Reddito minimo garantito, le proposte dei partiti

Anna Guida

Anna Guida

Scritto il 27 Mar 2013 in Approfondimenti

Cosa pensano i partiti in tema di reddito minimo? Alcuni, come il Movimento 5 Stelle, fanno della proposta di introdurre sussidi universalistici pagati dallo Stato una vera e propria bandiera. Ma con cognizione di causa?
Nelle 15 pagine di programma del M5S si trova il sussidio di disoccupazione garantito; però a più riprese nei comizi elettorali Beppe Grillo a dire il vero ha parlato di reddito di cittadinanza: «Il lavoro non c'è più. Io voglio fare solo una cosa: mettere la possibilità di sopravvivere senza un lavoro. Fare un reddito di cittadinanza». Il che significherebbe stabilire una cifra mensile che ciascun cittadino, senza nessuna restrizione, avrebbe diritto di ricevere dallo Stato in cui vive: questo è, tecnicamente, il reddito di cittadinanza – una misura molto più onerosa per le casse dello Stato. Grillo sostiene che l’Italia è l’unico Paese a non averlo in Europa, e nei comizi aggiunge: «Allora hai tre anni di tempo per cercarti un lavoro che ti compete un po' di più, perché accettare qualsiasi lavoro non è lavoro». Da tutto questo si capisce che il M5S fa un po’ di confusione con la terminologia, e che quello che si ripropone di realizzare è una versione ibrida di reddito minimo garantito – infatti alcuni parlamentari del M5S parlano di “sussidio condizionato”.
Anche il Pd ha toccato l’argomento negli “otto punti per un governo di cambiamento” presentati dopo le elezioni: Bersani ha proposto un salario minimo per chi è senza copertura contrattuale, un'indennità di disoccupazione universale, e un reddito minimo di inserimento, un termine, quest'ultimo, mutuato dai nostri cugini d'Oltralpe.
Nel programma di Sinistra Ecologia e Libertà si parla invece esplicitamente di un reddito minimo garantito di 600 euro al mese, ma in diverse occasioni Nichi Vendola ha affermato la necessità di introdurre un reddito di cittadinanza. Per capire in cosa consistono concretamente le proposte delle tre forze politiche presenti in Parlamento che chiedono l'introduzione di in reddito minimo, La Repubblica degli Stagisti ha chiesto chiarimenti a tre esponenti esperti in materia.

La proposta del M5S.
Sussidio di disoccupazione, reddito di cittadinanza o reddito minimo garantito? mauro gallegati economista movimento 5 stelle«In realtà si tratta di un ibrido tra un reddito di inserimento e un sussidio di disoccupazione, una sorta di “salario sociale”», spiega Mauro Gallegati, 55 anni, professore di Economia politica all'università politecnica delle Marche e consulente economico del M5S.
«Quello che abbiamo in mente è un sussidio di 1.000 euro erogato per tre anni a tutti i disoccupati, indipendentemente dalla forma contrattuale, a condizione che il beneficiario si impegni a cercare attivamente lavoro. Accanto a questo sussidio vorremmo poi introdurre una sorta di “reddito di inserimento” per i giovani alla ricerca della prima occupazione: potrebbero essere 500 euro per un massimo di quattro anni. Il fatto che si tratti di misure limitate nel tempo fa sì che non si creino pericolosi meccanismi di disincentivazione al lavoro e rende economicamente sostenibile la proposta. Secondo le nostre stime, costerebbe circa 25-30 miliardi all'anno. Ma da questa somma bisognerebbe scorporare i 18 miliardi di costi degli ammortizzatori sociali già esistenti, frammentati e non universali (indennità di disoccupazione, cassa integrazione, mobilità), che verrebbero assorbiti da questo sussidio».
Quanto al meccanismo di decadenza, Gallegati ha in mente una sorta di “condizionatezza temperata”: «Nella nostra idea, che però è ancora in fase embrionale, il sussidio cesserebbe solo se il beneficiario rifiutasse offerte di lavoro “congrue”, cioè adeguate alle sue qualifiche. Non si può chiedere a un ingegnere di accettare un impiego da cameriere, non perché sia un lavoro meno dignitoso, ma perché in questo modo andrebbero persi talenti e competenze preziosi per la nostra società». 


La proposta del Pd. Cos’è il reddito minimo d'inserimento, uno dei punti in programma per il prossimo governo?stage lavoro A spiegarlo è Stefano Fassina, deputato e responsabile del settore economia e lavoro del Pd, 46 anni: «Intendiamo un reddito di ultima istanza per chi, in età attiva, si trovi temporaneamente senza impiego e sia disponibile a lavorare e a partecipare ad attività di formazione per la rioccupabilità. Si tratterebbe quindi di uno strumento di contrasto alla povertà e insieme di reinserimento lavorativo. Andrebbe ad affiancare l’indennità di disoccupazione, che a sua volta dovrebbe essere riformata e universalizzata. Sarebbe una misura pensata per chi non ha mai lavorato, per chi ha esaurito il periodo di sussidio di disoccupazione e per chi lavora in modo discontinuo o intermittente. Lo immaginiamo come un reddito mensile di circa 500 euro, di durata illimitata ma strettamente condizionato alla disponibilità ad accettare un lavoro che rientri in in un range di adeguatezza rispetto al proprio profilo professionale».
Il costo di una misura del genere? «Difficile dirlo, sono troppe le variabili da stabilire, come ad esempio la soglia reddituale e patrimoniale da non superare per averne diritto. Noi vorremmo dei parametri piuttosto stringenti, in modo da aiutare chi ha davvero bisogno di assistenza. Immaginiamo una spesa non troppo lontana da quella sostenuta dalla Francia, circa 10 miliardi di euro l'anno. Se è vero che il Pil francese è un quinto più alto del nostro, è vero anche che la soglia di reddito sotto cui intervenire sarebbe sicuramente inferiore, perché purtroppo in Italia gli stipendi sono più bassi e una persona che guadagna 1.400 euro lordi non è considerata affatto bisognosa di aiuto».

