Categoria: Lettere

Il Centro studi umanistici scrive alla Repubblica degli Stagisti

Il Centro studi umanistici M.G. Lowthian Bell ci chiede di pubblicare e pubblichiamo.Replica della responsabile del Centro sperimentale di ricerca, formazione e documentazione per gli studi umanistici "M. G. Lowthian Bell" all'articolo del 26 ottobre 2009, «Stage a pagamento, un lettore chiede help alla Repubblica degli Stagisti» a firma di Andrea Curiat e Eleonora Della Ratta, pubblicato su www.repubblicadeglistagisti.itRestiamo francamente e sinceramente stupiti di fronte al contenuto dell'articolo Stage a pagamento: un lettore chiede help alla Repubblica degli Stagisti, con il quale, registrando una semplice richiesta di chiarimenti da parte di un lettore, si formulano osservazioni assolutamente inconferenti in relazione allo stage da noi organizzato presso il Museo di Roma.Infatti, effettuando una preventiva ricerca su analoghi strumenti di formazione e di aggiornamento diffusi prevalentemente in ambito accademico e nell'ambito della formazione continua dei professionisti, si sarebbe facilmente verificato come l'uso della parola stage intesa come seminario e/o workshop, sia assolutamente lecita ed usuale in questi settori, e, d'altro canto, qualsiasi dubbio sarebbe stato fugato dalla lettura del comunicato stampa, da noi largamente diffuso su tutti i mezzi di comunicazione disponibili, dove si parla chiaramente di "lezioni" e di un "programma"...Leggi il testo integraleReplica della responsabile del Centro sperimentale di ricerca, formazione e documentazione per gli studi umanistici "M. G. Lowthian Bell" agli articoli del 26 ottobre 2009, Lo stage-seminario si fa al museo, ma i partecipanti pagano il centro e Cosa costituisce tirocinio formativo e cosa no, a firma di Andrea Curiat e Eleonora Della Ratta, pubblicati su www.repubblicadeglistagisti.itIntendiamo in questa sede fugare i dubbi immotivatamente espressi dai giornalisti in questione sulla correttezza e liceità delle procedure amministrative poste alla base di ogni attività proposta dal nostro Centro e e che ha portato, nel caso dello Stage di formazione presso il Museo di Roma - Palazzo Braschi, tenutosi nei giorni dal 9 al 13 novembre 2009, alla conclusione di un protocollo d'intesa tra il Centro studi umanistici "M. G. Lowthian Bell" e la Sovraintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma. I partecipanti allo stage, che non ha comportato e non poteva comportare alcuna attività lavorativa, non essendo in questo caso applicabile la disciplina prevista dal D.M. 142/1998, hanno ricevuto circa 40 ore di formazione qualificata versando una quota di iscrizione di 420 euro, comprensive di IVA, cifra peraltro perfino al di sotto della media normalmente richiesta anche per un monte ore decisamente inferiore, da altri corsi di aggiornamento analoghi...Leggi il testo integralePer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Stage a pagamento: un lettore chiede «help» alla Repubblica degli Stagisti- Lo "stage-seminario" si fa al museo, ma i partecipanti pagano il Centro- La Repubblica degli Stagisti al servizio dei lettori: al via la nuova rubrica «Help»

Stage a pagamento, un lettore chiede "help" alla Repubblica degli Stagisti: la replica del Centro studi umanistici

