Piano giovani in Sicilia, colpo di scena: salve le selezioni di luglio e agosto

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 30 Set 2014 in Approfondimenti

Domani, mercoledì 1 ottobre, era la data-limite che centinaia di giovani siciliani si erano posti per avviare una causa per danni alla Regione Sicilia. Motivo del contendere, i tirocini da 500 euro al mese del Piano Giovani, iniziativa a favore dell'occupazione giovanile, e in particolare il procedimento del clicday del 5 agosto - poi annullato - utilizzato per far iscrivere i giovani aspiranti stagisti al programma. La Regione avrebbe rischiato di dover sborsare più di 7 milioni di euro di risarcimenti.

E invece proprio oggi arriva il parere dell'avvocatura dello Stato, richiesto dall'assessore Nelli Scilabra, che ha definito valide le assegnazioni fatte il 14 luglio e il 5 agosto. Sospiro di sollievo per le centinaia di ragazzi selezionati attraverso questi due clicday, che a questo punto ovviamente non faranno causa alla Regione. Grande rabbia invece, per tutti coloro che da queste giornate di selezione erano rimasti tagliati fuori a causa di (probabili, ma non ancora accertati) disservizi informatici. Dopo questo parere ufficiale il terzo appuntamento del clicday - che
doveva essere a settembre e a questo punto slitterà - verrà fortemente ridimensionato. 

Si chiude così questo intricato capitolo del "Piano Giovani" che ha occupato le cronache dei giornali locali nelle ultime settimane, coinvolgendo tutti: cittadini, politici, procura. Pochi giorni fa, infatti, il 24 settembre, c’era stato un blitz della Guardia di finanza nella sede dell’assessorato alla Formazione professionale con il compito di indagare sul Piano che, nelle intenzioni del governo regionale, voleva fornire un'
opportunità di tirocinio orientato all'inserimento lavorativo a migliaia di giovani siciliani. E invece stava diventando un'odissea senza fine. I militari hanno acquisito dei documenti, su delega della Procura presso la Corte dei Conti, e ascoltato alcune persone informate sui fatti, per un'indagine per eventuale danno erariale, visto che per la misura sono stati stanziati 19 milioni di euro di fondi europei.

Se fuori ai palazzi aumentavano le polemiche, in Regione è scoppiata la guerra contro il presidente Crocetta. «Chiedo formalmente di calendarizzare la mozione di censura all’assessore Nelli Scilabra» aveva dichiarato pochi giorni fa il capogruppo di Forza Italia Marco Falcone, aggiungendo: «Abbiamo pronta anche la mozione di sfiducia al presidente». Clima molto teso: i democratici sono ormai da tempo in rottura con il governatore, cui hanno garantito fino ad ora solo un appoggio esterno. Appoggio che, almeno stando a queanto dice il segretario regionale Pd Fausto Raciti, è sempre più a rischio: già
il 22 settembre, prima dell'intervento della Guardia di Finanza, era suonato un preoccupante campanello d'allarme che evidenziava come l’intero Piano fosse allo sbando.

Quel giorno era stata pubblicata sul nuovo Bollettino ufficiale della regione siciliana la revoca del bando del 18 agosto, emanato di corsa dall’ex dirigente Corsello – dimissionaria – accorpando gli stanziamenti previsti per la Garanzia Giovani a quelli del Piano giovani. E si facevano precisazioni che lasciavano sottintendere un ok alla "finestra" del clicday del 14 luglio e un annullamento per quella invece del clicday del 5 agosto. Precisazione che aveva fatto andare su tutte le furie gli 800 che a inizio agosto erano riusciti a fare "clic" e ad aggiudicarsi uno stage. 

Stanchi di aspettare la pubblicazione di un nuovo bando e delusi dal comportamento dei politici, gli esclusi avevano deciso di avviare una azione legale, seguiti dallo studio Grillo Cortese di Ribera. «Per chiedere il parere al tribunale, in quanto ente terzo, su tutto quello che è successo e avere il risarcimento del danno oltre al rimborso per la mancata chance: quella di essere assunti per tre anni dall’azienda che doveva iniziare i tirocini», aveva spiegato alla
Repubblica degli Stagisti Giuseppe Sicilia, amministratore della pagina Facebook «Piano Giovani…se Crocetta annulla tutto faremo ricorso!». Più che i soldi, l’azione legale voleva però «far capire ai politici che non abbiamo colpa se siamo governati da incapaci».

Ed è proprio l'appoggio mancato dalle forze politiche la cosa che ha ferito di più questi giovani che, nonostante la vittoria ottenuta, probabilmente non si fideranno più dei loro rappresentanti. Perché nessuno «ha ascoltato la nostra voce, ad eccezione di Valentina Zafarana, capogruppo del M5S», spiegava Sicilia. Il riferimento è all'a
udizione del 26 agosto della V commissione lavoro, quando Sicilia era riuscito a consegnare una lettera dei ragazzi che avevano superato il clicday alla Zafarana, che aveva accettato di leggerla al resto dell’assemblea.

Il movimento aveva subito appoggiato i giovani salvo poi, in un secondo momento,
«dopo aver saputo degli affidamenti diretti, decidere che non si poteva sostenere nemmeno in minima percentuale questo tipo di manovra» spiega Zafarana alla Repubblica degli Stagisti.