La proposta di Sel. Reddito minimo garantito o reddito di cittadinanza? «La confusione è solo nella scelta lessicale, non nelle idee, che il partito ha molto chiare già da tempo» assicura alla Repubblica degli Stagisti Marco Furfaro, 32 anni, responsabile delle politiche giovanili di Sel, primo dei non eletti al consiglio regionale malgrado le 4.737 preferenze. «Un reddito minimo garantito di 600 euro al mese a tutte le persone inoccupate, disoccupate e precariamente occupate con un reddito personale imponibile inferiore a 7.200 euro, residenti sul territorio nazionale da almeno 24 mesi. Questa è la proposta di legge di iniziativa popolare che Sel ha fortemente sostenuto insieme a oltre 170 associazioni e che ora è pronta a sbarcare in Parlamento», afferma Furfaro. «Il sussidio andrebbe ovviamente ricalcolato in base al numero di familiari a carico: si passa dai 600 euro per un single ai 1.000 per un nucleo di due persone ai 1.330 per tre. Il mio partito intende il reddito minimo come un programma di welfare e non solo come misura assistenziale: è un'opportunità che consentirebbe di vivere con dignità le delicate fasi di passaggio tra un lavoro e l’altro e offrirebbe finalmente tutele adeguate anche ai soggetti più esposti ai rischi di esclusione sociale, come giovani, precari e donne».
Come risolvere il problema di coniugare il reddito minimo garantito con l’esigenza di mantenere alta la propensione al lavoro? «Attraverso un sistema di ricollocamento attivo che segua in maniera efficiente il percorso di reinserimento di ogni singolo lavoratore, lo aiuti nell’attrezzarsi alle nuove sfide del mondo del lavoro e condizioni il mantenimento del reddito minimo alla sua disponibilità effettiva ad accettare offerte di lavoro compatibili con le sue competenze. A Roma per esempio nel 2011 è nata Porta Futuro, una struttura moderna pensata per incoraggiare l’incontro tra domanda e offerta. Qui disoccupati e inoccupati possono accedere a servizi di orientamento, bilancio di competenze, stesura del cv, mentre le aziende hanno a disposizione servizi mirati per il reclutamento del personale, che vanno dalla preselezione al career day. Non solo: il centro romano aiuta anche chi intende intraprendere un’attività autonoma, ad esempio favorendo l'incontro tra persone interessate a condividere spazi e spese attraverso il coworking».
E i costi? «È molto difficile fare una stima, perché la platea dei possibili beneficiari cambia ogni giorno e perché molto dipende da come verrebbe riorganizzato il welfare, e quindi da quali e quanti strumenti esistenti verrebbero assorbiti. Per dare un'idea almeno sull'ordine di grandezza, Sel ha previsto un costo annuo compreso tra i 10 e i 14 miliardi di euro. Una cifra che potrebbe essere abbattuta se avessimo delle politiche per l'occupazione efficienti e funzionali, ma anche una riforma strutturale di questi servizi avrebbe ovviamente i suoi costi, difficilmente quantificabili».

Al di là della proliferazione di termini, dunque, sembra che Sel e Pd possano facilmente convergere in una proposta di reddito minimo garantito che abbia caratteristiche di universalità, durata illimitata e condizionatezza “temperata”, subordinata cioè al criterio della “congruità” dei lavori offerti rispetto alle competenze del singolo. Una soluzione che, nonostante le tante variabili ancora da stabilire, si inserirebbe pienamente nello schema delle misure di sostegno al reddito europee. Paradossalmente la proposta del M5S, urlata dalle piazze di mezza Italia e presentata come rivoluzionaria ed “esplosiva”, è non solo quella ad oggi meno definita e più confusa, ma anche la meno innovativa, perché si configura più come un'estensione (nel tempo e nella platea dei beneficiari) del sussidio di disoccupazione che come un reddito minimo garantito. Una misura ancora una volta frammentata e non universalistica, che prevede significative differenze di tutela per disoccupati e giovani inoccupati. Alle urla di Grillo bisogna però riconoscere il merito di aver portato per la prima volta il tema al centro della discussione politica e di aver costretto a una presa di posizione più decisa anche un partito sinora molto cauto come il Pd.

Anna Guida

Per approfondire questo argomento, leggi anche:
- Radiografia del reddito minimo garantito: cos'è, quanto costa, come funziona
- Abolire la legge Biagi e dare mille euro di sussidio a tutti: grillini, fate chiarezza sul programma e sulla copertura dei costi

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- Luca Santini: sì al reddito minimo per affrontare la precarietà
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