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Stagisti in eterno, il momento di dire basta - la storia di Elena

15 anni fa di Eleonora Voltolina

Link all'articolo originale: Stagisti in eterno, il momento di dire basta - la storia di Elena Elena di stage non ne può più. A 27 anni ne sta facendo un altro, l'ennesimo: il quarto. E certo non si può dire che si sia svegliata tardi: il primo l'ha fatto a soli 17 anni, quando studiava Ragioneria alle superiori. Due mesi d'estate, tra il quarto e il quinto anno, in un'azienda del suo paese. Durante la triennale (facoltà di Scienze della Comunicazione) un altro stage, stavolta di tre mesi, nella biblioteca comunale: «Oltre al semplice prestito e …

Giba

14 anni, 9 mesi fa

1) La storia di Elena non mi ha molto commosso. Il primo stage a 17 anni è una cosa piuttosto comune. Io stage ne ho fatti tre da laureato quadriennale. Quella dello stage è sicuramente una piaga sociale nonché un ricatto delle aziende che tagliano i costi, ristrutturano i loro modelli di business e non hanno intenzione di assumere. Forse le tante Elena, ma anche Maria, Giuliano, Adele tra i 20 e i 30 anni dovrebbero scegliere i loro percorsi formativi con maggiore criterio: se l'assunzione resta purtroppo un miraggio forse è anche per una mancanza di razionalità nella scelta del percorso formativo. Stage inclusi

Ps: Eleonora buon lavoro
Ps2: Semplifica l'accesso al forum

Giancarlo

14 anni, 9 mesi fa

Certo che c'è il ricatto! però io mi dico: ma lavorare per non guadagnare, vuol dire lavorare? Mia madre mi ha sempre chiesto quando parlavo dei miei tanti e sfacettati impegni: ma ci guadagni? allora si, è un lavoro. Non ci guadagni? allora è un hobby. E vi dirò di più, nel caso dello stage un hobby per ricchi. Perché non è detto che tutti si possano concedere il lusso di lavorare gratis!

Ho letto un post di Riccardo che diceva giustamente: tu, azienda, non puoi pagare? allora vuol dire che non ho futuro con te. Tu mi puoi pagare ma non vuoi? vuol dire che sei stronzo, e dunque non voglio io aver a che fare con te. Perché mai i miei genitori dovrebbero "sponsorizzare" la tua azienda, pagandone un dipendente senza però aver nessun diritto al guadagno? Follia. Bisogna tornare alla radice delle cose: il lavoro è quanto l'uomo da di fatica per mangiare, avere una casa, ecc... Poi che possa essere piacevole, interessante, per carità, tanto meglio. Poi si può discutere sul quanto. Magari pochissimo, giusto il necessario per mangiare ed avere un tetto. Però per niente, no. Meglio fare qualcos'altro.

costy

14 anni, 9 mesi fa

Purtroppo spesso scatta una sorta di "ricatto morale" al quale è difficile sottrarsi: l'occidente è in crisi, l'Italia di conseguenza. Trovare lavoro in questa situazione è quasi un miracolo. Il rischio è che, dall'altra parte della scrivania, a chiunque si risponda nel modo da te consigliato, ci si trovi di fronte qualcuno che risponde: "Bene, allora cerca qualcuno che sia disposto a pagarti. In tempi di crisi dovresti ritenerti fortunata anche solo ad avere una possibilità a guadagno zero. Avanti il prossimo." In questi casi, non so sinceramente se sia peggio il rimorso per non aver accettato o, qualora si accetti, la fatica, accompagnata da un sacrosanto "Chi me l'ha fatto fare." Alternative? L'estero.

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