Regionali 2015, quanti e chi sono i candidati under 35 in Puglia e in Campania

Sara Grattoggi

Sara Grattoggi

Scritto il 26 Mag 2015 in Notizie

Continua il viaggio della Repubblica degli Stagisti nelle sette regioni in cui il 31 maggio si voterà perconsiglio regionale Puglia eleggere il governatore e i consigli regionali, per capire quanti siano i candidati under 35 e dar loro visibilità. Dopo le prime puntate su Veneto e Liguria e su Toscana, Umbria e Marche, RdS è andata a “spulciare” le liste principali presentate anche in Puglia e in Campania.

PUGLIA – Sono 19 le liste in Puglia, per sette candidati alla presidenza della Regione. Otto sono quelle che appoggiano Michele Emiliano, ex sindaco di Bari e candidato del centrosinistra (Pd, “La Puglia con Emiliano”, “Emiliano sindaco di Puglia”, “Noi a sinistra per la Puglia”, Partito comunista d’Italia, “Popolari”, “Popolari per l’Italia” e “Pensionati, invalidi e giovani insieme”). A sfidarlo, un centrodestra spaccato fra Francesco Schittulli - appoggiato dall’ex governatore Raffaele Fitto e sostenuto da tre liste: Fratelli d’Italia, “Oltre con Fitto” e “Movimento politico Schittulli-Area Popolare” – e Adriana Poli Bortone, che correrà contro il suo stesso (ex) partito (FdI, che pochi giorni fa l’ha sospesa), appoggiata da Forza Italia, Noi con Salvini, “Puglia nazionale” e Partito liberale italiano. Una sola lista sostiene gli altri quattro candidati: Riccardo Rossi (“L’Altra Puglia”), Gregorio Mariggiò (Verdi), Michele Rizzi (Alternativa comunista) e Antonella Laricchia (Movimento 5 Stelle).

Antonella LaricchiaCome in Veneto e Liguria, anche in Puglia la candidata grillina è l’unica under 35 in corsa per la poltrona di governatore. Studentessa di Architettura a un esame dalla laurea, classe 1986, Antonella Laricchia [nella foto a sinistra] ha vinto le “Regionalie” del M5S - con 596 preferenze su 3.034 - dopo essere stata candidata l’anno scorso alle elezioni europee 2014: in quell'occasione aveva ottenuto quasi 35mila preferenze. «Il mio impegno nel Movimento 5 Stelle» racconta «è nato due anni e mezzo fa e mi ha visto attiva nelle proteste alle amministrazioni in tema di gestione dei rifiuti e tutela ambientale: un lavoro del tutto in continuità con il mio servizio di volontariato in tema di promozione turistica». Fra le priorità, se venisse eletta, indica «un reddito di cittadinanza per la formazione nei nuovi settori in grado di sbloccare opportunità di lavoro per piccoli investimenti della pubblica amministrazione (bonifiche, turismo, cultura, efficientamento energetico degli edifici, agricoltura biologica)». Ma anche «una sanità che punti sui servizi di prossimità, come le case della salute, anche per evitare di intasare gli ospedali, e sull’assistenza domiciliare». Promette poi Laricchia «un'attenzione concreta al mondo delle piccole e medie imprese, con meno tasse e burocrazia, ma anche con l’istituzione del microcredito regionale da un fondo di garanzia finanziato con i nostri stessi stipendi, esattamente come facciamo in Sicilia da più di due anni, dove abbiamo raccolto 550 mila euro e abbiamo permesso l'apertura di 23 nuove aziende». Laricchia intende puntare inoltre sul «connubio tra ricerca e agricoltura per realizzare, ad esempio, un piano olivicolo regionale al fine di aumentare la produzione agricola in quantità e qualità, fino al 25%». In tema di diritto allo studio, propone di «ridurre fino all'azzeramento la tassa universitaria regionale e favorire con gli e-book le famiglie meno abbienti, come abbiamo proposto in Parlamento». Mentre per quanto riguarda la lotta alla disoccupazione, spiega: «La politica può creare più o meno posti di lavoro a seconda dei settori in cui sceglie di investire risorse: se la pubblica amministrazione investe un miliardo di euro in grandi opere sblocca appena 600 posti di lavoro, se invece sceglie di investire lo stesso miliardo di euro in agricoltura biologica, ne sblocca 4 mila. Se punta sulle bonifiche, 13 mila, mentre sull’efficientamento energetico, ne crea 18mila. Noi investiremo nei settori a più alta potenzialità occupazionale ignorando le lusinghe della corruzione che si annida spesso nelle grandi opere».

