Fondi tagliati e ombre di assistenzialismo, delude il «Master and back» della Regione Sardegna

Ilaria Costantini

Ilaria Costantini

Scritto il 09 Lug 2012 in Notizie

Se c’è una regione italiana che merita una menzione speciale per la quantità di investimenti a favore dell’occupabilità dei giovani questa è senza dubbio la Sardegna. Dal 2006 ad oggi la regione autonoma ha speso circa 180 milioni di euro, tra fondi europei e regionali, per finanziare sia percorsi di alta formazione svolti al di fuori del territorio regionale da giovani laureati (master, corsi di specializzazione e dottorati di ricerca), che “percorsi di rientro” nell’isola tramite assunzioni agevolate. Il programma in questione si chiama appunto Master and back e nasce sei anni fa con il duplice obiettivo di «accrescere il livello di istruzione e formazione dei laureati sardi», inviati a perfezionarsi in università e centri d'eccellenza italiani e stranieri, e quindi di sostenere il loro ritorno per «mettere a disposizione del sistema produttivo sardo le competenze acquisite». Oltre ai laureati, beneficiari del programma sono infatti anche le imprese, gli enti pubblici e di ricerca del territorio, incentivati ad assumere questi giovani tramite un generosissimo contributo economico: nel 2011 il finanziamento regionale poteva infatti arrivare a coprire, per un periodo di tre anni, fino all'85% della retribuzione del neoassunto. «Sì, ci rendiamo conto di essere molto fortunati, dal momento che non esistono opportunità simili in Italia e neppure nel resto d’Europa» ammette Arianna Onidi, 32 anni, partecipante al programma e portavoce del comitato «Master and back» (nella foto).  
Accanto al “quanto” c’è però da considerare anche il “come” sono state gestite queste preziose risorse, intorno alle quali nell'ultimo anno si è creato un pasticcio politico amministrativo di cui hanno finito per fare le spese proprio le persone che il progetto si proponeva di aiutare e di valorizzare. Decretando con tutta probabilità la fine di un programma che per molti ragazzi ha rappresentato fino ad oggi «l’unica concreta possibilità di andare a studiare fuori e poi di trovare un posto di lavoro in Sardegna». Grazie a «Master and back
» nel 2010 la Onidi ha potuto svolgere un tirocinio di ricerca alla scuola speciale per archivisti e bibliotecari dell’università la Sapienza, sostenuta dal finanziamento per tutte le spese che ha dovuto affrontare durante il soggiorno romano.
Con lei sono partiti in mille - «come i garibaldini» ironizza lei - «confidando nel fatto che la regione avrebbe provveduto a stanziare anche i fondi necessari a farci tornare». Così del resto era sempre accaduto sin dalla nascita del m&b, per il quale non erano mai state lesinate risorse.
«Data la quantità dei fondi, il programma ha perso quasi subito le caratteristiche dell’eccellenza, finanziando anche percorsi formativi di minor valore
» ammette la giovane ricercatrice. Politica analoga era stata adottata anche per la fase successiva, ovvero per il "back". «Soprattutto negli enti pubblici si è creato un circolo di manovalanza praticamente gratuita, dato che alla fine dei tre anni molte persone venivano rimpiazzate con altre che potevano beneficiare dei nuovi incentivi». Niente di cui stupirsi, considerando che i bandi "back" hanno sempre previsto la possibilità per il datore di lavoro di stipulare anche contratti a tempo determinato e addirittura di tipo parasubodinato.
A giugno 2011, quando arriva l'ambito bando per il rientro, i "mille" scoprono invece che la regione è improvvisamente diventata molto selettiva nell’assegnazione dei fondi: complici anche le difficoltà di bilancio, ha deciso infatti di limitare l’investimento a soli 9 milioni di euro, appena sufficienti a coprire le prime 90 domande in graduatoria. «L'idea era di introdurre per la prima volta un meccanismo premiale per le imprese, incentivandole a partecipare con una quota di co-finanziamento superiore al 15%» spiega alla Repubblica degli Stagisti l'assessore regionale al Lavoro Antonello Liori [nella foto]. L'azienda per cui oggi lavora con un contratto a tempo indeterminato Antonio Zanda, 30 anni, si è aggiudicata il finanziamento stanziando ad esempio il 25% del costo del contratto. «Mi ritengo davvero un privilegiato, soprattutto pensando alle 330 persone che da più di 8 mesi aspettano di sapere se potranno o meno essere assunte» denuncia comunque Zanda.
Con in mano una promessa di contratto, per gli esclusi non è facile rassegnarsi all’idea di rinunciare alla dote regionale. «Decidiamo così di mobilitarci e a dicembre la giunta riesce a reperire ulteriori 9 milioni di euro nel proprio bilancio», racconta ancora Arianna Onidi. Le graduatorie scorrono ancora ma, visto anche l’atteggiamento ondivago tenuto dagli amministratori, gli esclusi non demordono. E a ragione: a marzo 2012 la finanziaria regionale finisce infatti per stanziare ulteriori 18 milioni e mezzo di euro per la copertura di tutte le richieste di finanziamento presentate.
«La decisione del Consiglio penalizza proprio le aziende che avevano dimostrato maggiore serietà, impegnando più fondi per l'assunzione di un backista» nota l'assessore Liori, che avrebbe destinato volentieri queste risorse agli ammortizzatori sociali. Ma al di là del lieto fine della vicenda - l'assessore assicura «tempi brevissimi» per l'arrivo dei fondi - dopo la disavventura del 2011, il programma è destinato a cambiare dimensioni e soprattutto forma. Già l'ultimo bando per l'alta formazione si è limitato a finanziare appena 120 borse di studio (5 milioni di stanziamento). «
Sto già stringendo accordi con le migliori università a livello internazionale, perchè anzichè mandare i ragazzi a studiare fuori a questo punto preferisco portare in Sardegna alcuni insegnamenti strategici per il futuro della regione». Sicuramente un bel risparmio per le casse pubbliche, ma anche la perdita di una occasione di crescita per molti giovani sardi. Per i quali il master and back potrebbe presto diventare solo un bel ricordo.   

Ilaria Costantini


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