Università di Torino, la «telenovela» sulle nuove linee guida super restrittive per la gestione dei tirocini

Giulia Cimpanelli

Giulia Cimpanelli

Scritto il 06 Dic 2011 in Help

Questa è la storia di un'università, la più popolosa del Piemonte, che da un giorno all'altro decide di porre nuove regole per l'attivazione di stage. stageÈ la storia di un giornale online - la Repubblica degli Stagisti - che si vede arrivare molte richieste d'aiuto da parte di persone che stando alla normativa vigente avrebbero diritto a fare uno stage ma che si vedono la richiesta negata. È la storia di una serie di linee guida che l'università in questione definisce e pubblica all'inizio di novembre, i cui contenuti vanno molto al di là del decreto e della circolare che regolamentano la materia a livello nazionale. Ed è la storia del tentativo del giornale di chiedere ai responsabili chiarimenti in merito.
Una storia che é cominciata il 17 novembre e finita solo alla fine della scorsa settimana
, dopo «una telenovela» di quindici giorni. All'inizio di novembre l’università di Torino, in seguito all’emanazione dall’articolo 11 del dm 138/2011, poi trasformato in legge 148/2011, pubblica una circolare con le linee guida per la gestione dei tirocini formativi e di orientamento. Nel documento la Commissione Orientamento, tutorato e placement, prima di enunciare i nuovi paletti, denuncia le numerose incertezze interpretative circa le modalità con cui applicare le norme statali in merito. Sono due i principi che guideranno i tirocini torinesi: saranno considerati curriculari esclusivamente quelli previsti nel curriculum, salvo provvedimenti specifici dei corsi di laurea; e ciascuno studente avrà, per ogni percorso di studi, la possibilità di usufruire di sei mesi di tirocinio extracurriculare da utilizzare durante la frequenza del corso e sei mesi da risolvere entro 12 mesi dalla laurea. stageLinee guida che limitano le possibilità degli studenti di affrontare periodi di stage durante o in seguito agli studi, invece che incentivarli.
Avere delucidazioni in merito si rivela tutt’altro che semplice. Il 17 novembre la Repubblica degli Stagisti contatta l’ufficio stampa dell’ateneo chiedendo un’intervista con un responsabile placement. Un addetto stampa risponde di inviare una richiesta alla capoufficio Eva Ferra. Inizia una corsa per raggiungere i responsabili dell’ufficio che si passano la palla l’un l’altro senza fornire risposte. La comunicazione continua a latitare finchè, dopo diverse telefonate, un impiegato fornisce i contatti di Adriana Luciano, responsabile del progetto «Atlante delle professioni». Peccato che il cellulare della professoressa Luciano sia sempre spento e in dipartimento non risponda.
La Repubblica degli Stagisti decide dunque di chiamare gli uffici placement delle singole facoltà. Alcuni esprimono opinioni sulle linee guida, ed emerge anche un certo malcontento. Qualcuno suggerisce di contattare Marianna Campione, responsabile dell’ufficio placement centrale. Ma nel frattempo è lei che chiama, intimando di smettere di contattare gli uffici «distaccati» e spiegando che l'unica persona da intervistare è il prorettore Sergio Roda. A quel punto la Repubblica degli Stagisti viene messa in contatto con la segreteria che promette di rispondere in giornata a proposito della possibile intervista. E invece nulla. La Campione chiede ancora tempo spiegando che il prorettore ha altre priorità. Dice che attendendo qualche giorno in più si riuscirebbe ad avere un articolo più completo, e conclude così: «Il prorettore, altrimenti, potrebbe non rendersi mai più disponibile a farsi intervistare da voi».
Preso atto delle altre priorità del prorettore, la Repubblica degli Stagisti comincia a stendere il suo articolo. Ma ecco che il giorno dopo viene ricontattata dalla Campione che insiste per organizzare al volo un’intervista: non al prorettore Roda però, bensì ad Angelo Saccà, direttore della Divisione servizi agli studenti [nella foto a fianco].
Saccà esordisce spiegando che le linee guida «sono state stilate solo per seguire la legge 148 e per avere un modus operandi d’ateneo unitario». Perché però limitare il diritto allo stage degli studenti, ancor più di quanto l’articolo 11 già fa? «Non è una limitazione, è un modo per tutelarli dall’abuso di questa formula. E poi potranno continuare a fare tirocini». Sì, ma per una durata complessiva non superiore a sei mesi “curriculari” durante gli studi e a sei mesi “extracurriculari” dopo, entro dodici mesi dalla laurea. «Non è proprio così» continua «in realtà durante gli studi è possibile intraprendere sei mesi di stage curriculare, previsto dal piano di studi, ma anche sei di extracurriculare e altri sei dopo la laurea, entro 12 mesi dal titolo». Secondo Saccà sarebbe stato lo stesso ministero ad avallare l’interpretazione che il limite di sei mesi sia da applicarsi alla singola persona e non al singolo stage. Ma come nascono le linee guida in questione? «Una volta uscita la legge ci siamo confrontati con altri atenei e abbiamo chiesto al ministero delucidazioni su punti poco chiari. Hanno risposto a certi quesiti e per altri ci hanno rimandati alle faq sul sito del ministero. Poi con la Commissione abbiamo stilato le linee guida, seguendo la legge e le abbiamo pubblicate sul sito d’ateneo, con una serie di faq per chiarire a studenti e aziende il nuovo meccanismo». Permangono però dubbi: «Non abbiamo chiari dei punti sugli stage extracurriculari per dottori di ricerca» ha aggiunto Saccà, concludendo «modificheremo eventualmente le linee guida a seconda di come il ministero cambierà la legge».
stageIn realtà l'università di Torino si discosta in maniera piuttosto significativa dalle direttive ministeriali contenute nella circolare del 12 settembre, poichè ha deciso di considerare «curriculari» esclusivamente i tirocini previsti nel curriculum, mentre la circolare  definisce così non solo quelli «inclusi nei piani di studio delle università e degli istituti scolastici sulla base di norme regolamentari» ma anche «altre esperienze previste all’interno di un percorso formale di istruzione e formazione, la cui finalità non sia direttamente quella di favorire l’inserimento lavorativo, bensì quella di affinare il processo di apprendimento e di formazione con una modalità di cosiddetta alternanza». Perché un tirocinio sia considerato curriculare secondo la circolare basta che soddisfi tre requisiti: che l’ente promotore sia un’università o un ente di formazione abilitato al rilascio di titoli di studio; che il soggetto beneficiario sia uno studente di scuola superiore, università, master e dottorati universitari, o allievo di istituti professionali e corsi di formazione; e che lo stage sia svolto durante il percorso di studio, anche se non direttamente correlato all’acquisizione di crediti. Mentre l’ateneo torinese scrive nelle sue linee guida qualcosa di ben diverso: «saranno considerati tirocini curriculari esclusivamente quelli previsti nel curriculum, salvo eventuali ed ulteriori provvedimenti specifici dei corsi di laurea». Ponendo di fatto una forte limitazione a quei tirocini che andrebbero invece incentivati il più possibile: quelli svolti durante il percorso di studi. Nel frattempo, le linee guida sono scomparse da alcuni siti: fino a qualche giorno fa erano online per esempio sul sito della facoltà di Giurisprudenza, ora non ci sono più.

Giulia Cimpanelli

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