Il Centro studi umanistici M.G. Lowthian Bell di Viterbo ci chiede di pubblicare e pubblichiamo.Replica della responsabile del Centro sperimentale di ricerca, formazione e documentazione per gli studi umanistici "M. G. Lowthian Bell" all'articoli del 26 ottobre 2009, «Stage a pagamento, un lettore chiede help alla Repubblica degli Stagisti» a firma di Andrea Curiat e Eleonora Della Ratta, pubblicato su www.repubblicadeglistagisti.itRestiamo francamente e sinceramente stupiti di fronte al contenuto dell'articolo Stage a pagamento: un lettore chiede help alla Repubblica degli Stagisti, con il quale, registrando una semplice richiesta di chiarimenti da parte di un lettore, si formulano osservazioni assolutamente inconferenti in relazione allo stage da noi organizzato presso il Museo di Roma.Infatti, effettuando una preventiva ricerca su analoghi strumenti di formazione e di aggiornamento diffusi prevalentemente in ambito accademico e nell'ambito della formazione continua dei professionisti, si sarebbe facilmente verificato come l'uso della parola stage intesa come seminario e/o workshop, sia assolutamente lecita ed usuale in questi settori, e, d'altro canto, qualsiasi dubbio sarebbe stato fugato dalla lettura del comunicato stampa, da noi largamente diffuso su tutti i mezzi di comunicazione disponibili, dove si parla chiaramente di "lezioni" e di un "programma". L'offerta formativa da noi predisposta deve esse dunque assimilata, non agli stage di kung-fu, skateboard, hip hop, da voi immotivatamente citati, ma piuttosto agli stage di medicina, di giurisprudenza e di altre discipline accademiche che sarebbero stati certamente un più idoneo termine di paragone, dati i contenuti dei programmi da noi proposti, i destinatari e il luogo di svolgimento delle lezioni.Nell'articolo di Andrea Curiat e Eleonora Della Ratta, Stage a pagamento: un lettore chiede help alla Repubblica degli Stagisti si afferma che "il rischio di fare confusione è dietro l'angolo. Innanzitutto c'è la parola stage" - "poi c'è l'aggettivo di formazione" - e non è ivi chiaramente illustrato come questo possa, nel nostro caso, ingenerare confusione, dato che lo stage è destinato alla formazione dei laureati, oltre che all'aggiornamento dei professionisti museali senza alcun riferimento alla normativa di settore in materia di tirocini formativi - e si contesta il "riferimento a un tutor e a un ente promotore". Non essendo nel nostro comunicato stampa diffuso ufficialmente (accessibile cliccando su stage museo di Roma) riportata né la parola "tutor" né la parola "ente promotore", questi termini non possono certo aver dato luogo alla paventata confusione, che, peraltro non è mai stata rilevata da alcuno dei nostri 19 iscritti (su un numero massimo consentito di 20), i quali hanno frequentato lo stage con gradimento ed interesse, ben coscienti, in quanto in grado di percepirne le caratteristiche considerata l'alta specializzazione del tipo di utente, di partecipare ad uno stage seminariale. Infine, la presenza di un tutor, cioè di un assistente alla didattica, è circostanza del tutto normale in ambito accademico e quindi anche nella formazione integrativa post-universitaria, come indubbiamente sarà chiaro anche ai giornalisti firmatari dell'articolo in questione.Caterina PisuGli articoli della Repubblica degli Stagisti sono improntati al rigoroso rispetto della deontologia professionale e quindi si attengono scrupolosamente ai tre principi di verità, continenza e pertinenza delle informazioni. Confermiamo pertanto tutti i contenuti pubblicati.Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Stage a pagamento: un lettore chiede «help» alla Repubblica degli Stagisti- Lo "stage-seminario" si fa al museo, ma i partecipanti pagano il Centro- La Repubblica degli Stagisti al servizio dei lettori: al via la nuova rubrica «Help»- Stage deludente dopo un master da 11mila euro: una lettrice chiede «help» alla Repubblica degli Stagisti

Consiglio regionale calabrese, la lettera aperta di una superstagista al presidente Bova: non siamo altro che manovalanza per enti assetati di personale

