Perché la Regione Lombardia non ha stanziato dei fondi per sostenere gli stagisti? «Non si può aspettare oltre»

Scritto il 05 Giu 2020 in Notizie

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Perché la Regione Lombardia – la Regione più importante d’Italia per molti aspetti, dal PIL alla concentrazione di aziende, e anche la prima per numero di stagisti: sul suo territorio si svolge oltre un quinto degli stage extracurricolari di tutta Italia – non ha stanziato dei fondi per sostenere, appunto, gli stagisti?

E’ una domanda che in questi mesi noi abbiamo fatto più volte pubblicamente, e che i giovani ci hanno posto incessantemente. Com’è possibile che il Lazio, la Toscana, l’Emilia Romagna, la Calabria e perfino la piccola Valle D’Aosta abbiano capito che la sospensione o interruzione di migliaia di tirocini avrebbe messo in difficoltà gli stagisti, e invece la Lombardia abbia ignorato il problema?

A porre questa domanda direttamente alla giunta regionale lombarda, presieduta dal leghista Fontana, arrivano cinque consiglieri regionali. Due di loro sono legati alla Repubblica degli Stagisti dal “Patto per lo stage”, sottoscritto durante la campagna elettorale, che li impegna a occuparsi delle tematiche e problematiche legate allo stage: si tratta di Pietro Bussolati e Paola Bocci, entrambi del Partito Democratico. Gli altri tre firmatari sono Raffaele Straniero, Maria Rozza e Matteo Piloni, anche loro eletti nelle fila del PD.

I cinque hanno depositato ieri una interrogazione a risposta immediata intitolata “Tirocini curriculari ed extracurriculari”, che chiede proprio «per quale motivo Regione Lombardia non abbia sin qui stanziato, al pari di altre Regioni, un contributo ad hoc a favore degli stagisti che si sono trovati senza indennità di tirocinio in seguito all'interruzione dello stesso dovuta all’emergenza sanitaria del CoVid 19».

Nel testo dell’interrogazione i cinque consiglieri sottolineano che «il blocco delle attività formative dovuto all’emergenza Covid 19 ha colpito duramente sia i tirocini curriculari che extracurriculari» e che la sospensione o interruzione di questi percorsi formativi «al netto di coloro i quali si sono potuti avvalere dello strumento dello smart working, ha lasciato migliaia di tirocinanti lombardi senza alcun reddito per molte settimane».

E quindi si appellano all’assessore competente – che in realtà è una assessora: Melania De Nichilo Rizzoli, responsabile per le materie Istruzione, formazione e lavoro all’interno della giunta Fontana – chiedendo appunto come mai la Lombardia non abbia ancora agito concretamente per sostenere il reddito di queste migliaia di tirocinanti.

Intersecato a questa richiesta vi è anche, nella stessa interrogazione, un riferimento alle problematiche specifiche legate ai tirocini curricolari: «Nonostante la riapertura della quasi totalità delle attività» denunciano i cinque consiglieri «si è venuto a creare un serio problema per tanti studenti in tirocinio curriculare che, oltre ad avere accumulato tre mesi di ritardo nella parte pratica a causa del lockdown, si sono trovati impossibilitati a rientrare in azienda o presso le attività commerciali a causa delle persistenti norme di contenimento e distanziamento di sicurezza» e chiedono quindi all’assessora «come intenda procedere per scongiurare che gli studenti possano perdere l’anno scolastico ed anche i soldi per cause che non dipendono dal loro impegno, dalla loro capacità, dalla loro volontà».

In Lombardia nel corso del 2019 sono stati attivati – i dati sono quelli freschi freschi contenuti all’interno del Rapporto annuale sulle comunicazioni obbligatorie appena pubblicato dal ministero del Lavoro – oltre 74mila tirocini extracurricolari, cui vanno aggiunti più o meno 30-35mila (il numero preciso è ignoto) curricolari. Si può quindi calcolare che al momento del lockdown, tra la fine di febbraio e la metà di marzo, fossero in corso almeno 50mila tirocini sommando insieme quelli curricolari e quelli extracurricolari. E se è vero che una parte di questi percorsi ha potuto essere “salvata” dalla modalità dello smart internshipping, subito autorizzata esplicitamente dalla Regione Lombardia, è vero anche che diverse migliaia non hanno avuto la stessa fortuna.

stage lavoro paola bocci«L’assessora Rizzoli dovrà rispondere alla nostra interrogazione il prossimo martedì, il 9 giugno, nel corso del question time, nel corso della seduta del consiglio regionale» dice alla Repubblica degli Stagisti Paola Bocci: «Per molti dei ragazzi che hanno dovuto interrompere dall’oggi al domani il tirocinio per la pandemia, l'indennità mensile dello stage era l’unica entrata, ed è un loro diritto avere un riconoscimento anche economico per uno stop forzato. Come è un dovere della Regione Lombardia provvedervi con fondi propri. Altre regioni, come l’Emilia Romagna, lo hanno già fatto. È tempo che anche Lombardia si attivi. Per Regione Lombardia,  che si dice attenta alla valorizzazione delle sue giovani generazioni, è il momento di passare dalle generiche parole ai fatti: non si può aspettare oltre».

«Stiamo caricando sui più giovani un grande carico di spese per il futuro, prendendo risorse a debito per l’oggi» aggiunge Pietro Bussolati: «Occorre quindi una doppia attenzione per le loro esigenze. Alcune Regioni lo hanno fatto prevedendo indennizzi, la Lombardia no: e questa assenza di attenzione è uno schiaffo al futuro della nostra Regione».

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