Speed MI Up, nuovo bando per l'incubatore milanese di startup

Maura Bertanzon

Maura Bertanzon

Scritto il 09 Mar 2015 in Notizie

Datemi punto di appoggio e solleverò il mondo, diceva Archimede. La stessa filosofia anima Speed MI Up, incubatore nato dalla collaborazione tra l'università Bocconi e la  Camera di Commercio di Milano, con il contributo del Comune di Milano. Il nuovo bando per partecipare al programma di incubazione è aperto da oggi - 9 marzo - a giovedì 16 aprile e selezionerà fino a 30 progetti di aspiranti imprenditori, anche non italiani, o startup avviate da meno di 20 mesi. Unico requisito: stabilire la sede della propria attività nel capoluogo lombardo

La leva devono fornirla loro, gli imprenditori: è l'idea originale, potenzialmente vincente. Innovativa, si dice oggi. Ma in questo caso non per forza high-tech. A sollevarla ci pensa Speed Mi Up, con un pacchetto di servizi di formazione e tutoraggio definito nel bando "ad alto valore aggiunto". 
«Non ci concentriamo su settori merceologici specifici. Siamo aperti a qualsiasi idea innovativa, anche di processo, non per forza solo concentrata sullo sviluppo di una tecnologia», spiega alla Repubblica degli Stagisti Fausto Pasotti, responsabile marketing dell'università Bocconi e direttore generale di Speed MI Up. 

Nelle esperienze che in passato hanno trovato in Speed MI Up terreno fertile per maturare c’è, ad esempio, D1 Milano. Quattro soci giovanissimi, tutti tra i 20 e i 21 anni, guidati da una passione: realizzare orologi di design e alta qualità alla portata di tutti. L’ultimissimo modello è un orologio capace di cambiare colore con la temperatura del corpo, e di guadagnarsi una pagina sulla rivista Forbes. Loro ce l’hanno fatta: sono usciti dall’incubatore e ora camminano, o piuttosto corrono, con le proprie gambe. Corrono anche le startup ancora dentro Speed MI Up: SpeedyPlan si è inventato un servizi Cloud innovativo per la gestione logistica online del trasporto merci. «La loro applicazione è stata scelta dalla Ferrari», racconta Pasotti. «Ma vanno molto bene anche esperienze come OneTray e cercaofficina.it». 

L'intuizione giusta è la scintilla fondamentale. Il resto si può imparare. Sul piatto c'è un percorso di due anni di incubazione, di accompagnamento, che iniziano con tre mesi di "mindshaker meeting", ovvero sessioni di formazione a cura di docenti della Bocconi, a metà tra il brainstorming e la lezione frontale, per affinare il business plan e i ferri del mestiere. Poi gli imprenditori iniziano a camminare in modo più autonomo, supportati però da un tutor che veglia sullo sviluppo dell'impresa. «Certo, prima fanno meglio è. Noi siamo qui per accelerare il processo di maturazione e aiutare i neoimprenditori ad evitare errori dovuti all'inesperienza», spiega Pasotti. 

La candidatura avviene online. Entro 10 giorni dalla presentazione sul sito, la domanda deve essere poi consegnata a mano o spedita al Protocollo generale della Camera di Commercio di Milano, via Pec (protocollo.ccia [chiocciola ]mi.legalmail.camcom.it) o a mezzo raccomandata a/r. Sul sito bisogna caricare il progetto di business plan insieme al curriculum dei partecipanti o soci fondatori della start-up. E, in più, un video di massimo tre minuti per convincere il Comitato di gestione che la propria idea è quella buona. In inglese lo chiamano elevator pitch: il discorso che un imprenditore farebbe ad un investitore per convincerlo a puntare su di lui, nel tempo limite di una corsa in ascensore. Perché spesso non c'è una seconda occasione per fare una buona prima impressione. Per questo, il sito di Speed MI Up offre un videocorso online di 12 ore:  «Consiglio vivamente di seguirlo» dice Pasotti: «Aiuta a formulare il business plan nei tempi stabiliti e per noi è una base importante per giudicare le idee migliori». 

«Innovative, in termini di prodotto, di processo produttivo, di vendita o di distribuzione. Solide, con elementi fondamentali che ne rendano plausibile un rapido sviluppo. Potenzialmente internazionali»: così il bando riassume i criteri basilari di selezione, pronti a valutare le caratteristiche del team, la fattibilità e competitività del modello di business, la scalabilità (ovvero la capacità di creare valore aggiunto in termini di internazionalizzazione e ricerca di nuovi mercati), nonché le ricadute del progetto nella capacità di creare occupazione, anche indotta. La valutazione promette di essere rapida: un mese di riflessione per il Comitato di gestione, con la possibilità di convocare per un ulteriore colloquio le prime 10 imprese in graduatoria. Esauriti i tempi tecnici, il programma di incubazione inizierà quindi a giugno. 

Nel pacchetto Speed MI Up vi sono servizi che vanno dalla consulenza legale, contabile e fiscale al supporto nella comunicazione e media planning, oltre a servizi ICT  come il cloud computing, la disponibilità di  connessione a internet ad alta velocità, l'accesso alle banche dati e ai servizi online della Bocconi e gli spaazi di co-working. Non mancano la consulenza sull'accesso a finanziamenti ordinari e agevolati. Un supporto che si limita all'assistenza.  Perché l'unica cosa che Speed MI Up non mette nelle nuove imprese è il denaro. Una scelta precisa, a rimarcare la mission  sociale dell'incubatore milanese: «Certo, favoriamo l'incontro con gli investitori, ma non vogliamo entrare nel capitale delle startup perché non vogliamo influenzarle direttamente. Il nostro scopo è solo aiutarle a crescere. Per questo puntiamo sulla qualità dei servizi che offriamo: è questo il nostro valore aggiunto», aggiunge Pasotti.

Una filosofia che porta, anzi, a chiedere alle imprese selezionate un contributo mensile di 590 euro (erano 500 nelle passate edizioni). Più o meno quanto il costo di due postazioni di coworking a Milano. A fronte però di una serie di benefit monetizzabili: il bando dell'edizione precedente, la quarta, stimava infatti in quasi 22.500 euro il valore dei servizi offerti. Quest'ultimo bando, in particolare, aveva registrato più di 200 candidature, di cui poi ne sono state accettate 11.

L'età conta fino a un certo punto: tra le venti startup finora incubate, sono solo 12 quelle con soci sotto i 35 anni. Quattro sono infine gli “Oldies but Goodies”, ovvero le imprese che hanno chiuso il loro percorso di incubazione. A contare è sempre la fame di successo: «La selezione è molto severa e, d'altra parte, anche il livello qualitativo è diventato molto più elevato. Nessuno dei partecipanti è arrivato a Speed Mi Up perché disoccupato o senza lavoro» precisa Pasotti: «È tutta gente che ha avuto un'idea e ha cercato a tutti i costi il modo per realizzarla. Quello delle startup è un mondo ribollente». 

Maura Bertanzon 

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