre del 2019, sul 47,2% nel secondo trimestre 2019, sul 45,6% nel primo trimestre del 2020… Poi arriva il Covid e gli uomini improvvisamente diventano più numerosi: le attivazioni di stage nel secondo trimestre 2020 in quella fascia di età riguardano per un 51,7% uomini e solo per un 48,3% donne.

Abbandonando le differenziazioni per classe di età, e considerando solo la variabile del genere, il trend della diminuzione degli stage di donne nel secondo trimestre è particolarmente evidente in Lombardia dove si passa, confrontando i trimestri, da una media di 52-53% a un 47% di stagiste donne, e in Veneto – da un 48-51% a un 45%.

La differenza – “l’incongruenza” del secondo trimestre 2020 complessivamente, a livello nazionale, è solo di quattro punti percentuali, dirà qualcuno. Quattro per cento in più di opportunità di stage per gli uomini, quattro per cento in meno per le donne. Che sarà mai. Forse è vero, che sarà mai. Ma meglio vegliare con attenzione e tenere a fuoco questi dati. Perché nei periodi di crisi economica, come quello che stiamo vivendo e che è cominciato, guardacaso, proprio nel secondo trimestre di quest’anno, il lavoro delle donne “inspiegabilmente” comincia a contare, in alcuni contesti, per alcuni datori di lavoro, meno di quello degli uomini. Mentre è importante che le donne possano continuare a disporre anche in epoca Covid delle stesse opportunità degli uomini. A cominciare dallo stage.

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