Campus Mentis: ecco il backstage della tappa di Milano del maxi career day sponsorizzato dal ministero della Gioventù

Annalisa Di Palo

Annalisa Di Palo

Scritto il 22 Nov 2011 in Notizie

Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare: soprattutto in fatto di occupazione giovanile. Uno degli ultimi progetti attivati dal ministero della Gioventù - prima che fosse soppresso dal neopremier Monti - è stato Campus Mentis: un maxi career day ad accesso limitato pensato - e spesato - per i migliori laureati specialistici d'Italia.
Sulla carta tutto bello: ma la sottoscritta, che ha partecipato "in borghese" all’edizione milanese di fine ottobre, ora racconta ai lettori della Repubblica degli Stagisti il dietro le quinte. Tanto fumo e poco arrosto.

Pero, Milano,  mercoledì 26 ottobre - ore 8:00.
La tappa milanese, divisa in tre turni da
tre giorni l'uno, si svolge in un albergo a quattro stelle alla periferia nord-ovest del capoluogo lombardo. Bisogna essere lì entro le 10 per registrarsi e consegnare la documentazione di ingresso. Orario non molto agevole per chi viene da lontano e ha sulle spalle viaggi lunghi: il meridione è la macroregione di gran lunga più rappresentata, nonostante siano previste tappe più comode, a Sorrento e Pomezia ad esempio. Per arrivare puntuali tanti si sono dovuti arrangiare: chi ha chiesto ospitalità ad amici e parenti per la nottata precedente, chi si è pagato di tasca sua una stanza (ma non certo a quattro stelle), chi addirittura la notte l'ha passata in viaggio per ammortizzare tempi e costi. Arrivati all'albergo, tra marmi e architetture avveniristiche, l'entusiasmo dei 100 partecipanti sale.

Ore 11:00
La documentazione (regolamento e liberatoria al trattamento dei dati firmati, più certificato medico per le attività sportive) è stata consegnata, i bagagli depositati: si parte. Il benvenuto ufficiale spetta a Federico Moneta, collaboratore di ImpreSapiens [sopra una foto di Fabrizio D'Ascenzo, direttore del centro di ricerca, durante la prima edizione del campus nel 2009]. Pochi minuti per i saluti e qualche indicazione logistica di massima, poi la palla passa alla Fondazione Ital
ia-Cina per un piccolo focus sul Paese più economicamente rilevante dell'ultimo ventennio. Un contenuto extra di cui però alla platea, tutta gente in cerca di lavoro, non importa granché a dire il vero. A meno che il laureato in questione non parli bene il cinese e voglia entrare nella Fondazione, che è alla ricerca di qualche nuova risorsa; ma si rimane a bocca asciutta da entrambe le parti.

Or
e 12:00 Prima di pranzo c'è spazio giusto per una presentazione aziendale; per il momento si cercano soprattutto ingegneri. I colloqui di questa prima giornata inizieranno nel pomeriggio, ma è possibile prenotarsi iscrivendosi alla lista cartacea che la maggior parte delle imprese presenti predispone per regolare l'afflusso di candidati.

Ore 15:00
Dopo il pranzo - buffet di verdure, primo, secondo, contorno e dessert serv
iti a tavola - si parte con i colloqui, che hanno luogo nel salone d'ingresso dell'hotel, dove le aziende hanno gli stand. Tra il via vai di ragazzi e clienti. Ci si scambia resoconti ed opinioni e iniziano a spuntare le prime facce perplesse: poca varietà di offerta, tutti sembrano cercare economisti o ingegneri, o avere buchi nel settore commerciale. E a tutti gli addetti HR raccomandano «Poi inserisca anche il cv nella pagina "Lavora con noi" del nostro sito»: ma  che senso ha allora essere lì di persona?

Ore 18:00
Si chiudono i battenti: finiscono gli ultimi colloqui e iniziano le attività sportive, facoltative. Ci sono lezioni di difesa personale o di fitness, oppure ping pong e calcio balilla; in attesa della cena, prevista intorno alle 20:30. Il regolamento vieta di uscire dalla struttura - tranne in casi eccezionali, come è stato precisato nell'incontro di apertura.

Ore 21:00 In programma c'è uno
spettacolo di cabaret di due giovani artisti siciliani, dal vivaio di "Zelig Off": risate, applausi e la giornata si chiude in allegria. Complice la stanchezza, si torna tutti nelle accoglienti stanze, da due o tre letti ciascuna e minimo 150 euro a notte di listino.