Scrivo alla Repubblica degli Stagisti per denunciare la carenza formativa dello stage regionale  al quale sto partecipando, più volte denunciata agli enti competenti e con scarsi risultati ottenuti. Alla fine quello che era uno stage fatto ad hoc per noi giovani eccellenze inoccupate e disoccupate calabresi con l'appellativo di "alta formazione" si è rivelato essere una manovalanza per comuni ed enti assetati di personale che sappia almeno usare word e inviare e-mail. Questa è una lettera aperta al presidente del consiglio della regione Calabria Giuseppe Bova che spero avvii un dibattito serio, sopratutto per la pubblica amministrazione (tanto cara in questi tempi ai ministri in carica) della mia regione.Caro Presidente Bova,ho deciso di scriverle questa lettera aperta dopo un “calvario burocratico” che da circa dieci mesi mi vede coinvolta, senza che una soluzione si sia trovata.Sono una delle vincitrici del voucher formativo “Programma Stages 2008-2010” promosso dal Consiglio regionale della Calabria per i migliori giovani laureati, per incentivare la residenzialità dei cosiddetti cervelli in fuga e per apportare nella pubblica amministrazione calabrese una ventata di innovazione.Il “Super-Stage” così definito da diversi quotidiani nel periodo di polemica aperta con il senatore giuslavorista Ichino, premetteva positive finalità che mi hanno convinta a partecipare vincendo la borsa nel mio settore di competenza nella provincia di Vibo Valentia con assegnazione ad un ente comunale, che a sua volta aveva richiesto la mia figura professionale nel proprio organico.Il percorso formativo di noi allievi si è sviluppato in una prima fase di preparazione nelle aule universitarie dei tre atenei calabresi, dove tutti i vincitori sono stati rassicurati sul percorso futuro nelle P.A. alle quali ognuno era stato assegnato, prevedendo, vista l’originalità del progetto, periodi di sbandamento e poca collaborazione da parte degli enti, con la promessa da parte dei responsabili universitari di monitorare i progetti formativi, nonché il nostro effettivo impiego secondo la logica dello stesso progetto.Fin dal nostro arrivo all’interno delle P.A. siamo stati assegnati a delle figure tutoriali, investite dal compito di supervisionare e seguire gli stagisti nella realizzazione dell’apposito progetto formativo che rappresenta la caratteristica fondamentale del Programma Stages, e soprattutto di curare l’aspetto riguardante l’ambientamento nell’ente e il fattivo inserimento nell’organico interno in piena sintonia con le proprie caratteristiche professionali.Premesso ciò, ci si è subito resi conto della reale difficoltà a poter svolgere in concreto tale progetto, in quanto innanzitutto, oltre a doversi confrontare con problematiche di natura materiale - mancanza di mezzi basilari come scrivanie, computer, stampanti e quanto altro può servire a mettere nelle condizioni chiunque a svolgere il proprio lavoro -  ci si è dovuti confrontare soprattutto con l’indifferenza dell’ente di fronte al senso stesso del progetto legato alla formazione, premessa per la quale il Comune avrebbe potuto avvalersi degli eccellenti laureati nel proprio organico.A distanza di quattro mesi di permanenza nel Comune, feci richiesta di “cambio sede” al Consiglio regionale della Calabria, denunciando la carenza dell’ente e mi venne concesso un trasferimento di provincia (visto che vivo e risiedo a Rende), per svolgere attività presso il teatro comunale A. Rendano di Cosenza. A distanza di tre mesi dalla mia permanenza nel nuovo ente, mi venne revocato il trasferimento per motivi materiali, visto che nel concedermi tale trasferimento gli uffici regionali non si erano accorti che un cambio di provincia era incompatibile con il bando.Per cui, ri-assegnata al Comune originario, senza valutare una effettiva motivazione e senza valutare le reali problematiche legate alla mancanza iniziale dell’ente di non avere rispettato gli articoli 12 e 13 del bando promosso, ho cercato autonomamente un altro ente nella provincia di Vibo Valentia presso il quale potermi trasferire e “iniziare” un nuovo e reale percorso formativo.Ora mi ritrovo ancora qua, a distanza di un mese e mezzo dalla mia ri-assegnazione, pur avendo fatto richiesta ripetutamente di nulla osta al sindaco, pur avendo denunciato agli enti competenti (università e consiglio regionale), la situazione rimane completamente ignorata da troppo e lungo tempo.Questa lettera aperta è di indignazione e denuncia di questa situazione nella quale sono coinvolta, dopo tanti anni di studi e di passione, specializzazioni e speranze: questo scontro con la realtà della P.A. in Calabria è veramente devastante, anche perché risulta attualmente che il progetto avvalori più la tutela dei rapporti interni tra gli enti amministrativi coinvolti, che noi ragazzi, i veri vincitori del bando, che ORA, dopo tanti investimenti sulla formazione e sulla professionalità da parte delle nostre famiglie calabresi, abbiamo bisogno di imparare e inserirci nelle migliori condizioni in questo astratto “mondo del lavoro”, e quindi necessitiamo di tutele in un ambiente poco pulito e poco professionale come quello della pubblica amministrazione. Anche questo è spreco di denaro pubblico e prima o poi occorrerà fermare questa emorragia, che ci vede protagonisti nelle classifiche italiane ed europee sempre e solo delle ultime posizioni.Spero che questa lettera aperta aiuti a risolvere il mio caso e a far capire quanto sono urgenti e gravi alcune situazioni legate al futuro lavorativo in questa regione.Maria Grazia BisurgiPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- In Calabria il consiglio regionale attiva i «superstage»- Superstage calabresi, ancora nessuna risposta all'interrogazione parlamentare. Pietro Ichino: il governo non sa che pesci pigliare- Michele Tiraboschi e Michel Martone sui superstage calabresi: «Per i giovani sono un boomerang»- Francesco Bonsinetto, dalla cattedra allo stage- Francesco Luppino, l'ingegnere stagista- Serena Carbone: una proposta al consiglio regionale per valorizzare davvero noi superstagisti- Pietro Canale, il commercialista stagista  