PUGLIESI UNDER 35 – Sui circa 900 candidati ai 50 scranni in consiglio regionale, il 15% circa è under 35. La lista in cui si trovano più nati dal 1980 in poi è quella del M5S (18 su 50). Fra le liste che sostengono Michele Emiliano, quelle che in proporzione hanno candidato più under 35 sono “La Puglia con Emiliano” e quella dei “Popolari per l’Italia”. Subito dopo il Pd, con 8 candidati su 50.

Fra di loro c’è Paolo Foresio [nella foto a destra], classe 1980, speaker radiofonico e capogruppo Pd al Comune di Lecce.Paolo Foresio Parlando del suo impegno politico, cominciato nel 2007 quando si candidò (e fu eletto) per la prima volta in consiglio comunale, spiega: «La politica è una scelta, non una professione, legata alla necessità urgente di provare a cambiare le cose». Per questo racconta di aver scelto di candidarsi al Consiglio regionale:
«Credo sia arrivato il momento di cercare di cambiare la Regione invece di cambiare regione, come fanno tanti miei coetanei. Siamo davanti a un bivio: da una parte chi fa politica per professione, dall’altra noi, la nostra schiena dritta e il nostro entusiasmo». «Credo che la nostra generazione» prosegue «sia stata maltrattata da una classe politica che ha agito nella maggior parte dei casi per salvaguardare i propri interessi. La classe politica dei privilegi, dei vitalizi e degli assegni di fine mandato». Se verrà eletto, spiega, proporrà «una modifica della legge elettorale perché impedisca a condannati e indagati di essere candidati. Sono convinto che passi da qui la strada per restituire credibilità alla politica fatta dalle persone perbene e disarmare l’antipolitica, che su queste incongruenze ha costruito le sue fortune». Ma si batterà anche «perché il vitalizio acquisito dai consiglieri uscenti venga ridotto al livello di una pensione minima, 450 euro bastano e avanzano invece di cifre a tre zeri, visto già quanto si guadagna mentre si è in carica». Fra gli altri temi per cui si spenderà, se verrà eletto, indica «la sanità, fuori la politica e dentro l’innovazione tecnologica, ma anche il turismo, migliorando e potenziando i collegamenti interni alla Puglia e, soprattutto, al Salento. E ancora la cultura, andando oltre la pizzica e provando a dar vita ad un festival internazionale di teatro nella terra che ha dato i natali a Carmelo Bene e a Eugenio Barba. E infine, l’ambiente. Una delle grandi operazioni incompiute della giunta uscente è stata quella di non aver chiuso e completato il ciclo dei rifiuti. Bisogna farlo con urgenza, come pure bonificare le discariche dove sono stati interrati rifiuti tossici nel sud del Salento». Per quanto riguarda, invece, l’occupazione giovanile, spiega: «Sarebbe opportuno creare un maggiore collegamento con le imprese del territorio, in modo da poter costruire corsi utili a creare le figure professionali richieste. Inoltre, gli attuali bandi rivolti alle Start up/Newco giovanili hanno ormai ridotto la Regione ad agire solo come un sostituto della banca, salvo che per il tasso più agevolato. Questi bandi, invece, dovrebbero prevedere una quota più consistente a fondo perduto che consenta, quindi, l’accesso agli incentivi anche a chi ha una buona idea imprenditoriale, ma non ha già un capitale iniziale da investire».

