Centro per l'impiego di Prato, l'isola felice che teme di affondare

Marco Panzarella

Marco Panzarella

Scritto il 20 Nov 2014 in Notizie

Otto utenti su dieci che si rivolgono al Centro per l’impiego di Prato dicono di essere soddisfatti del servizio. Una percentuale sorprendente, che spiazza. Anche perché l’erede del vecchio collocamento non è proprio da annoverare fra gli uffici più amati dagli italiani, anzi. In molti lamentano code infinite, lungaggini burocratiche e, soprattutto, enormi difficoltà nel fare incontrare domanda e offerta di lavoro.

Eppure al cpi di Prato, che copre un territorio provinciale di 246mila abitanti, le cose sembrano andare nel verso giusto. Attualmente l’ufficio è controllato da una società strumentale della Provincia di Prato, la Fil (Formazione, innovazione, lavoro), che fino al 2010 ha avuto un’esperienza di gestione di natura partecipata pubblico-privata. «Proprio questo connubio ci ha permesso di coinvolgere più parti sociali che operano nel mondo del lavoro e ottenere risultati soddisfacenti» spiega alla Repubblica degli Stagisti il direttore della Fil e dirigente unico cel Centro, Michele Del Campo. «Nel corso degli anni abbiamo costruito ottimi rapporti con sindacati, aziende e con le agenzie interinali private, con le quali collaboriamo senza nessun tipo di problema».

La commistione pubblico-privato, almeno secondo il dirigente, è quindi alla base del successo del cpi e i numeri sembrano dargli ragione: nel 2013 l’ufficio ha registrato 70mila presenze, sono state contattate ben 4 mila 500 aziende e, di queste, circa 2mila hanno proposto offerte di lavoro e tirocinio. Inoltre, sono state incrociate 1400 richieste di lavoro e l’indice di intermediazione, che per anni non è mai sceso sotto il 12%, oggi si attesta comunque all’8%. Per quanto riguarda, invece il collocamento mirato, sempre nel 2013, si sono tenuti circa 100 colloqui. Una mole di lavoro significativa, gestita con ordine da 29 dipendenti, tutti assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato. A loro si aggiungono 30-40 professionisti, che offrono consulenze di ogni tipo, dall’orientamento al supporto psicologico.

Per quanto concerne i servizi ad hoc, quello che sta riscuotendo maggiore successo riguarda l’autoimprenditorialità giovanile: i ragazzi si recano al Centro per l’impiego, raccontano la loro idea e, se giudicata fattibile, ricevono un finanziamento fino a un massimo di 25 mila euro a tasso agevolato, utile per l’avvio dell’attività. In tre anni di servizio, in media, sono nate 20-25 imprese e di queste solo quattro non ce l’hanno fatta. Soddisfacenti anche i numeri del Servizio tirocini. «Abbiamo un buon rapporto con l’imprenditoria locale, più che altro piccole aziende che raramente superano i 100 dipendenti» dice Del Campo. «Con queste aziende attiviamo dei tirocini, finanziati per gran parte da Regione e Provincia, cosicché all’azienda costano davvero poco. I ragazzi guadagnano 500 euro al mese e quasi il 50% di loro, terminato il tirocinio, ottiene un contratto di lavoro». L’ufficio non si limita solo alla sfera lavorativa, ma vi è anche un impegno consistente nel sociale. «Da anni, gradualmente, ci occupiamo dei ragazzi che abbandonano la scuola e non hanno un’occupazione, i cosiddetti Neet» racconta il direttore. «Li chiamiamo a casa e proponiamo loro percorsi di orientamento; oppure, se possibile, proviamo a convincerli a tornare a scuola. Purtroppo nella provincia di Prato il tasso di abbandono scolastico è molto alto, sfiora il 19% e quasi la metà dei ragazzi sono stranieri».

Eppure nel cielo azzurro del centro per l’impiego di Prato, neppure così tanto in lontananza, si scorgono delle nubi cariche di pioggia. Con la dismissione delle Province, infatti, il futuro degli uffici è un’incognita e nessuno con esattezza sa che fine faranno. Anche il direttore Del Campo è preoccupato: «Quello che temiamo è che la nostra società partecipata, la Fil, possa scomparire. Sarebbe un vero peccato perdere tutto quello che abbiamo costruito con fatica in questi anni». In generale, è il mercato del lavoro ad essere circondato da un alone di incertezza. A partire dal Jobs Act: «Credo sia fondamentale ridurre le tipologie di contratto e dare più certezze a chi cerca lavoro» riflette Del Campo. «Purtroppo negli ultimi anni i contratti sono diventati flessibili, ma lo stesso non è successo al mercato del lavoro. Anche se molto criticati, sono convinto che senza i Centri per l’impiego, e questo vale certamente per Prato, oggi la situazione sarebbe ancora più disastrosa». 

Community