Uno stagista può chiamare gli altri dipendenti dell'azienda «colleghi»? C'è chi pensa di no: la lettera di una lettrice

Una mia amica ha da poco iniziato uno stage in una grande azienda e nelle prime mail che le è capitato di mandare a tutti gli altri dipendenti ha scritto: «Cari colleghi…». Non l'avesse mai fatto! Qualche giorno dopo, nel corso di una riunione, la direttrice dell'azienda l'ha ripresa, facendole notare che lei non si può rivolgere agli altri chiamandoli colleghi, perchè non è che una stagista. La signora sostiene esista una normativa scritta che vieterebbe insomma agli stagisti di chiamare «colleghi» coloro che hanno intorno.A me non è mai capitata una situazione del genere, e non riesco a trovare nessun riferimento a questa fantomatica legge. Tra l'altro, sono convinta che non si diventi colleghi per un pezzo di carta, ma per la collaborazione che si instaura. E penso che impedire di usare questa parola ad uno stagista lo possa far sentire escluso e inadatto.Qualcuno mi sa aiutare? Grazielettera firmataSarebbe in effetti interessante scoprire a quale «normativa scritta» si riferisse la direttrice dell'azienda.  Non risulta che vi siano, nel decreto ministeriale che regolamenta lo stage, divieti particolari rispetto ai termini con cui un tirocinante può o non può definire i dipendenti dell'azienda o dell'ente presso cui svolge il suo stage. Certamente nell'articolo 1 del decreto viene specificato che «i rapporti che i datori di lavoro intrattengono con i soggetti da essi ospitati non costituiscono rapporti di lavoro», ma questo c'entra poco con la parola «colleghi». Può essere che la direttrice dell'azienda fosse a conoscenza di qualche particolare sentenza in cui è stata affrontata la questione? Alla Repubblica degli Stagisti non risulta che ce ne siano.Più in generale: è vero che tecnicamente uno stagista non è collega degli altri dipendenti di un'impresa o un ente, per il semplice fatto che non è ancora un professionista e non è assunto. Però è lì per imparare, nell'ottica di acquisire competenze: e lo fa inserendosi nell'ufficio, osservando i più esperti in azione e collaborando con loro.Insomma, il richiamo della direttrice appare non solo sgradevole  ma anche controproducente, perchè rischia di erigere uno steccato tra dipendenti e stagisti, e far sentire questi ultimi esclusi dal team, pesci fuor d'acqua rispetto al resto dei... colleghi, appunto.

