Avvocati, professione in crisi: «C'è un problema economico: non si riesce a mettere insieme il pranzo con la cena»

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 30 Apr 2024 in Approfondimenti

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Una carriera da avvocato? No, grazie. Professione ambita una volta, mentre oggi le aspirazioni dei giovani sembrano rivolgersi altrove. Uno dei dati lampanti è il numero di cancellazioni dall'albo. Ad abbandonare la professione nel 2022 sono stati in 8.696, contro 8.257 nuove iscrizioni, producendo un saldo negativo di 441 avvocati, fa sapere il report sull’avvocatura 2023 del Censis. Anche le iscrizioni a Giurisprudenza hanno subito un calo: dal 2013 a oggi sono scese da 154mila a 104mila.

«Il dato è fisiologico in relazione alla crisi demografica»
ragiona con la Repubblica degli Stagisti Oliviero Diliberto [nella foto a destra], già politico e ministro della Giustizia all'epoca dei governi D'Alema, oggi ordinario di diritto romano e preside di Giurisprudenza alla Sapienza di Roma. Anche se, segnala Diliberto, la facoltà di Giurisprudenza a ciclo unico dell'ateneo è andata un po' in controtendenza: «Gli iscritti sono passati dai 4.936 del 2021 a 5.185 del 2023».

Al di là di questo, «resta patologico il numero di cancellazioni: segno di come non si sia in grado di reggere i costi della professione, che porta a guadagni molto modesti». Non tanto «un calo di appeal, quanto un problema economico per cui non si riesce a mettere insieme il pranzo con la cena» prosegue Diliberto. «C'è chi accetta perfino di lavorare come segretario negli studi in cui ha fatto il praticantato, pur di avere uno stipendio sicuro». 

Un altro segnale inequivocabile sta nelle iscrizioni all’esame di abilitazione: 9mila nel 2023, contro le 19mila del 2019. «Si sono dimezzate» conferma alla Repubblica degli Stagisti Carlo Foglieni, 44enne presidente dell’associazione dei giovani avvocati Aiga. E dire che con gli anni l’esame di abilitazione si è perfino ammorbidito. Adesso la prova prevede «un solo atto giudiziario scritto, più un orale [introdotto con la pandemia, ndr] articolato in tre parti». Le percentuali di promozione alla prima prova «sono state all’ultima sessione del 55 per cento, in miglioramento rispetto al passato».

Ma per un giovane che si affaccia al praticantato il percorso è accidentato. A cominciare dai costi da sostenere, in un Paese impoverito come l’Italia. Innanzitutto una fase di preparazione lunga 18 mesi, «anche se c'è la possibilità di anticipare la pratica di un semestre, mentre si è ancora all’università». I praticantati «però non prevedono obbligatoriamente un rimborso spese, né tantomeno un minimo da corrispondere». La media, quando un'indennità c'è, «è sui 4-500 euro mensili»  quantifica Foglieni.

Poi, lo scoglio dell’esame. «Tra scuole di  preparazione, acquisto di codici, certificati di compiuta pratica si può arrivare anche 2mila euro in un anno». A cui aggiungere le tasse d’esame e infine l’iscrizione all’albo: anche così «se ne vanno alcune centinaia di euro». 

Una volta cominciata la professione, non è che arrivino i redditi auspicati. «I compensi medi per un giovane avvocato su due sotto i quarant'anni si aggirano sui 20mila euro annui» dice Foglieni. Fino a 39 anni, segnala il report sull’avvocatura 2023 del Censis, si guadagna in media 25mila euro all’anno. Vanno conteggiate anche le quote da versare alla Cassa forense una volta che ci si è abilitati, con un'aliquota del 15 per cento. «Per le colleghe donne le cose vanno ancora peggio»: i guadagni delle avvocate «sono in media la metà, un gender pay gap che porta a abbandonare la professione: solo nell’ultimo anno quasi 6mila avvocate si sono cancellate dall’albo». 

Giurisprudenza ha sempre avuto la fama «di laurea che apre tante strade: succedeva negli anni Settanta, quando io ho iniziato» ricorda Diliberto, e oggi è ancora così, «ma va declinato in modo diverso» evidenzia. Anche perché gli avvocati in Italia sono in tutto 248mila, 24mila solo sull'ordine di Roma. «Un numero spropositato rispetto agli altri Paesi».

Per andare incontro al mercato del lavoro odierno, la Sapienza ha diversificato i corsi di laurea. Alla triennale sono nati per esempio i corsi in «diritto della proprietà immobiliare, per le professioni di amministratore di condominio o agente immobiliare». Alla magistrale ci sono «corsi in inglese come studi europei o quello di giurista d'impresa». E ancora, fa sapere il preside, «uno appena attivato in giurista dei beni culturali». 
Ma soprattutto c'è una triennale «in amministrazione pubblica, apposta per chi vuole accedere alla Pa». 

Tanti giovani optano per il concorso pubblico, visti i numerosi bandi  in uscita. «Un posto sicuro, a 1700 euro netti al mese, con tutte le tutele del caso» ragiona Foglieni. Non si «devono rincorrere clienti, che faticano a pagare la parcella in un Paese con un potere d’acquisto eroso». E non ci si espone neppure a «quel rischio di burnout a cui anche gli avvocati vanno incontro diventando il punto di riferimento di vicende che possono procurare molto stress, tra detenuti o storie nell'ambito del diritto di famiglia». 

Non bisogna però scoraggiarsi, perché la figura dell'avvocato può «anche rivolgersi verso strade nuove come l’attività stragiudiziale, di consulenza e di assistenza legale». O «verso settori non ancora battuti come quello del digitale, gli influencer ad esempio». Infine, sottolinea Foglieni, c'è bisogno di sostegni per mettersi in proprio. «Si devono stanziare incentivi per startup di studi legali, così come per altre iniziative di imprenditoria giovanile». 

Ilaria Mariotti 

 

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