Fra le liste che sostengono Poli Bortone, quella in cui in proporzione il numero di giovani è maggiore è “Puglia Nazionale” (7 su 37). Mentre fra quelle che sostengono Schittulli è la lista di Fratelli d’Italia (8 su 49).

CAMPANIA – Cinque candidati presidenti, di cui nessuno under 35, e 20 liste. Sono i numeri delle prossime elezioni regionali in Campania. I due principali sfidanti sono il governatore di centrodestra uscente, Stefano Caldoro, e l’ex sindaco di Salerno Vincenzo de Luca, candidato del centrosinistra. Il primo è appoggiato da otto liste: quelle di Forza Italia, Ncd, Fratelli d’Italia, Noi Sud e Popolari per l’Italia, a cui si aggiungono “Caldoro Presidente”, “Mai più la Terra dei fuochi con Ferrillo” e “Vittime della giustizia e del fisco”. Il secondo da nove: quelle di Pd, Italia dei Valori, Verdi, Unione di Centro, Centro democratico e Partito socialista italiano, a cui si sommano “Campania in #rete”, “Campania libera” e “De Luca Presidente”. Non sono mancate, per entrambi, le polemiche sui molti candidati definiti “impresentabili” in lista. E lo scontro è acceso. Ma per la poltrona di governatore della Campania corrono anche l'ex parlamentare Salvatore Vozza (“Sinistra al lavoro”), Valeria Ciarambino (Movimento 5 Stelle) e il giornalista Marco Esposito con la lista civica meridionalista “Mo!”.

CAMPANI UNDER 35 – Dei circa 900 candidati delle liste provinciali ai 50 seggi in consiglio regionale, il 19% circa è under 35. La lista che vede più nati dal 1980 in poi è quella del Movimento 5 Stelle (18 su 49). Fra le liste che appoggiano Caldoro, quelle con il numero più alto di giovani, in proporzione, sono “Mai più la terra dei Fuochi con Ferrillo” e Fratelli d’Italia. Mentre nella lista di Forza Italia i candidati under 35 sono 7 su 50.

Veronica RiefoloTra loro c’è Veronica Riefolo [nella foto a sinistra], 28 anni, giornalista e già mamma di due bimbi. Volto nuovo della politica, racconta di essere scesa in campo «per potermi impegnare direttamente per la mia comunità e la mia regione. Per anni da cronista ho seguito la politica e ne ho giudicato l’operato. Questa volta ho deciso di mettermi in gioco e di provare a vedere le cose stando dall'altra parte della barricata». A chi nota come il Gruppo Julie, dove lei lavora (è nuora dell’editore), fino a poco tempo fa non abbia risparmiato critiche a Caldoro, risponde: «Io sono da sempre culturalmente di centrodestra, mi riconosco nei valori di questo schieramento e credo che negli ultimi 5 anni in Campania sia stato fatto un lavoro importante. Ma ciò non toglie che uno possa riconoscersi in un'idea politica e criticare coloro che la rappresentano e pretendere che si faccia di meglio e di più. Io penso di portare, allora, un valore aggiunto a Forza Italia e al presidente Caldoro, un punto di vista leale, ma critico quando serve». Per quanto riguarda le sue priorità, indica «il lavoro per i giovani. La Campania è la regione più “giovane" d'Italia e purtroppo ha ancora un tasso di disoccupazione giovanile altissimo. Il problema però non è creare occupazione assistenziale, ma garantire a chi ne ha la voglia e le qualità, condizioni favorevoli per fare impresa. Inoltre desidero occuparmi di politiche per il turismo. Credo che per la Campania sia uno dei settori strategici, in cui, più che di costruire alberghi o case-vacanza, ci sia bisogno di intelligenti politiche di marketing e di promozione del territorio. Dobbiamo puntare su di un turismo di qualità, internazionale, fortemente concentrato anche sull'offerta culturale e di servizi da affiancare alle nostre meraviglie storico-artistiche e paesaggistiche. Uno sforzo in questa direzione, con incentivi e sgravi fiscali, può essere un'occasione innanzitutto per giovani». Per incentivare l’occupazione, nota però Riefolo, «ci deve essere un contesto favorevole. Per questo dobbiamo lavorare affinché Napoli e la Campania tornino al centro dell'agenda politica nazionale. È in atto, da circa vent'anni, un processo di desertificazione industriale nel territorio della provincia di Napoli. Se le principali industrie pesanti, Whirlpool o Finmeccanica, delocalizzano al nord, che occupazione possiamo sperare di offrire ai nostri ragazzi? Se i grandi investimenti strategici – come Expo o il Mose -  interessano soprattutto le regioni settentrionali, che sviluppo può avere il nostro territorio?». Certo, ammette Riefolo, «abbiamo bisogno di modernizzare il nostro sistema di politiche del lavoro. In questi anni si è puntato sulle politiche attive, cercando di favorire l'incontro tra domanda e offerta, anche con programmi europei come Garanzia Giovani, che deve continuare. Ma è evidente che le politiche attive funzionano se c'è un tessuto economico e imprenditoriale vivace».