Stage dopo i 18 mesi dalla laurea: come funziona la proroga? Chi può fare da ente promotore? La lettera di una lettrice

Ho un problema a cui non riesco a trovare soluzione. Mi sono laureata presso l'università di Roma La Sapienza in Lettere e e filosofia - C.d.L. Letteratura, musica e spettacolo a dicembre 2007. A ottobre dello stesso anno ho iniziato un Master in Giornalismo di moda presso l'Accademia di costume e moda di Roma, concluso nel maggio 2008. A giugno ho iniziato uno stage presso un ufficio stampa di una casa di moda  durato 9 mesi (aprile 2009).Per quanto concerne assicurazione INAIL e responsabilità civile ho goduto della convenzione per lo svolgimento di tirocini di formazione e orientamento stipulata dall'università La Sapienza con le aziende. Mi è stato detto che questa convenzione decade contando 18 mesi a partire dalla data di laurea (nel  mio caso la fine della convenzione sarebbe scattata a giugno 2009). Esistono modi per ottenere proroghe? E' possibile farsi carico personalmente della copertura INAIL? Ho trovato altri stage interessanti ma mi chiedono sempre se ho qualche convenzione in atto (altrimenti loro non credo se ne facciano carico, quindi decade la loro offerta di stage). E' possibile che altri enti - come quello dove io ho effettuato il master - se ne facciano carico? Come al solito alla Sapienza è tutto molto nebuloso e non trovo risposte.Vi ringrazio fin da subito per la disponibilità. Buon lavoro! lettera firmataPrima di tutto è bene ricordare che chiunque, a qualsiasi età, può fare uno stage. Lo stage è una convenzione tra un "ente protomore" e un "ente ospitante" (lo stagista, in effetti, viene relegato in un angolino).  Gli studenti universitari hanno diritto ad utilizzare l'ufficio stage della propria università come ente promotore per tutta la durata degli studi e per i primi 18 mesi dopo la laurea. Dopo questo periodo, nulla vieta a un laureato di fare uno stage: però dovrà rivolgersi a un altro ente promotore, per esempio al centro per l'impiego della sua città.Detto questo, ci permettiamo un piccolo suggerimento. Dopo uno stage di 9 mesi lei avrà certamente imparato molto, se non tutto, rispetto all'attività dell'ufficio stampa. Pertanto, se è vero che lei potrebbe far prorogare questo stage di altri 3 mesi (la durata massima di uno stage per i laureati è di 12 mesi) rivolgendosi non più alla sua università bensì al centro per l'impiego, è altrettanto vero che dovrebbe porsi una domanda: ha senso prorogare il periodo formativo? Ci sono ancora lacune nella sua formazione?Lo stesso discorso andrebbe applicato a tutte le altre proposte di stage che le arrivano: la cosa più importante, infatti, è valutare quanto un determinato stage sia utile ai fini della propria preparazione, evitando i lavori mascherati da stage. Le aziende che le chiedono se ha "convenzioni in atto" non paiono affidabilissime, se non altro perchè dimostrano di avere poco chiaro il funzionamento degli stage: se sapessero bene di cosa si tratta, insomma, saprebbero anche che il centro per l'impiego può sempre fungere da ente promotore.La Repubblica degli Stagisti spera di esserle stata utile, e naturalmente resta a sua disposizione per qualsiasi ulteriore informazione. Ci farebbe piacere che restassimo in contatto: ci dia sue notizie!Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Proroghe allo stage, maneggiare con cura: la durata massima non è un'opinione- Cosa costituisce tirocinio formativo e cosa no (secondo la legge italiana) - Stage attivati dai centri per l'impiego: ecco la radiografia annuale dell'Isfol- Rapporto Excelsior 2009: sempre più stagisti nelle imprese italiane, sempre meno assunzioni dopo lo stage

