I 500 giovani per la cultura: «Siamo vincitori di concorso pubblico, vogliamo un inserimento lavorativo»

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 13 Apr 2016 in Interviste

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Giovani laureati selezionati tramite concorso pubblico dal ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo che, dopo una fase di formazione, stanno prestando servizio in poli museali, biblioteche, sovrintendenze. Sono i 500 “stagisti non stagisti” (qui la spiegazione di questa frase sintetica e apparentemente insensata) che da gennaio 2016 non ricevono quei 456 euro mensili che corrispondono al loro compenso. Dopo mesi di silenzio le delegate del Comitato nazionale 500 giovani per la cultura, Marta Laureanti, 33 anni, archeologa attualmente dottoranda in archeologia marittima presso l'università di Southampton, e Eleonora Belli, 31 anni, laureata in storia dell'arte e con un diploma di scuola di specializzazione in beni storico artistici, hanno deciso di rilasciare un’intervista alla Repubblica degli Stagisti.

Quante sono le persone che ad oggi hanno aderito al vostro comitato 500 giovani per la cultura*?
Non tutti e cinquecento, perché anni di precariato hanno reso molti di noi disillusi nello sperare in qualsiasi futuro. E c'è la paura di esporsi, perché alcune associazioni di categoria sono selvaggiamente insorte contro ogni nostra eventuale richiesta. Considerando che alcuni di noi sono iscritti alle associazioni di categoria, si può capire che clima di pressione si sia volutamente esercitato sul Comitato e i suoi aderenti.

A quali associazioni di categoria fate riferimento?

Nel mondo dei beni culturali invece degli albi professionali esistono le associazioni di categoria. Nel caso degli archeologi ce ne sono diverse e la più forte sia politicamente che per numero di iscritti è l’Ana, l’associazione nazionale archeologi, mentre nel caso degli archivisti è l'Anai, l’associazione nazionale archivistica italiana, e così via. Soprattutto l'Ana è sin dall'inizio scattata contro il nostro bando e contro ogni nostra eventuale richiesta, esercitando forti pressioni sui colleghi iscritti ad essa e contemporaneamente facenti parte del comitato o dei 500 ed in generale puntando la lancia contro i 500 come se fossimo tutti archeologi.

Età media del vostro gruppo?

Tra i 30 e i 35. Chi aveva 35 anni all'uscita del bando oggi ne ha 39.

Dei 500, qualcuno ha abbandonato?

Sì, alcuni hanno deciso di abbandonare il percorso. Per un periodo si è proceduto allo  scorrimento delle graduatorie, visto che i partecipanti al bando sono stati 22.500. Con la circolare 62/2015 DG-ER, pubblicata il 19 ottobre 2015, si è annunciata però la chiusura dello scorrimento per subentri, in seguito a rinunce, e alcuni posti sono rimasti liberi.

Da quanto tempo non siete pagati e a quanto ammonta la cifra di cui siete a credito?

Ad oggi [12 aprile] non percepiamo stipendio da gennaio 2016. Il nostro emolumento è pari a 456 euro netti per 50 ore al mese. Rispetto ai requisiti richiesti dal nostro bando riceviamo una cifra bassissima. E bisogna considerare che tra noi ci sono colleghi che impiegano anche quattro ore per raggiungere con i mezzi la sede di lavoro e inoltre  il periodo di formazione, durante i mesi di  giugno e luglio 2015, è stato sostenuto a nostre spese.

Avete provato a contattare qualcuno al ministero per avere una spiegazione?

Da novembre 2015 abbiamo provato a organizzare un incontro con la Direzione generale. Finalmente nel febbraio 2016 siamo stati ricevuti e  ci hanno spiegato che  l’interruzione dei pagamenti è da imputare a un errore clamoroso del MEF che, anziché utilizzare un fondo pubblico di spesa del 2014, stanziato appositamente per noi, ha  impiegato un fondo del 2015, con conseguente intervento della Corte dei Conti che ha bloccato tutto. Il responsabile ci aveva assicurato che la cosa si sarebbe risolta in quindici giorni. E specificò che dalla cifra totale sarebbero state detratte altre voci che nei mesi passati non erano state prese in considerazione: Inail ed Irpef. Quindi i 456 euro che dovremmo percepire da bando non saranno tali. E inoltre non è scritto da nessuna parte che noi siamo equiparabili a tirocinanti, qui c’è l’inghippo legale.

Ma perché questi elementi a vostro avviso dovrebbero equipararvi a dipendenti?

Le linee guida in materia di tirocini formativi e di orientamento prevedono l'erogazione di un'indennità minima di 400 euro mensili e una durata massima di sei mesi per la conclusione dei tirocini. L'avviso pubblico invece prevede la corresponsione di 5mila euro annui di cui circa 4.800 per indennità e 200 per l'assicurazione obbligatoria Inail che il bando pone a nostro carico. Quindi siamo indennizzati con poco più di 2 euro l'ora, oltre ad aver sostenuto le spese dei primi due mesi di formazione. Il nostro rapporto di lavoro anomalo sarebbe assimilabile eventualmente all'apprendistato, perché sono gli apprendisti che ricevono uno stipendio soggetto a contribuzione previdenziale e a tassazione Irpef. 