Fra le liste che sostengono De Luca, invece, la presenza di under 35 è più alta in quelle dell’Italia dei Valori (15 su 50) e dei Verdi (13 su 50). Solo 4 su 49 sono, invece, i candidati del Pd nati dopo il 1980. La più giovane di loro è Regina Milo [nella foto a destra], 30 anni appena compiuti. «Dopo l'università» racconta «sono entrata nei Giovani Democratici, con cui, negli anni, ho portato avanti tante battaglie, per sostenere e rappresentare la mia generazione, che ormai non crede più nella politica. Sono stata, poi, eletta al consiglio comunale di Agerola, il paese dove abito, e ora sono assessore alle Politiche giovanili, alla Cultura e al Commercio». Anche la Milo crede sia giusto dare alla sua generazione l'opportunità di essere rappresentata
«e credo sia giusto mostrare che nelle nostre liste, delle quali si è parlato tanto per gli impresentabili, ci sono anche persone come me, che hanno una storia di impegno politico alle spalle. Sono espressione di un gruppo di giovani che in questi anni ha scelto di dedicarsi con passione alla propria comunità e sono orgogliosa di questo». Fra le priorità, se venisse eletta, indica «innanzitutto il lavoro, dato che siamo una delle regioni con i tassi di disoccupazione più alti in Italia. Intendo impegnarmi, in particolare, per aumentare i finanziamenti e il microcredito per i giovani che vogliono “crearsi” il lavoro e fondare una start-up. E per i voucher pagati dalla Regione per stage presso le realtà produttive del territorio. È necessario coltivare il rapporto scuola-lavoro e dare ai nostri giovani una formazione completa». Per quanto riguarda il diritto allo studio, invece, «innanzitutto basta con i tagli e basta con gli “idonei non assegnatari”: è ora di iniziare a pagare (e di aumentare) le borse di studio per gli studenti meritevoli in difficoltà». «Non bisogna poi» aggiunge «dimenticare la sanità e i trasporti. Per esempio, credo sia giusto rendere gratuito il trasporto pubblico per i giovani sui percorsi casa-scuola e casa-università». Necessarie, secondo Milo, anche politiche a sostegno delle donne e delle madri lavoratrici: «Ancora oggi» spiega «c’è una disparità dettata dalle condizioni sociali ed economiche e va superata. C’è bisogno di più asili nido, di più tempo pieno a scuola, di un piano di incentivi alle imprese per l’occupazione femminile».

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