Il testo integrale della replica degli organizzatori del master Mca Upa - Ca' Foscari

Rispondiamo al vostro invito. Di seguito le nostre considerazioni in merito al racconto di Sara.Siamo costernati per il racconto di Sara ed anche dispiaciuti per la reazione incomprensibile e ostile di un’allieva nei confronti della quale sono state usate le stesse cure ed attenzioni che abbiamo sempre rivolto ai nostri allievi.Il  Master si svolge  da oltre 20 anni e gli oltre 600 laureati che vi hanno preso parte ricoprono oggi posizioni spesso di grande rilievo.Per la reputazione  di cui ha sempre goduto il Master  e per ribadire la qualità del percorso formativo di quanti  vi hanno preso parte, riteniamo opportuno  chiarire alcuni punti essenziali partendo da due premesse che avrebbero dovute essere  chiare  fin dall’inizio anche all’interessata.Uno stage, per sua stessa natura non prevede retribuzione. E’ facoltà dell’azienda che ospita riconoscere eventualmente un rimborso spese . In quanto “facoltà” e non dovere, ribadiamo con fermezza di non aver mai garantito un rimborso spese né a Sara né agli altri allievi di questa o delle passate edizioni.Solitamente, nell’individuare lo stage adatto al profilo dello studente, chiediamo agli allievi la disponibilità a spostarsi su tutto il territorio .In fase di assegnazione degli stage Sara ha chiesto per “motivi familiari” (che per delicatezza non abbiamo appurato) che il suo Curriculum Vitae non venisse proposto ad aziende distanti dalla sua residenza e ciò ha ovviamente limitato drasticamente il raggio d’azione.La stessa Sara si é infatti rifiutata, per le suddette  limitazioni, di sostenere un colloquio in una nota agenzia torinese.Precisiamo peraltro che il curriculum di Sara era stato proposto oltre che a tutti i promotori del Master (30 prestigiose aziende) anche ad altre dieci imprese del Veneto. Di queste una è stata giudicata da Sara troppo distante mentre tre hanno ritenuto il profilo di Sara interessante e hanno poi fissato un colloquio ma in due casi a Sara sono state preferite  altre candidate.   Hangar Design Group è, in Veneto, un’agenzia di primo piano che ha ottenuto anche importanti riconoscimenti  ed è stata proposta a Sara tenendo conto di questa sua esigenza.Passando al contenuto dello stage,  svolto all’interno dell’Ufficio Stampa di Hangar Design Group, questo ha avuto per oggetto lo svolgimento delle attività di comunicazione con la stampa. Nel dettaglio, le attività di ufficio stampa hanno compreso la veicolazione di inviti, comunicati stampa e comunicazioni in particolare ai media del settore arredo e design, l’effettuazione di recall alle redazioni e alla stampa free lance, la redazione di news e comunicati stampa e la loro relativa impaginazione, la ricerca di nuovi contatti su redazioni e stampa free lance, l’aggiornamento del database dei contatti dell’ufficio stampa, nonché la compilazione in formato grafico delle rassegne stampa.“Inserire dati al computer, effettuare fotocopie o scansioni, inviare mail di servizio, effettuare recall telefonici, riordinare l’archivio dei giornali”, nonché ritirarli in edicola, sono tutte attività che rientrano nella normale operatività di un ufficio stampa.E’  poi evidente che  appena entrata in azienda, una giovane non possa pensare che le siano assegnati compiti  strategici.Lo stage è un’esperienza sul campo, che consente allo stagiaire di constatare in cosa consista realmente un determinato lavoro e di capire anche quanto questo , talvolta, possa essere lontano dall’idea che  ci si è fatti.Ci spiace molto che ciò non sia stato compreso e che non sia stata colta questa opportunità.Per saperne di più su questo argomento, leggi anche gli articoli:- Stage deludente dopo un master da 11mila euro: una lettrice chiede «help» alla Repubblica degli Stagisti- Stage deludente dopo il master, la replica dell'Upa e le testimonianze positive e negative di altri ex allievi