Giorno 2, ore 9:00
Dopo la colazione si riparte a pieno ritmo con il binom
io presentazioni-colloqui, che va avanti per tutta la giornata. Il mismatch tra domanda e offerta di lavoro a questo punto è ufficiale: chi ha una laurea in lettere, comunicazione, arte, lingue, biologia, giurisprudenza - praticamente tutte tranne economia e ingegneria - comincia a sentirsi nel posto sbagliato. L'offerta è appiattita sul settore economico, tecnologico e commerciale; per gli altri c'è davvero poco spazio. Qualcuno lascia comunque la propria candidatura, secondo il detto "ogni lasciata è persa", sentendosi rispondere «Se ci saranno posizioni aperte la ricontatteremo». Insomma quello che succede a ogni giovane italiano a ogni career day.

Lascia esterrefatti poi che il ministero abbia dato spazio anche ad aziende
che offrono ruoli poco adatti a «brillanti laureati», come hostess e steward di terra e di bordo: «Lei signorina supera il metro e 60?». Veramente pensavo di esser qui per il mio 110 e lode, a prescindere dall'altezza: e speravo di incontrare aziende interessate a quello. In ogni caso anche arrivare ad un colloquio può essere complicato, quasi impossibile: il combinato disposto di 100 ragazzi, una ventina di selezionatori e poche ore al giorno vuol dire file, attese, tempi morti. Concorrenza. Senza contare che qualche azienda non si presenta: Microsoft, L'Oréal e Samsung quelle che suscitano più malcontento tra i ragazzi.

Ore 21:00
Dopo le attività sportive e la cena, la seconda serata
è vuota. Che si fa? Alla fine ognuno si organizza per conto proprio: chi torna in stanza, chi rimane a chiacchierare nel salone, chi prende qualcosa dal (costosissimo) bar dell'albergo. C'è anche chi esce per una birra, in barba al regolamento. Non ci sono controlli, non ci sono firme di presenza. Una ragazza il pomeriggio precedente non si era sentita bene e aveva dormito a casa sua - a due passi - rientrando come se niente fosse. Insomma, l'andazzo è diventato chiaro ormai: per la ricerca di lavoro si fa il poco che si può fare. Metaforicamente ma non solo, si allentano i nodi di cravatte e si sbottonano le giacche dei tailleur: a tratti sembra una gita di classe. Verrebbe tra l'altro da chiedersi se il 10% di qualsiasi cosa, in questo caso dei laureati specialistici ogni anno (tanti quanti intende premiarne il ministero nel triennio 2011-13) può davvero dirsi eccellenza, concetto che include implicitamente quello di ristrettezza numerica. Le selezioni per questo turno milanese sembrano essere state piuttosto tenere.

Giorno 3
. Solito copione: presentazioni e colloqui, ma ormai si è perso il mordente iniziale e si ragiona secondo la logica del "tentar non nuoce". O si getta la spugna, stravaccandosi sui divani. Ad un certo punto però qualcosa si muove: un paio di ragazzi vengono richiamati per ulteriori colloqui da una delle imprese presenti, e in
palio c'è... uno stage, con rimborso di 600 euro al mese.

In tarda mattinata è Fabrizio
D'Ascenzo, direttore di ImpreSapiens, a chiudere ufficialmente la tregiorni, e in collegamento Skype c'è anche la ministra Meloni. Per lei dalla platea arrivano due domande che riguardano lo stage: perché tagliare fuori chi non è più neolaureato? E come fare con il rimborso che non c'è? Tutte questioni su cui la Repubblica degli Stagisti batte il ferro da tempo. Il ministro risponde in maniera poco convincente, senza citare la circolare del collega Sacconi che a metà settembre ha rimesso in gioco gli "over 12 mesi" e soffermandosi sull'attività dell'ormai ex governo per promuovere l'apprendistato. Già, apprendistato, questo sconosciuto: nessuna delle aziende presenti ha pronunciato questa parola, tranne Bricocenter - che assume con questo contratto i laureati per formarli alla mansione di «caposettore». Quasi sempre il primo passo è lo stage, e non sempre rimborsato.

Ore 16:00
. È tempo di lasciare l'albergo - ma molti in realtà sono già andati via, perdendosi l'attestato di partecipazione. La speranza che Campus Mentis possa servire è flebile, e il bilancio molto negativo: iniziativa lodevole nelle intenzioni ma troppo dispendiosa nei mezzi e poco incisiva nel sistema domanda-offerta. Di quelle che servono più a dire di aver fatto che non a fare sul serio.

Ma dato che la pazienza è la virtù dei forti, si è deciso di attendere un mese per giudicare i risultati. La formula promessa era «far crescere il talento». Ma in questi 30 giorni non è successo granché: solo una piccola tour operator romana si è fatta sentire, per mail. Ed è meglio non l'avesse fatto, dal momento che la proposta riguarda «stage professionali» all'estero. A pagamento. Ma forse è colpa della laurea sbagliata.

Annalisa Di Palo

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