Il ministero vi ha formato per quale profilo?

Alla formazione è seguita una vera e propria fase lavorativa inerente tre progetti. Per la formazione ricevuta tutti noi ricadremmo nei profili di funzionario per le tecnologie e funzionario per la promozione e comunicazione, previsti nell'ordinamento ministeriale sin dal 2010, ma tuttavia mai assunti. Attualmente chi ricopre queste cariche negli uffici ministeriali non avrebbe neanche la laurea.

Le graduatorie pubbliche in cui siete inseriti dovrebbero servire per coprire quali figure?

Noi ricadremmo di fatto nei profili di funzionario per le tecnologie e funzionario per la promozione culturale, ruoli che in base all'Agenda digitale il ministero dovrebbe considerare attentamente come risorse preziose per il futuro del Paese. Siamo vincitori di concorso pubblico e ribadiamo che la spesa pubblica ufficialmente resa nota per il nostro programma è stata di 2,5 milioni di euro. In virtù di queste premesse dovrebbe essere considerata la spending review e sarebbe logico ed intelligente trovare delle misure di inserimento lavorativo.

In realtà, nel bando, si parla di selezione, non concorso…

La dicitura di “procedura di selezione pubblica” è usata per i concorsi presso diverse istituzioni ed enti. Basta fare una ricerca su internet per rendersene conto.

Il ministero ha reso noto la disciplina per la procedura di selezione di 500 funzionari presso il Mibact: voi potrete partecipare a questo bando?

Per ora non c’è un bando ma solo il decreto ministeriale del 24 marzo 2016 che, strano a dirsi, è uscito poco dopo il nostro incontro con il ministero, occasione in cui ci era stato informalmente assicurato che ci avrebbero dato il tempo di finire il nostro percorso e che il bando sarebbe uscito a fine anno. Stando al decreto, molti di noi non potrebbero partecipare visti i requisiti richiesti e le figure professionali messe a bando, poiché tra i 500 giovani  non ci sono solamente professionisti provenienti dal vasto settore dei beni culturali, peraltro non contemplato nella sua vastità e complessità dal decreto stesso, ma figure provenienti anche dall'ambito gestionale, tecnico ed informatico. Inoltre con il prossimo concorso si premierebbero maggiormente le collaborazioni ad incarico diretto piuttosto che il nostro percorso  derivato da un concorso pubblico con una selezione tra  22.500 candidati. Speriamo quindi che si riconsideri attentamente la nostra situazione.

In questi anni il governo o qualche ministro ha mai espresso la volontà di assumervi?

Il nostro programma ricade nell'articolo 2 del  decreto "Valore Cultura" legge 8 agosto 2013, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 ottobre 2013, n. 112 - recante "Misure urgenti per la prosecuzione delle attività di inventariazione e digitalizzazione del patrimonio culturale italiano e per l'attuazione del progetto "500 giovani per la cultura". Nell'interrogazione parlamentare 4/02955 il ministro Franceschini aveva espressamente risposto che «la procedura selettiva in parola intende essere un'occasione per aprire una prospettiva di lavoro con il completamento di un percorso formativo nell'ambito di un'attività di collaborazione retribuita».

Ma oggi il vostro lavoro in cosa consiste praticamente?

Sono stati previsti  tre progetti portati avanti nei luoghi della cultura tra cui soprintendenze, archivi di Stato, biblioteche e poli museali. Ogni progetto ha delle specificità che vanno dall'inventariazione e catalogazione di documenti alla preparazione e gestione dei necessari protocolli per l’acquisizione degli stessi fino ad attività organizzative e di comunicazione. Tra le finalità: creare percorsi turistico-culturali; recupero di risorse digitali; contribuire alla digitalizzazione del patrimonio culturale italiano.

Cosa chiedete?

Siamo a conoscenza del fatto che il ministero si sia spaccato in due sulla nostra situazione. Da un lato c'è chi sostiene la responsabilità di portare a frutto un un percorso iniziato nel 2013 che ha impiegato fondi pubblici per formare giovani risorse utili per un settore che ha bisogno di investire nel futuro. Dall'altro c'è chi si schiera contro i giovani ed a favore di un precariato a vita. Vedremo quale scelta politica vincerà. Noi stiamo solo chiedendo risposte legittime per il nostro futuro per il quale abbiamo investito con sacrifici il nostro tempo, credendo nella scommessa che il ministero stesso ci aveva lanciato.

Come giudicate la formazione ricevuta fino ad oggi?

Abbiamo ricevuto una formazione molto specifica dal Mibact, spendibile soltanto in ambito ministeriale, che è stata coordinata dalla Direzione generale Educazione e ricerca con il contributo di Iccd, Iccu e Icar. Dovrebbe essere logico ed evidente poter mettere a frutto tale formazione specifica e di lavoro direttamente presso sedi ministeriali per cui era stata prevista sin dall'inizio, utilizzando il digitale come leva di trasformazione economica e sociale come ribadisce anche  la strategia per la crescita digitale prevista dal ministero.

Qualora la vostra situazione non trovi soluzioni cosa farete?
Provvederemo a valutare tutte le vie utili per ottenere una soluzione alla nostra situazione.

intervista di Marianna Lepore


[*nella foto in alto, una piccola delegazione]

 

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