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Disposti a tutto pur di diventare giornalisti pubblicisti: anche a fingere di essere pagati. Ma gli Ordini non vigilano?

13 anni, 11 mesi fa di Andrea Curiat

Link all'articolo originale: Disposti a tutto pur di diventare giornalisti pubblicisti: anche a fingere di essere pagati. Ma gli Ordini non vigilano? Falsi pubblicisti, prevenire è meglio che curare. Non sono rari, purtroppo, i casi di giovani aspiranti giornalisti costretti da aziende truffaldine a pagarsi da soli i contributi, falsificando documenti e ricevute fiscali per dimostrare l’esistenza di un’attività remunerata e poter ottenere così l’ambito tesserino. Ma è possibile giocare d’anticipo e impedire il ripetersi di questa pratica illegale, che costituisce reato tanto per le testate coinvolte quanto per i ragazzi che si lasciano convincere? La Repubblica degli Stagisti lo ha chiesto …

paololonati

13 anni, 11 mesi fa

Sono un pubblcista, per fortuna il mio processo di praticantato è stato regolare, ma non nego che colleghi sono diventati pubblicisti con questa manovra che descrivete nell'articolo. Dubito però che l'annuncio di presidenti di ordini o professionisti sul denunciare i casi truffaldini possa trovare successo. Nel caso in cui succedesse una cosa del genere: o lavori gratis per il patentino o non lavori. Facile capire da che parte penderanno i giovani aspiranti giornalisti.
Un altro problema annoso riguarda il praticantato per diventare professionista.
C'è chi afferma, come Travaglio, che gli ordini andrebbero cancellati. Non sono così estremista, ma ci vuole una regolamentazione e una trasparenza che ad oggi manca del tutto!
Io non lo sono ancora diventato perchè la mia famiglia non ha i soldi per pagare la scuola di giornalismo (cosa ti insegnano poi è ancora un mistero, dato che il giornalismo si fa per strada - cit. Montanelli) e le aziende cavalcano l'onda delle numerose scuole di giornalismo nate in questi anni (addirittura a Salerno e Potenza!! non certamente note come poli giornalistici).
Per di più gli editori piangono miseria e chiedono aiuti statali, quando poi i soldi ci sono e vengono tirati fuori per strapagare opinionisti e commentatori sportivi (ex allenatori e giocatori già miliardari).
La soluzione sarebbe quella di avere un massimo di 2 o 3 scuole sparse in Italia e si dovrebbe prendere l'esempio dagli avvocati (o dal percorso dei pubblicisti): dopo la laurea un praticantato sul campo all'interno di aziende editoriali, giornali, tv, redazioni che naturalmente abbiano una determinata struttura e composizione.
In questo modo si responsabilizzerebbero gli editori, i quali risparmierebbero sugli opinionisti per attivare una scuola di formazione all'interno dell'azienda. Così si otterrebbe trasparenza e si permetterebbe a tutti di inseguire lealmente, mettendosi in competizione, il proprio sogno.
Per quale motivo un editore o direttore deve esser ostacolato nell'assumere un giovane brillante semplicemente perchè non è ancora professionista (i contratti da praticante sono molto onerosi e le aziende hanno poi obblighi ad assumere un numero minimo di professionisti)? Esser professionisti non è sinonimo di bravura!
Io intanto per non rimanere disoccupato a vita, ho deciso di reinventarmi ed ora dopo un master, pagato dalla mia Regione, comincierò a inoltrarmi in altro lavoro in attesa che qualcosa cambi.
continuo ad inseguire un sogno...forse inutilmente

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