L’affermazione sulla politica “assente”, però, fa meravigliare Fausto Raciti - che dei tanti aspiranti tirocinanti è praticamente coetaneo, avendo da poco girato la boa dei trent'anni: «Non è vero che non abbiamo espresso una posizione ufficiale» ribatte alla Repubblica degli Stagisti. «Abbiamo chiesto al presidente della Regione di prendere atto del fallimento e all’assessore Scilabra di assumersi la responsabilità politica di questo flop. Che è accertata e non ha bisogno di procure o indagini, perché è evidente che questo scaricabarile sul dirigente generale dell’assessorato è un modo per lavarsi le mani». Raciti non ha mezzi termini nel definire questo governo regionale «largamente insufficiente per una risposta all’emergenza occupazionale e sociale che la Sicilia vive» e crede che i giovani abbiano tutte le ragioni
«ad avere in questo momento sfiducia nella classe di governo siciliana». È convinto che il Piano Giovani sia stato enfatizzato come la soluzione al problema occupazione nell’isola di cui, invece «è solo una goccia nell’oceano».

Di incapacità della classe politica siciliana parla anche la Zafarana:
«Non abbiamo nessun problema ad affermarlo, del resto nell’ultima occasione di aula abbiamo chiesto conto a Crocetta sulla instabilità di questo governo regionale che cambia assessori oggi sì e domani pure, perché questa poltrona è lo strumento con cui allargare o stringere la maggioranza. Questo è un governo che fa delle misure di respiro cortissimo, perciò gli contestiamo l’incapacità, che a un certo punto è peggio della malafede».

Vincenzo Figuccia, di Forza Italia, chiede invece scusa ai giovani per quello che è accaduto:
«Pensiamo che l’unica risposta vera oltre all’ascolto è la mozione di sfiducia che abbiamo presentato per mandare a casa la Scilabra». La mozione è stata già depositata e dovrebbe essere discussa in aula «il 7 ottobre: su questo non siamo disposti a fare un passo indietro» dice alla Repubblica degli Stagisti il vicecapogruppo del partito forzista.

Mozione su cui anche il PD siciliano ha iniziato a discutere, per decidere come votare, «ma nessuno ha realmente spinto per la calendarizzazione decideremo prossimamente il da farsi» dice Mariella Maggio, vicepresidente della commissione lavoro e formazione all’Ars. Anche se la Zafarana precisa a distanza:
«La decisione di Forza Italia arriva tardi. La nostra mozione di sfiducia è già stata presentata, è la 331 mentre quella di FI è la 333. Comunque certo, la voteremmo senza se e senza ma». 

Se tra i partiti ognuno sottolinea le proprie differenze, c'è un punto, però, su cui sono d'accordo tutti: sul Piano Giovani si erano create troppe aspettative. Lo dice alla Repubblica degli Stagisti la Maggio, convinta che molti «lo avessero visto come l’anticamera di un lavoro sicuro che non ci sarà se nel frattempo non si creano le condizioni». Posizione che trova concorde Figuccia, convinto che i fondi comunitari usati per questo Piano dovessero essere gestiti con «modalità diverse che premino davvero la motivazione, le competenze, i titoli di studio, la professionalità dei giovani che non si possono individuare attraverso la velocità di un clic. E credo che il contributo assistenzialistico di 500 euro al mese per sei mesi» continua a spiegare alla RdS «non sia risolutivo. Il governo avrebbe fatto meglio a investire queste somme in fiscalità di vantaggio o sostegno alle start up. Nella migliore delle ipotesi i giovani faranno esperienze all’interno di aziende che alla fine del percorso li rimanderanno al mittente».

Un punto condiviso anche dalla Zafarana:
«Lo sappiamo bene che poi questi tirocini non sfociano nel contratto di lavoro a tempo indeterminato». In realtà il Piano giovani prevederebbe anche sgravi fiscali alle aziende per tre anni in caso di assunzione alla fine del tirocinio. Anche per questo le aziende si sono iscritte e hanno fatto le dovute selezioni per cercare i candidati: perché possono attivare un contratto con degli sconti fiscali, che in tempi di crisi fanno sempre gola.

Al momento, tirando le somme, i giovani che sembravano esclusi - quelli che in pieno agosto erano riusciti a finire sulle pagine dei giornali per le loro proteste e che in due mesi avevano creato non poche crepe all'interno del governo Crocetta - possono festeggiare, e sopratutto possono evitare di fuggire al nord in cerca di qualche opportunità lavorativa. Per altri - forse 900, ma non ci sono ancora dati certi e molto dipenderà dai fondi che verranno stanziati - i giochi si riapriranno nelle prossime settimane: probabilmente con il sistema del clicweek, di cui si era discusso in Regione quando ancora si aspettava una risposta dall'Avvocatura.

Nelle cronache di questo "caso" resteranno dunque una selezione gestita malamente, un paio di titoli di giornale, tante accuse, qualche poltrona saltata. E la classica conclusione all'italiana: prima tutti colpevoli, poi tutti innocenti. Così, dopo accuse e indagini, il prossimo appuntamento sarà nuovamente gestito da Ett, Italia Lavoro e Sviluppo Sicilia. Molto rumore per nulla - o forse, richiamando il Gattopardo siciliano,
«cambiare tutto, perché nulla cambi».

 Marianna Lepore

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