Quattro borse di studio per studiare e capire il lavoro che cambia

Massimiliano Cocchi

Massimiliano Cocchi

Scritto il 26 Ott 2014 in Notizie

Raccontare, pensare e studiare il lavoro che cambia. Fondazione Feltrinelli lancia l’iniziativa "Spazio Lavoro", un progetto di ricerca per capire come si evolvono nel nostro paese le dinamiche del mondo del lavoro. Quattro borse di studio del valore di 10mila euro ciascuna, finanziate dal crowdfunding, per rispondere alla necessità di creare nuovi posti di lavoro.  Fino a che punto l’Italia ha adeguato le strutture sociali, le forme di tutela e di rappresentanza? Su quali strategie puntare per fermare la crescita del tasso di disoccupazione che ha oramai superato il 12,6%?

«Il lavoro sta cambiando e l’Italia non è preparata» dice Carlo Feltrinelli, presidente della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli «con questa iniziativa vogliamo aprire un dibattito per cercare nuove regole che diano non solo speranze, ma anche opportunità a chi lavora e a chi un lavoro non ce l’ha. Abbiamo cercato di coinvolgere enti pubblici e privati convinti che questo possa mettere in circolo energie positive». Il progetto vedrà la collaborazione dell’ IZA, l’istituto per gli studi sul lavoro di  Bonn e del  comune di Milano che attraverso l’assessore alle politiche per il lavoro Cristina Tajani presenta così l’iniziativa: «La collaborazione con la Fondazione Feltrinelli vedrà nel 2015  la presentazione dei risultati che permetteranno all’Amministrazione di valutare l’andamento del mercato del lavoro durante Expo e di adottare politiche innovative per favorire l’occupazione».

Quattro saranno i percorsi di ricerca sviluppati da Spazio Lavoro e vedranno la collaborazione di altrettante università italiane: “Capitale Umano” curato dal professor Mauro Magatti insieme all’Università Cattolica di Milano , “Società e lavoro”, coordinato dal professor Enzo Mingione  e l’università Milano-Bicocca, “Impresa e lavoro” con il Professor Alessandro Pansa dell’università LUISS di Roma, nonché CEO di Finmeccanica fino al maggio scorso,  “Denaro” curato dal professor Giuseppe Berta con l’Università Bocconi. 

L’impatto delle nuove tecnologie su lavoro e occupazione, la crisi dei sindacati, le nuove forme di azienda e di impresa sostenibile saranno i temi al centro dei percorsi di studio. Un lavoro che potrà partire dall’analisi delle startup che nella giornata di lancio di “Spazio Lavoro” hanno portato la loro esperienza al fianco di quella dei docenti universitari.


Le nuove frontiere hanno nomi inglesi, ma sono idee tutte italiane: WeMake, Cowo, Social Farming e Dynamo Camp nascono in settori diversi, ma tutte con la stessa filosofia: l'economia condivisa. La parola d’ordine di WeMake è “fare”, chi ha un’idea può realizzarla nei laboratori della community dove si trovano stampanti 3D, frese, macchine da cucire e altri strumenti.

Cowo mette a disposizione dei professionisti tutto il necessario per l’ufficio, oltre alla possibilità di fare networking e unire competenze diverse. Scrivania, pc, wifi e sale riunioni dove spesso professionisti di diversi settori creano nuovi progetti. Si calcola che delle 161 community di Cowo in 104 città italiane portino un giro d’affari di 700mila euro l’anno.

Social Farming pensa al mondo dell’agricoltura e grazie alla sua piattaforma ha creato sul web una rete di relazioni fra imprese agricole. Così si promuovono e si vendono prodotti di agricoltura sociale. Dynamo Camp Onlus, invece è la struttura di terapia ricreativa nata per creare opportunità di connessione fra il “mondo profit” e il mondo “non-profit”. La chiamano “Venture Philantopy”, cioè un’impresa che funziona grazie all’attività di 360 volontari che ogni anno assistono minori la cui vita è compromessa da gravi malattie. Quattro esempi del lavoro che è già cambiato e che adesso faranno da modello alla ricerca.

Una “startup” è anche la forma di finanziamento del progetto Spazio Lavoro. L’obiettivo è quello di raggiungere i 40 mila euro, «un traguardo ambizioso» spiega ancora Feltrinelli « perché si tratta del primo caso in Italia di ricerca finanziata attraverso una piattaforma di crowdfunding». C’è tempo fino al 10 novembre per sostenere l’idea della Fondazione, che alla chiusura della raccolta fondi pubblicherà un bando che definirà le modalità di presentazione delle domande e i vincitori. «Noi crediamo molto nella raccolta fondi come strumento per riavvicinare e sensibilizzare i cittadini al tema della ricerca» fanno sapere dalla Fondazione «per questo abbiamo scelto il crowdfunding e metteremo a disposizione del progetto e delle borse di studio la capacità attrattiva della Fondazione rispetto ad investitori privati perché si completi il raggiungimento della cifra prevista». 

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